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Jared Diamond

National Geographic

Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo il miglioramento della qualità della vita è un obiettivo politico prioritario. Ma i milioni di persone che vivono in quei paesi non hanno la pazienza di aspettare che chi li governa riesca a garantir loro uno standard di vita più elevato nel corso della loro esistenza.
Piuttosto quel benessere se lo vanno a cercare ora, emigrando, con o senza visto, nei paesi sviluppati, soprattutto nell'Europa occidentale, negli Stati Uniti e in Australia, provenienti da Africa, Asia e America Latina. Che cerchino opportunità economiche, asilo politico, o un rifugio dalla violenza, è ormai chiaro che è impossibile controllare le recenti ondate migratorie che avvengono un po' in tutto il mondo.
Non tutti però potranno raggiungere gli standard di vita dei paesi sviluppati. Basta fare due conti.
L'indice di consumo medio pro capite indica la quantità di combustibili fossili e altre risorse che una persona consuma in media in un anno. Nei paesi ricchi questi indici sono fino a 30 volte più alti rispetto ai paesi poveri. Moltiplicando la popolazione attuale di ciascun paese per il suo indice di consumo medio pro capite di una risorsa - per esempio, del petrolio - e sommando i dati dei singoli paesi, si ottiene l'attuale indice di consumo globale di quella risorsa.
Adesso rifacciamo il calcolo considerando per tutti i paesi in via di sviluppo un indice di consumo fino a 30 volte più alto di quello attuale.
Ne risulta un indice di consumo globale 10 volte maggiore di quello attuale che, con l'attuale distribuzione degli indici di consumo, equivarrebbe a una popolazione mondiale di circa 80 miliardi di persone. I più ottimisti sostengono che la Terra possa sostenere 9 miliardi e mezzo di abitanti, ma nessun ottimista sarebbe così pazzo da affermare che può sostenere l'equivalente di 80 miliardi di abitanti.
Noi promettiamo ai paesi in via di sviluppo che basterà adottare buone politiche, ad esempio governare con onestà, per raggiungere il benessere. Ma questa promessa è una beffa crudele. Il mondo non ha abbastanza risorse. Abbiamo difficoltà a sostenere lo stile di vita dei paesi sviluppati già adesso, e a goderne è soltanto 1 dei 7,5 miliardi di abitanti che popolano la Terra.
Spesso gli americani parlano della crescita dei consumi della Cina e di altri paesi in via di sviluppo come di "un problema" che vorrebbero non esistesse. Naturalmente il "problema" continuerà a esserci: anche in altri paesi la gente vuole godere degli indici di consumo di cui godono gli americani. E quella gente non ascolterebbe di certo se si dicesse loro di non fare quello che gli americani fanno già. La sola strada sostenibile per questo mondo globalizzato è rendere gli indici di consumo più o meno uguali per tutti i paesi. Peccato che l'attuale livello di stile di vita dei paesi sviluppati non sia sostenibile, e lo è ancora di meno l'idea di portare i paesi in via di sviluppo a quel livello.
Ciò significa che siamo condannati al disastro? No! Si potrebbe anche arrivare a una situazione stabile, in cui tutti i paesi convergono su indici di consumo inferiori a quelli di cui godono oggi le nazioni sviluppate. "Non sacrificheremo il nostro standard di vita per quella gente!", potrebbero obiettare gli americani. Come disse una volta l'ex vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney, "lo stile di vita americano non è negoziabile". Ma la cruda realtà della disponibilità di risorse del pianeta dice che lo stile di vita americano cambierà, che piaccia o no. Quella è davvero una realtà che non si può negoziare.
Per quanto possa sembrare allarmante, sono convinto che non sarebbe un grosso sacrificio. Perché? Perché gli indici di consumo e il benessere, benché correlati, non sono interdipendenti.

COMMENTO ALLA CITAZIONE:

Fonte National Geographic
Si badi che Diamond non sta portando una critica al solo sistema americano, semplicemente (come fa di solito) di quello parla perché quello conosce meglio, essendo lui americano. Il discorso non è applicabile, piuttosto va applicato a tutte le società occidentali. L'antiamericanismo sempre dietro l'angolo troppo spesso usa scuse simili per svincolarsi dalle colpe, tempo fa ho sentito uno dirmi Ma su Focus i documentari parlano solo dell'America!. A parte che non è vero, ma se loro hanno 1.000 documentari su un certo argomento nel quale noi ne abbiamo solo due, la colpa è loro? E se a noi un Jared Diamond manca, è colpa loro? Stupide replica come di questo stampo deviano l'attenzione dal senso del discorso che non è criticare la società americana, ma la cultura occidentale in sé e per sé che può esistere come esiste (supermercati pieni di ogni tipo di prodotto a qualsiasi ora del giorno e sette giorni su sette, ad esempio) solo se altre società non hanno le nostre possibilità.
Sperare che la situazione cambi è bene, e anche fare in modo che succeda, ma bisogna essere consci che il cambiamento riguarderà noi quanto loro, e loro in positivo, noi in negativo. Perché non è una responsabilità dei governi, è della cultura stessa, della civiltà, espressioni che non significa altro che delle persone. Noi. Nel momento in cui vogliamo andare al supermercato anche di domenica o alle 20 e qualunque giorno o ora sia trovarvi sempre quello specifico pacco di verdura che voglio, quella specifica porzione di pollo, quella bistecca già marinata che così risparmio tempo, quel tipo preciso di kiwi, e via dicendo, e il tutto a un prezzo abbordabile... quando voglio potermi comprare un camper e fare ogni anno le ferie per campeggi - quando voglio che ci siano ristoranti di ogni tipo, dalla carne al vegano al sushi al thai, a pochi km da casa - quando voglio che lo smartphone risponda appieno ai miei desideri, che ci sia la possibilità di comprarlo con un finanziamento a tasso zero, e che fra due anni ci sia la possibilità di renderlo per sostituirlo col modello nuovo a prezzo scontato - ecco, quando io singolo individuo voglio tutte queste cose e sono insoddisfatto se non le ho, io creo un momento di un sistema che da momenti simili si generano e che portano alle montagne di rifiuti elettronici in Africa smantellati da bambini di quattro o cinque anni, alle navi tagliate a pezzi come quarti di manzo in Bangladesh con un tasso di mortalità che non è neanche calcolabile, ai minatori di zolfo che si bruciano i polmoni e muoiono all'età cui noi dobbiamo ancora cominciare a lavorare e tutto perché io possa accendere un cero di Padre Pio.
Quando il nostro stile di vita non è negoziabile, dobbiamo obbligare altri a farlo.

Citazione inserita il 02/01/2019
Categoria: SCIENZE




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