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IT
Stephen King
- Categoria libro: Narrativa straniera
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 28/01/2020
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Affrontare un libro com It non è per niente facile. Quando ho scoperto Stephen King due anni fa subito capii che affrontare questo libro sarebbe stata una sfida. Non è una questione legata alla mole: King ha una scrittura, come la chiama lui, "proletaria" ovvero molto semplice e lineare, 1200 pagine di questo libro non sono neanche lontanamente paragonabili a Pastorale Americana le cui 400 pagine sono una vera sfida, tanto per fare un esempio. Ne ho già letti di libri lunghi, e anche di libri pesanti. Il problema di It è un altro, ed è un problema sfortunatamente legato a una cosa che anni fa già consideravamo un problema ma oggi, con la diffusione dei social e degli stereotipi, è diventato non più un problema ma una tragedia (i.e. una cosa che non può finire bene): la moda.
Sfortunatamente è stato fatto un nuovo film basato su It proprio quando ho scoperto King e tutti i nerd splatter dal cervello piallato oggi parlano di It. Affrontare un libro che è stato trasportato in film già è cosa dura; affrontare un libro che è stato trasportato due volte in film è ancora peggio. Affrontare un libro che tutti citano ma pochi sicuramente hanno letto e che è stato appena trasposto in versione cinematografica modaiola è veramente dura.
Non potevo però, ormai, più rimandare, e così complice un nuovo ebook reader da provare (il Kindle Paperwhite) ho deciso di decidermi finalmente a fare il passo e fare il mio ingresso nella cittadina di Derry a fare la conoscenza del clown Pennywise. Ricordo quando al primo anno di università un mio amico lo stava leggendo: ci trovavamo la sera in camera, lui col suo libro a cacarsi addosso e io tronfio coi miei mattoni intellighenti come Dostoevskj e Mann perché stavo facendo il corso di estetica, e gli dicevo "Ma leggiti un libro serio". Eravamo buoni amici poi è finita e sono molti anni che non ci parliamo, e io mi ritrovo a leggere quello stesso libro e forse è un bene così perché se avessi scoperto King quella volta oggi avrei finito i suoi libri, ed invece ne ho ancora molti da leggere.
Oggi quindi finalmente comincio a percorrere le strade di Derry e a passeggiare lungo il Canale dopo essermi sentito finalmente libero dalle troppe voci che circolano su questo libro e la prima cosa che ho imparato è che non è un libro dell'orrore: è più un libro fantasy. E' un libro che si concentra più sulle esperienze e la crescita individuale dei protagonisti, piuttosto che sul Male di per sè. E' più simile a Stagioni Diverse che alle Notti di Salem o a Pet Sematary. King sa essere molto bravo con l'evocazione della paura, con la descrizione di un ineffabile ma assurdo male non meglio definito ma spaventoso. E' proprio la coscienza che lui sa narrare molto bene il maligno e sa evocare il terrore, che sono certo che qui non vuole farlo: la scelta del clown a mio avviso no è casuale, a vederlo attraverso gli occhi dei bambini è sicuramente qualcosa di spaventoso ma per il lettore lo è ma non così esasperato e nel complesso non si ha più di tanta paura, salvo alcuni momento. Ma non è la paura, ripeto, l'interesse principale di questo potente libro che assume più l'aspetto di una saga. Proprio il fatto che nell'ultimo film il clown è di per sè spaventoso è uno dei motivi per cui continuo ad insistere che se di un libro fanno un film, leggete prima il libro: è sempre meglio. Il clown del film è proprio il primo punto di distacco col libro. Chiaramente, a mettere su schermo questo libro diventa tutto più facile concentrandosi sul clown e sul terrore. Il libro invece è un libro che tratteggia vari ambiti sociali: si parla di ebrei e di negri, si parla di bambini grassi, si parla di balbuzie e asma, di rapporti famigliari; si tratta della crescita dal punto di vista soggettivo ovvero non (tanto) dei genitori che vedono i figli crescere quanto dei figli stessi e delle loro difficoltà a scuola, nel tempo libero, nel rapporto coi genitori e gli amici, i bulli e il primo amore. Si parla di KKK e di segregazione, si parla di guerre mondiali e di crisi economiche. Tutti questi fatti, che sarebbero naturalmente separati l'unico dall'altro, hanno invece un comune denominatori che li tiene uniti che è, appunto, il Male ovvero il clown Pennywise. Non è sempre per la presenza assillante del Male che si riformano vecchie amicizie dimenticate?
Il finale, lungo, potente, confuso tra presente e passato, allucinato, nei tratti dove diventa un po' esagerato ed estremo viene comunque mitigato dalla conclusione, dall'epilogo di Derry che si chiude come un'immensa tragica poesia e vi lascerà con un enorme senso di malinconia.
E' incredibile come King in questo romanzo riesca a mantenere una scrittura pulita e ordinata in tutto questo caos di interferenze e sottili sottintesi. Pennywise come sigillo d'amicizia, l'uscita dall'infanzia e dalla pubertà, i mondi degli adolescenti e degli adulti, le inquietudini della vita e i problemi esistenziali quotidiani parallelamente al Mostro e all'orrore: riuscire a mantenere tutto ciò per ben 1200 pagine senza mai scadere nello scontato, nella noia, nella ripetizione, nel banale o nel puerile è incredibile. Invece di essere stanchi quando si arriva alla fine, ci si sente angosciati perché oltre al fatto che l'incalzarsi degli eventi aumenta verso lo sconto finale, allo stesso tempo l'angoscia aumenta anche perché vediamo le pagine scorrere e scorrere e quelle rimanenti restare sempre meno e si vorrebbe che ce ne fossero di più. Qui non siamo più nel mondo della narrativa "proletaria", come la chiama lui: IT appartiene alla Letteratura con la L maiuscola.
Addio, dunque, amici. Addio Bill, Richie, Beverly, Eddie, Ben, Mike e Stan. Addio.
Trovate un bell'articolo su IT e Stephen King a questo link de IlTascabile.com, sito di Treccani che consiglio di seguire con regolarità.
Commenti al libro
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