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Gli scacchi e il Bostro-X

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Con questo gioco, in realtà più simile a una "nevrosi", ho un rapporto che nacque ancora ai tempi dell'università poiché nei libri di filosofia e linguistica è spesso citato ma non ho mai imparato seriamente a giocare. Questa sezione del sito la aprii attorno al 2005 in uno dei vari tentativi di avvicinarmici ma subito la abbandonai; ora, nel 2022, voglio ricominciare a giocare a scacchi per, tra qualche anno, trasmetterli a mio figlio nella convinzione che come metodo siano utili.
Buona parte di questa pagina risale comunque a periodi vari tra il 2005 e il 2015 quindi è incasinata e, in molte parti, superata. Se volete potete leggere gli ultimi miei pensieri al riguardo nella sezione Scacchi del mio blog.
Sfortunatamente ho avuto la sciagurata idea di iscrivermi ad un gruppo di discussione per aiuto nello studio e magari quattro chiacchere, scoprendo invece che lo scacchista medio è più estremista di un talebano e che probabilmente la relazione fra scacchi e intelligenza è non solo di dipendenza unilaterale come sospettavo, ma ancora più sommessa.
A fine Luglio 2024 ho ricevuto due email piuttosto offensive riguardo alcuni giudizi che avevo espresso in qualche articolo del mio blog. In sostanza sostenevo che c'è una sopravalutazione del gioco: sicuramente è complesso, ma la sua importanza in occidente è a mio avviso più dovuta a un fattore tradizionale, culturale, che oggettivo; esistono giochi simili agli scacchi e persino più complessi - il sempitermo Go/Baduk/Weiqi con le sue infinite varianti, il labirintico Shogi, il divertentissimo Xiangqi - da noi ignorati o poco diffusi. Lo snooker da noi neanche si sa che esiste mentre nei paesi britannici imperversa con poste stratosferiche ma è solo una questione tradizionale/culturale, non vuol dire che sia migliore della carambola. Criticavo un atteggiamento diffuso di glorificazione degli scacchi e degli scacchisti, chi è bravo a scacchi non vuol dire che sia un genio né che si elevi sopra il resto della popolazione per intelligenza intesa in senso lato; troppe biografie di scacchisti testimoniano in tal senso. Ciò non togliendo valore agli scacchi, ma ridimensionando una visione di glorificazione che ho visto sempre più esagarata negli ultimi anni anche per via di un certo appeal che gli scacchi hanno avuto sulle piattaforme social; buttarvisi è come dire "Sai, gioco a scacchi", è inteso (o si pensa lo sia) come attestazione di intelligenza. Invece, semplicemente, sei bravo a scacchi, come qualcuno è bravo a Sudoku, alle parole crociate, a Quake, a fare i castelli di carta, i puzzle, o a sistemare la contabilità aziendale.
Da qui le email che mi sono giunte, abbastanza stupide e dirette all'insulto esplicito senza peraltro motivare il dissenso, con uno che in maniera sgrammaticata mi criticava di essere sgrammaticato senza accorgersi che non avevo pubblicato un libro a pagamento ma solo scritto degli appunti online ma il tizio ovviamente aveva i suoi unici tre neuroni impegnati a imparare la Difesa Francese. Non era la prima volta che ricevevo critiche e gli scacchisti sono particolarmente pesanti quando criticano ma queste due email sono state particolarmente assurde e, paradossalmente, data la loro stupidità le ho intese come ulteriore prova alla mia tesi! Oltretutto non si sono sprecati a usare il sistema dei commenti del blog, non sono stati interessati a segnalarmi problemi del ragionamento o faziosità che so esserci perché scrivo di getto ed emotivamente... No, mi hanno scritto un'email di insulti peraltro senza firmarsi e, ovviamente, non potevano esimersi dall'usare la parola "Palestina" mettendo la ciliegina sulla torta. Due coglioni, insomma.
Poco tempo dopo stavo facendo una partita a scacchi e mi son detto "Ma che cazzo sto facendo?". Da anni tento di farmeli piacere ma quando poi mi trovo sopra questo quadrato di 35x35cm per qualche mese li trovo giorno per giorno sempre più noiosi e mi rendo semplicemente conto che è un gioco ricorsivo, dove ciò che impari rimane lì. Questa volta volevo impararne la struttura teorica per potere, tra qualche anno, avvicinarvi mio figlio ma da quanto ho visto in due anni penso ormai che, perlomeno com'è inteso qua in Occidente, non abbia più un alto valore educativo se non indirettamente. Ho abbandonato la partita e mi son messo a suonare realizzando che i bianchi e i neri del pianoforte hanno centomilamilioni di qualità in più. Gli scacchi come un sacco di altre cose sono rimasti vittima di internet e dei social. Del resto mi mancano due cose fondamentali per gli scacchi: il tempo (giochi a scacchi e ti dicono "wow, sei intelligente" ma la risposta è "no, ho tempo") e la competitività.
Così è saltato il palco: da oggi 05/08/2024 la sezione è chiusa ovvero privata. Avete comunque un sacco di altri posti dove andare per gli scacchi, ormai il web è inondato di media creators.
«Of course it is important for a chess player to be able to concentrate well, but being too intelligent can also be a burden. It can get in your way. I am convinced that the reason the Englishman John Nunn never became world champion is that he is too clever for that. [...] He has so incredibly much in his head. Simply too much. His enormous powers of understanding and his constant thirst for knowledge distracted him from chess.» (Magnus Carlsen | ChessBase.com)



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