Eroico BIKER senza frontiere.
L'ISTITUTO
Stephen King
- Categoria libro: Narrativa straniera
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 20/10/2022
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Quest'uomo è incredibile, il modo in cui riconosce la violenza e sa riportarla nei suoi libri con la scusante del soprannaturale è impressionante. Come in altri suoi libri i bambini sono il fulcro: i bambini che crescono, maturano, e contemporaneamente incontrano la violenza più brutale. Il personale dell'Istituto fa rabbrividire per quanto umano e veritiero è il suo spietato cinismo. Nei libri di King sembra sempre che ciò che può essere assoluto è il male, non il bene, come in Dostoevskij dove il bene è inevitabilmente idiota, e del resto è dal mondo reale stesso che trae ispirazione dove, appunto, è il male che vince, che si delinea con precisione, che è forte. Non diceva anche Schopenhauer che quando Dante ha descritto l'Inferno traendo spunto dal mondo reale ne è venuto "un inferno bello e buono", mentre per il Paradiso ha dovuto inventare e ne è venuta una banalità assurda e noiosissima? In King i fantasmi, i telecinetici, i vampiri o i risorti ci sono ma contano ben poco, è la violenza della normalità che genera l'orrore e qui nell'Istituto di violenza ce n'è e non poca.
Come in IT ci sono dei ragazzi alle prese con un mostro: là era Pennywise alimentato dagli abitanti della città, inconsapevolmente; qua è L'Istituto, anche in questo caso alimentato dalle persone e sempre inconsapevolmente. Il mostro può comparire se noi permettiamo che esista.
Rispetto ad altri suoi romanzi manca un po' di lirismo specie della natura (quei continui boschi, o lo sperduto DuPray "del sud" meritavano qualche paragrafo), ma soprattutto King, al solito, si perde nel finale che diventa un po' troppo artefatto, con colpi di scena ed eroi, finale pure un po' troppo lungo anche se dal canto suo è bravo a portarli avanti fino oltre alla fine della vicenda, e infatti le ultime 60 pagine sono un "addio" a ciascuno, uno per volta, dei protagonisti e fa quasi venire un po' di commozione.
Pur essendo recente, lo considero forse uno dei suoi libri migliori. E' un grandissimo scrittore: se ci mettesse approfondimenti intellettuali diventerebbe un Franzen, o un Houellebecq senza alcun problema ma il modo in cui scrive e come tratta e manipola certi temi a suo piacere fa sospettare che, semplicemente, non voglia farlo e forse questo è un altro suo punto a favore.
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