Eroico BIKER senza frontiere.
LA SABBIA DI GAZA. CRONACHE DI UNO SGOMBERO FORZATO
Fiamma Nirenstein
- Categoria libro: Divulgazione
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 01/01/2024
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Libro per fortuna trovato usato, figurati se nella antisemita e ignorante ItaGlia un libro simile è ancora pubblicato.
Dico "auspicano esplicitamente" per sottolineare una cosa mai sufficientemente detta: i palestinesi non vogliono due stati, non vogliono la convivenza, non vogliono una soluzione pacifica e razionale della "questione". Senza se e senza ma, i palestinesi vogliono l'eliminazione totale degli "ebrei" come si può leggere dal fu Statuto ora Carta di Hamas, ben noto anche ai civili palestinesi e condiviso.
Questa di Nirenstein è la narrazione di quel ritiro che lasciò ai "palestinesi" l'eredità di lavoro israeliana: case, orti, serre, sistemi di irrigazione, e che i palestinesi distrussero capillarmente al grido di "E' solo il primo passo", insediando poi volontariamente al potere Hamas, organizzazione terroristica assassina già ben nota. Quel ritiro che fu un passo di un coraggio immane, tramutatosi però in uno smacco totale per Israele ma soprattutto per il concetto di "libertà".
E' la storia di una sconfitta vera e proprio e diciamolo, da entrambe le parti. Israele ha fatto un passo gigantesco verso i "due stati": ha avuto i suoi interessi ovviamente, liberare Gaza voleva dire (ma indirettamente) renderla più controllabile, ma era una forzatura ad Abu Mazen ovvero un monito, "Fatti avanti ora, se veramente vuoi un po' di pace". Come si sa, Abu Mazen ha fatto il solito palestinese ovvero si è messo a fare il voltafaccia, mercanteggiare, dialogare in pubblico con Hamas mentre entrambi si facevano la guerra, e non ha mai preso la posizione che avrebbe dovuto ovvero schierarsi a Gaza con forza. Hamas ha avuto gioco facile, complice il suo essere già ben inserito nella Palestina-Gaza, e l'avere una popolazione che di due stati non ne vuole per nulla sapere e che è stata ben lieta di vedere le sue case invase da rampe lanciamissili, tutti pronti a "proseguire verso Al-Aqsa" e riprendersi Gerusalemme. Ma è una sconfitta anche per gli israeliani perché, complice il colpo e la fuoriuscita del gigantesco (in ogni senso) Sharon, non hanno saputo portare avanti questa iniziativa e l'hanno abbandonata lì. Oggi, dopo il vergognoso per ogni palestinese (civile o meno che sia) attacco del 7 ottobre 2023, sappiamo che l'iniziativa di Sharon, che lodevole è dire poco, essendo stata dagli israeliani e da Al-Fatha abbandonata lì e sfruttata come marketing nei suoi lati peggiori, ha avuto sfortunatamente il peggior risvolto che poteva avere. Abu Mazen è stato veramente un gran codardo e ha testimoniato la fedeltà all'idea religiosa della "palestina" ovvero terra mussulmana da conquistare indipendentemente dal mezzo utilizzato; nonostante la sua diatriba con Hamas - chiamabile tranquillamente "guerra" - ha preferito non fare quei passi che sarebbe stati necessari per dare più importante al popolo palestinese che all'ideologia; dopo il disimpegno, era lui l'unica voce in capitolo che avrebbe potuto mettere finalmente la parola "fine" alla situazione di quella terra e invece ha preferito sabotare tutto per mantenere un continuo stato di odio verso gli israeliani. Dall'altro lato, la dipartita di Sharon (un vero gigante) ha permesso alle frange meno dialoganti della politica israeliana di non portare avanti questo enorme passo, controllando con forza la Striscia e forzando la mano all'Autorità e così il disimpegno è iniziato e concluso e niente si è fatto per dargli un senso. Bisogna però dire che un passo così immenso come quello di Sharon avrebbe dovuto avere ben altro eco in Occidente soprattutto tenendo conto che Sharon lo attuò senza mai ricevere alcunché in cambio dai palestinesi, neanche una flebile promessa; invece non è accaduto ma proprio l'Occidente avrebbe dovuto invece interessarsene per anche lui spingere Abu Mazen a fare una scelta.
Invece l'Occidente ha continuato a buttare palate di soldi nel buco nero dei terroristi palestinesi, la popolazione occidentale continua a restare antisemita legata a preconcetti che probabilmente non abbandonerà mai, e vedendo com'è andata a finire posso dire una sola cosa: ancora più oggi è importante Israele, ma mentre una volta lo pensavo perché chiave per risolvere i problemi di tutta la zone del Golfo e araba, oggi invece penso che tanto vale lasciare quella zona a farsi i suoi massacri nel nome di Allah, mentre Israele è importante per se stesso: perché nonostante tutto si sta dimostrando vero che l'antisemitismo è vivo e vegeto, e che non ci vuole nulla a diventare un altro Hitler.
Israele deve esistere a ogni costo, anche quello di radere al suolo la Striscia di Gaza con migliaia di vittime civili, perché Israele è ormai l'unico posto dove un ebreo può sentirsi al sicuro nell'intero piane.
E' un libro triste da leggere oggi perché le considerazione che Fiamma riporta (ci tengo a sottolineare tutte laiche ma in modo anche forte, con accuse esplicite agli ortodossi ebrei) erano piene di speranze e sogni che, revisionati oggi, sappiano essere state falcidiate dalla violenza palestinese. Cosa è successo poi? La Striscia è stata "liberata" e lasciata ai palestinesi, Abu Mazen al solito ha tirato il culo indietro perché dietro la sua facciata di politico nella realtà rimane un fondamentalista islamico antisemita, la popolazione della Striscia ha scelto Hamas alle elezioni ben sapendo cosa voleva Hamas per quella terra (lo sterminio degli ebrei), sono arrivati fondi finanziamenti e soldi da tutti (Europa, USA, Iran, ecc.) che sono serviti non ha costruire e trasformare la Striscia in una realtà economica e commerciale, ma a trasformarla in un crogiuolo di terrorismo con la popolazione che non ha mai pensato che ciò non era corretto; invece di costruire aziende, scuole, serre, agricoltura, ospedali, hanno costruito tunnel e bunker e la popolazione ancora zitta perché sotto sotto non sperava in un cambio economico della sua vita, ma in un cambio sociale dovuto all'eliminazione della "entità sionista", e taceva mentre i soldi che arrivavano da più parti alla Striscia se ne andavano in razzi, kalashnikov, tunnel, bombe, e via dicendo. Si passa per attentati, addestramento di ragazzini idioti a diventare martiri esplosivi, bambini che invece di abbecedari studiavano il fottuto Corano (finiamo di chiamarle "scuole" o "università" coraniche, a scuola si studia la conoscenza, non una religione), che invece di matite e righelli e goniometri imparano a cambiare caricatore ai fucili e a sistemarli quando si inceppano - e arriviamo così al 7 ottobre 2023 quando Hamas ha messo in atto ciò che da sempre voleva fare e che la popolazione da sempre sapeva che prima o poi avrebbe fatto. E Abu Mazen zitto; anzi, neanche, perché ha parlato e ha confermato ciò che da sempre è. E Israele è dunque partito, non ha fare una guerra contro Gaza ma semplicemente si è rotto i coglioni di un'ideologia diffusa, esplicita e finanziata. Chi ci rimette è la popolazione di Gaza? Ovviamente quando un innocente muore è una tragedia, ma è una tragedia ben più grande permettere che qualcuno agisca liberamente quando da sempre tutto ciò che vuole è estirpare un intero popolo solo per la gloria di dio (sia questo dio fottuto-Gesù, fottuto-D*o, fottuto-Allah). La religione avvelena ogni cosa ma sia chiaro, la popolazione è stata in questo caso ben più che complice. Tutti? Penso (spero) di no, ma in questo caso si può dire buona parte. Buona parte (quasi tutti) degli italiani era fascista, ed era colpevole; buona parte (quasi tutti) dei tedeschi era nazista, ed era colpevole; buona parte dei sovietici (quasi tutti) era comunista, ed era colpevole. Smettiamola di tracciare una linea di demarcazione netta tra i civili e un non ben precisato altro gruppo.
Il disimpegno è stata un'azione incredibilmente coraggiosa che posava le fondamenta stabili e ben fatto per la pacificazione di quell'area, pacificazione che avrebbe potuto essere la chiave per la sistemazione di tutta l'aria islamica-mediorientale; ma molti non hanno voluto, in primis i palestinesi che non vogliono questa pacificazione, ma le colpe vanno cercate anche all'estero, soprattutto nella perennemente antisemita Europa.
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