sab 23/11/2024 | RSS | Menu

METÀ DELLA TERRA. SALVARE IL FUTURO DELLA VITA

Edward O. Wilson

Affronto questo libro titubante, poiché il discorso ecologico in genere è per me sempre sospettoso. Non che ne sia contrario, è solo che la maggior parte dei contenuti proposti nelle varie campagne mi paiono a volte ridicoli, a volte stupidi, come pure buona parte delle azioni. Sinceramente una soluzione come quella di metà pianeta intoccabile la difenderei a spada tratta ma rendiamoci conto: richiede una modifica assoluta, spietata nella sua radicalità, di tutta la società umana. Ridurre l'areale umano, per quanto fattibile, comporta non solo molte conseguenza ma un lungo periodo preparatorio che come radicalità può essere paragonato solo alla Soluzione Finale: innanzitutto bisogna partire dalla riduzione della natalità, successivamente alla riduzione o meglio parificazione del tenore di vita e ricordiamoci che questo non sarebbe portare le persone "povere" a vivere come le ricche ma piuttosto perlopiù abbassare il livello di vita del comfort "occidentale" e non di poco - si veda questa intervista a Jared Diamond. Alcuni esempi di ciò che va fatto come preparazione all'instaurazione delle riserve: eliminazione totale del superfluo in ogni ambito della vita, dal cibo acquistato in eccesso al cibo chic, ai gioielli poiché l'inutile va tolto, ai vestiti che dovranno diventare comodi non più belli, alle auto e mezzi di locomozione in generale, e questi sono solo piccoli esempi. Ricordiamoci che metà del pianeta irraggiungibile e inutilizzabile non significa non vivibile, ma prima di tutto escluso dalle coltivazioni, dai pascoli, dalle miniere, dalle dighe, dalle pale eoliche (sapevate che sterminano gli uccelli?), dalle fabbriche, dalle strade, dai camping e villaggi turistici. Con meno spazio e meno "schiavitù" ovvero popoli che possono lavorare a basso costo, ci sarà ancora spazio per le minieri utili solo ai braccialetti di oro, agli orologi di diamanti, ai tavoli d'orati dei Vips, ai bicchieri tempestati di pietre preziose? E cosa succederà ai mercati, chi investirà o potrà investire poi nelle materie preziose? Sempre citando Jared Diamond: "le società in cui vive la maggior parte dei lettori di questo libro rappresentano soltanto una piccola fetta della diversità culturale umana, ma occupano una posizione dominante nella gerarchia planetaria", saranno queste persone a dover attuare il progetto di ridurre drasticamente la distanza con le popolazioni e i territori che sfruttano per il loro benessere, saranno d'accordo e capaci? E alla riduzione a metà del loro spazio vitale, i governi riusciranno a gestire le loro attività, le nazioni sapranno gestire i loro rapporti? Inoltre, chi inizierà a sborsare soldi per attuarlo e come avverrà la distribuzione della spesa tra le nazioni? E' ovvio che metà della Terra" non può essere localizzata ma distribuita per aver habitat differenti e salvaguardare tutte le specie e non solo, ad esempio, quelle tropicali: ipotizziamo che la Slovenia, avendo tanti boschi, diventi una di queste zone, gli Sloveni dovranno distribuirsi nelle altre nazioni, e/o queste ridursi per creare una nuova Piccola Slovenia, come saranno i rapporti di nuovo e prossimo stretto vicinato? E gli accordi commerciali? Sulla carta è fattibile, come oggi è fattibile sulla carta costruire una colonia sulla Luna, ma nella pratica perché non solo la colonia non c'è ma è da decenni che nessun uomo va sulla Luna? Per non parlare del fatto che le nostre piante, le piante che mangiamo, sono come gli animali addomesticate e la maggior parte di queste piante senza le dovute cure non possono sopravvivere, e ciò implica terreni coltivati a rotazione e quindi tanto tanto terreno che dev'essere disponibile.
Queste è la premessa con cui ho iniziato la lettura, si badi - solo la mia prevenuta premessa: oltre al fatto che sono una persona incredibilmente negativa riguardo Homo Sapiens. Ho dunque iniziato la lettura titubante, e di certo non mi ha aiutato scoprire che Wilson, uno scienziato del quale avevo sentito parlare e su cui mi ero informato, cita la Bibbia e il Vangelo come esempi morali cui attingere, porta in ballo il papa Francesco I per non ricordo quale massima da considerare. Scusatemi tanto ma uno che parla così per me diventa non poco credibile, ma meno. Posto che le nevrosi sono una caratteristica normale dell'essere umano, come buon Freud ci ha insegnato (è questo il suo più grande insegnamento, valido ancora oggi), io considero uno che crede in Dio e nei "suoi" libri un nevrotico che ha passato il limite della "normalità" e che non deve più essere considerato completamente sano e affidabile. Anche in questo caso, comunque, si parla di mio atteggiamento prevenuto.
Il punto è: e quindi? Com'è questo libro? E qui casca l'asino, perché alla fin fine sarà molte volte troppo utopistico, citerà quel cazzo di dio e del papa, e tutto il resto, ma alla fin fine o si dice "Eh niente, andiamo avanti così e quel che dovrà succedere succeda", oppure si continua a sperare e si dice "Dividiamo la terra in due e diamone una metà al resto della fauna e delle flora". Probabilmente dunque l'ipotesi di Wilson è quella da preferire. A parlare è non tanto un ecologista, ma innanzitutto uno scienziato, un biologo naturalista : ci racconta la sua vita di studio sul campo ovvero nella natura, delle specie che ha studiato scoprendone comportamenti e abitudini di vita, delle specie nuove che ha scoperto, di quelle che è andato a cercare e non ha mai trovato perché probabilmente estinte, di quelle di cui ha ricostruito l'evoluzione nei millenni, insomma uno così cosa può provare di fronte alla scomparsa anche di una sola specie di formica? Noi possiamo parlare del panda, del rinoceronte, della tigre, e qualche libertà possiamo prenderla: ma quando una persona conosce vita morte e miracoli di decine di migliaia di specie, come fa a sceglierne una per abbandonarla al suo destino? Ed è così che ho scoperto qual era la mia impostazione: quella del rassegnato all'antropocene e all'idea che, come dice lui, "ormai la natura non esiste più, è l'uomo che deve difendere ciò che resta"; si, io ragionavo così, ma dopo Wilson mi rendo conto che è un punto di vista non difendibile a livello scientifico perché vale se veramente pensiamo che la natura non esiste più, e possiamo pensarlo se il nostro orizzonte è limitato a qualche animale, a qualche foresta, ma quando invece si considera l'immenso tesoro delle specie e l'immenso legame che le lega, la immensa storia che hanno alle spalle e l'immenso mondo che hanno di fronte... no, qui casca l'asino.
La scrittura è bellissima, e si vede che non parla tanto per riportare luoghi comuni ma che chi parla è uno scienziato, di quelli veri, e lui ci spiega chi sono quelli veri: i biologi naturalisti, che difficilmente vanno alla ribalta della cronaca per aver scoperto una rana con una macchia diversa o una colonia di formiche che avanza in fila indiana o una libellula dove non avrebbe dovuto esserci, uno scienziato che passa giorni e settimane e mesi in una paluda per scoprire l'esistenza di una nuova specie di insetto che gli fa esclamare pieno di stupore "Signore Iddio!", e in questo caso dio ci può anche stare. Si può soprassedere sulla religione, sulle sue opinioni, sulle sue idee, ma qua ci sono troppi fatti oltre alle idee. Wilson ci fa scoprire cosa vuol dire essere un biologo naturalista, ci apre porte e finestre sul mondo di insetti, aracnidi, anfibi, rettili, mammiferi, sulla storia del Pianeta, sulle aree naturali del pianeta che danno vita a mondi a se stanti, della biosfera, dei singoli ecosistemi anche a livello specifico elencandocene alcuni a lui particolarmente cari, dell'evoluzione della vita, del darwinismo, dei geni, sia della flora che della fauna. Ok vero la fine diventa un po' troppo ipotetico se non profetico parlando della solita intelligenza artificiale e dei futuro della tecnologia informatica e robotica, un po' come Harari ma si possono perdonare queste lungaggini troppo ipotetiche poiché esposte da un gigante. La teoria sulla metà della Terra poi è solo accennata alla fine mentre mi aspettavo una trattazione teorica sull'applicazione e la fattibilità da un punto di vista scientifico e naturalistico invece, semplicemente, dice "si può fare" e chiusa lì.
Si potrà anche dire che la bioetica è una stronzata, che l'uomo è il signore del pianeta, che Wilson è un sognatore o peggio un imbroglione, ma questo libro è una perla che può ampliare in maniera inimmaginabile la nostra conoscenza anche se poteva essere svolto in maniera un po' diversa e perché l'argomento è troppo settario.

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