sab 23/11/2024 | RSS | Menu

PASTORALE AMERICANA

Philip Roth

Un libro incredibilmente difficile, perché si muove su moltissimi piani sfasati e fa perdere un po' il contatto con la realtà, nonché sfortunatamente anche con il libro stesso che però, proprio per il fatto di avere una trama incredibilmente complicata a livello psicologico più che fattuale, come anche per il fatto di prendere il tempo e manipolarlo a piacere e riuscire così a creare un quadro unico relativo a molteplici generazioni, riesce a inserire Philip Roth di prepotenza all'interno della grande tradizione letteraria. Sono stato ben 20 giorni per leggerlo: non ho avuto molto tempo a disposizione, in realtà, però è stato un libro difficile e più volte dovevo tornare indietro per riprendere alcuni pezzi e meditarci meglio. Mi sono ritrovato con tre o quattro segnalibri che spesso dovevo riprendere per riallinearmi alla narrazione.
Ci vuole calma, e testa. E pazienza, perché Roth non ha assolutamente fretta e a volte le pagine scorrono con eventi che non sono per niente centrali o apparentemente importanti. La domanda però è: perché dovrebbero esserlo? E' necessario che qualcosa sia importante, affinché accada?
Da un lato mi dispiace che alcuni temi restino sorvolati, ma si capisce che la cosa non è casuale e si inserisce all'interno del grande quesito che domina tutto il romanzo e, nel complesso, la vita dell'Uomo: perché alcune cose vanno come vanno?
Restiamo così con molteplici dubbi: chi era Rita Cohen? Come è morta Merry? Cosa ha fatto lo Svedese dall'ultima pagina del libro fino alla morte, che avviene invece all'inizio del libro? Perché non si parla minimamente dei suoi altri figli? E soprattutto... Skip? Era gay, forse, innamorato dello Svedese?
Non bisogna neanche dimenticare un altro fatto, forse il più importante del libro: la storia della famiglia Levov che leggiamo è il realtà la storia raccontata da Nathan "Skip" Zuckerman, romanziere: quanto è vero di tutto ciò che viene narrato, quanto è romanzato, quanto è aggiunto o quanto è esagerato? E, per ovvia eliminazione, quanto è vero? Roth lascia intendere che ciò che è inventato, romanzato, è in realtà quasi tutto: infatti gli studi fatti da Skip riguardo la vita dello Svedese è detto che portano a ben poco, due foto di Dawn da giovane e basta.
Tutto è incredibilmente complesso, intricato, difficile probabilmente il lettore non-americano è ancora più svantaggiato perché - chiaramente dal titolo stesso - ciò che risulta è un affresco veloce della complessa recente storia sociale americana.
Paradossalmente, tutto questo intricato movimento complesso della vita degli USA si avvera ancora di più quando nel 2016 Philip Roth verrà ignorato dall'Accademia Svedese che darà il Nobel a Bob Dylan. Il fatto lo vedo quasi come inserito all'interno stesso dell'ineffabile destino nascosto nella saga dei Levov... Philip Roth è un grandissimo scrittore, in questo contesto ancora più per il fatto di non aver vinto il Nobel. E' quasi preveggenza. Le cose che dovrebbero accadere non sempre accadono. Il candido e sincero Svedese perde nella gara della vita, vinta da sua fratello Jerry. Roth perde contro Bob Dylan.

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