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Christopher Hitchens, Dio non è Grande
Categoria: LIBRI
Inserito in DATA: 20/09/2016 | Vai ai COMMENTI
Ho appena concluso la lettura di questo libro, Dio non è grande di Christopher Hitchens. A differenza di quanto può lasciar intendere il titolo, e sicuramente molti mussulmani urleranno vendetta - vittime di un innato complesso di inferiorità perennemente teso al vittimismo violento -, il libro non parla di Islam, ma di ogni religione.
In effetti, non bisogna pensare che "Dio è grande", traduzione di "Allah Akbar" abbia un copyright. E' una frase che urlano, direttamente o indirettamente, tutte le religioni. Si, anche il buddismo, che spaccia se stesso come non-religione perché non avrebbe alcun dio (bastasse quello a fare una religione!) ma che stranamente nel suo stesso nome lo cita, il Buddha - inevitabilmente un dio, o perlomeno un essere divino intendendo con ciò superiore. Altrimenti che senso avrebbe pregarlo e invocarlo o sperarne in una reincarnazione?
Il libro in questione parla dunque di Cristianesimo, sia ortodosso sia cattolico sia sette minori. Parla di ebraismo, radicale e non, sionismo compreso. Parla di Islam, sciiti e sunniti, e tutte le miriadi di sue sette. Parla di Buddismo, classico, tibetano, e zen. Parla anche di dottrine "personali" come il culto di Sai Baba, del tanto decantato Osho, come delle sette gesuitiche americane, o dei Mormoni, o dello shintoismo giapponese, come del buddismo tibetano, del Dalai Lama, di Martin Luther King, dell'induismo, ma anche di chi crede negli UFO e via dicendo.
Sia chiaro e tondo: le religioni che non sono direttamente citate, non si sentano con ciò in salvo, perché sono comunque soggette dall'analisi globale fatta da Hitchens: la religione più piccola e meno violenta rimane comunque una minaccia per l'uomo, poiché ne è comunque una limitazione.
L'assunto del libro è gettato in faccia al lettore immediatamente nelle prime pagine senza tanti giri di parole ed è espresso nella seguente semplice tesi: LA RELIGIONE AVVELENA OGNI COSA.
Non penso di aver letto libro migliore riguardo il tema della religione. Non c'è eccessiva teoria, non è un libro di filosofia o antropologia specialistica. Non c'è eccessiva ricerca storica, non c'è elaborazione interpretativa astrusa né la terribile celebrazione di se stessi che ormai si trova in ogni libro di nomi altisonanti. Qui "io" è una parola che non indica un essere superiore, che ha capito più di te e me. E' semplicemente un libro che riepiloga i "fatti religiosi" e mostra (non dimostra, semplicemente mostra) come la religione, in generale, sia una cosa negativa per l'uomo. Perché lui riepiloga i fatti e punto.
Hitchens è un giornalista e scrittore che nel corso degli anni si è specializzato su argomenti legati alle religioni. Come giornalista, e forse anche per passione, ha girato il mondo andando in India tra i santoni, è entrato nelle "case di accoglienza" di (sia maledetta) Madre Teresa di Calcutta alla cui causa di beatificazione è stato invitato in qualità di Avvocato del Diavolo, è stato in Israele, in paesi Mussulmani, ha frequentato sette cattoliche e cristiane, ha frequentato un gruppo di seguaci di Osho Rajneesh, vi parlerà del culto della personalità di Stalin, di Hitler, e dell'imperatore divino del Giappone prima della terrena disfatta dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Ha toccato con mano moltissimi ambienti religiosi ma, differentemente da San Tommaso, al contrario di credere ciò lo ha portato alla convinzione che la religione sia la peggior cosa che sia accaduta all'umanità, forse un tempo giustificabile per qualche motivo che comunque lui non approva, ma oggi solamente e totalmente deleteria e opprimente, nella migliore della ipotesi inutile. Un tempo era giustificabile quanto ragionare che il Sole gira attorno alla Terra trainato da un carretto e che le stelle sono fori nella copertura che vela il Sole di notte e da cui ne filtra la luce: credenze utili per qualcosa come navigare, orientarsi nel deserto, sicuramente, ma errate false e alla fin fine dannose poiché a continuare così si vedrebbe ancora Mercurio tornare a volte indietro!
La cosa più interessante del libro è, come anticipavo, che non c'è nessuna discussione teologica, filosofica, o comunque qualsiasi discussione teorica/teoretica mirante a smontare i vari apparati religiosi. Non è un libro dotto, né un libro dedicato a un pubblico specifico che siano sociologi, antropologi, filosofi, scienziati, religiosi. E' un libro per tutti, che vuole semplicemente non dimostrare ma far capire che la religione va abbandonata. Non ci sono argomentazioni tecniche semplicemente per un motivo: non ce n'è bisogno. Ricorda August Comte quando semplicemente per la sua filosofia non prese in considerazione l'ipotesi Dio poiché, in parole povere, una semplice cretinata.
Le religioni hanno fallito da sole nel corso del tempo, degli anni, dei secoli o dei millenni a seconda della religione, ma ciascuna ha fallito da sola per conto proprio poiché da un lato molto religioni si fondano esplicitamente sull'odio e sulla xenofobia, dall'altro quando anche parlano di integrazione e perdono nella realtà sono integrazioni e perdoni vincolati. Tolto ciò, tutte le religioni hanno comunque messo in atto un sistema settario e stupidamente dogmatico che ha portato ad opprimere l'uomo e l'umanità, sia a livello intellettuale (la ragione va sottomessa a ciò che dice la religione), sia a livello pratico (gli altri dai credenti sono diversi quando non inferiori: torture, ghettizzazione, crociate, fatwa, jihad, messianesimo, ecc.).
Pochi si rendono conto di quanto terribile sia il fatto innegabile e di stampo totalitario che qualsiasi religione sia in definitiva niente di più che l'istituzione di un clero che attua un dominio assoluto sulla stessa religione e dunque sui suoi sudditi, siano essi consci di esserlo o meno. Poiché per ogni religione sudditi sono tutti gli uomini.
Ogni religione è non la voce di Dio, ma la voce di un clero che dice, spesso in maniera contraddittoria ad altri stessi suoi momenti, ciò che secondo lei Dio vuole, dice, fa, chiede. Dio non ha mai parlato a nessuno, c'è solo qualcuno che dice che Dio gli ha parlato e quindi lui è il portavoce di Dio, intendasi "Il Capo". Dio non ha mai confermato né smentito nulla; non c'è.
Del resto il primo compito di qualsiasi emissario di un dio è interpretare le sue astruse parole, o no? Quando mai dio è stato chiaro?
Il problema è che qualunque discorso fatto a partire da una religione, per quanto buono e onesto possa sembrare e a volte essere, è corrotto in principio. Oggi vediamo, ad esempio, come il Dalai Lama sia ampiamente "quotato": tutti lo citano come esempio di oppressione subìta, di anelito alla libertà di scelta e via dicendo, quando in realtà ciò che il Tibet era prima della conquista cinese era uno stato autoritario teocratico dominato da un Uomo-Dio che comandava a bacchetta e in maniera tutt'altro che libertaria come lo si fa passare. Non c'erano frasi da biglietti dei Baci Perugina nel Tibet. E' questo culto divino della personalità con un popolo sottomesso e schiacciato che i Cinesi, atei (a loro modo), hanno combattuto; che poi lo abbiamo combattuto con distruzione e sterminio, è un altro fatto che di certo non può giustificarli né può essere mitigato.
Tutti dolci e mielosi di fronte alla piccola sofferente Madre Teresa di Calcutta? Si? Bene, sapete che lei andrebbe condannata per omicidio? Anzi, per strage? Sapete che nei suoi "centri" venivano ammassati in condizioni igieniche assolutamente assenti ogni tipo di malato, senza alcuna cura, senza alcun lenitivo dei dolori, perché proprio la sofferenza li rendeva più vicini alla sofferenza di Cristo? Che i pochi aghi - delle poche siringhe dei pochi medicinali perlopiù inutili - venivano riutilizzati per più malati, con patologie differenti, e solo saltuariamente lavati in maniera sommaria, sotto al rubinetto, nonostante i milioni di donazioni? Che i malati dormivano su panche di legno con coperte riutilizzate nonostante i milioni di dollari che la Sorella intascava coi suoi viaggi per il mondo anche al cospetto (adorante) di tiranni sanguinari, e che di quei soldi non si sa la fine?
E che dire dell'Islam, che da quando è nato non fa altro che disgregarsi in sette interne tutte quante bene o male fanatiche e che si scannano fra loro con violenza e brutalità inaudita? Così da quando esiste, sia l'antichità sia il medioevo sia la contemporaneità?
Passando al cristianesimo, in senso lato, poi, non ci sono abbastanza parole per descriverne gli innumerevoli abusi sulla mente e sul corpo sia dei suoi fedeli, sia dei suoi avversari. Ha usato di tutto: tortura, omicidio, stragi, abusi sessuali, corruzione di bambini, forzature psicologiche, eserciti e barbarie, ruberie, rapimenti, stupri, pedofilia, la loro fantasia è stata ed è immensa.
Nel complesso quella qualsiasi persona che abbia fatto qualcosa di buono nel nome di una religione, è una eccezione, non una prova a favore della religione. Non serve essere religiosi per fare il bene, non serve credere in un dio per aiutare le persone, e spesso e volentieri la religione rovina tutto perché diventa il fine dell'aiuto.
Tutti i grandi passi dell'umanità sono stati fatti nel momento in cui l'umanità ha eluso i dettami religiosi.
Il nostro tempo è caratterizzato da una velocità incredibile del progresso tecnico-scientifico, velocità determinata sia dalla scienza stessa che sta diventando sempre più precisa, sia dal fatto che finalmente l'apparato sia procedurale sia divulgativo tecnico-scientifico si sono liberati dalle costrizioni dirette della religione, e contemporaneamente dalla paura (in)direttamente evocata dal clero.
Il secondo argomento di questa questione è ancora visibile nei mondi mussulmani, o in oriente, dove le procedure e i risultati della scienza sono noti, e in alcuni ambiti anche posseduti pienamente, ma non riescono ad esprimersi in tutta la loro ampiezza per via che il loro ambiente applicativo è limitato. La vita dell'uomo, in quei paesi, è ancora comandata dal soprannaturale, inteso in senso lato come una dimensione non pienamente conoscibile e quindi auto-referenziale che pretende di dettare legge, ove più ove meno, sul mondo naturale, per definizione a lei sottoposto (sopra-naturale, il naturale è sotto, non solo come posizione ma anche a livello qualitativo).
Anche nel nostro mondo, comunque, i residui della mentalità religiosa si vedono ancora e non pochi, e purtroppo proprio dove meno dovrebbero esserci ovvero nei prodotti della scienza medica: si diffonde un'incredulità nei confronti dei prodotti medici assolutamente ingiustificata, ingiustificabile, e palesemente stupida, ma fin qui non sarebbe una situazione drammatica; il problema sono gli effetti di questo stupido scetticismo, ovvero difficoltà a debellare malattie che potrebbero essere debellate, riemergere di malattie sconfitte da tempo, e in alcuni casi anche morte di persone che avrebbero potuto essere salvate.
Questo scetticismo, sia chiaro, è un residuo di mentalità religiosa, non della religione direttamente, per cui anche il sedicente scettico, o l'ateo, può nutrire questi dubbi nei confronti dell'apparato tecnico-scientifico poiché da secoli o millenni le religioni ci hanno educato a diffidare della pura ragione. Non sono i Testimoni di Geova che incontriamo quotidianamente, che magari sono nostri colleghi di lavoro, che hanno profili social, lavorano al computer, quelli che rifiutano le trasfusioni anche per bambini in pericolo di vita?
Questo scetticismo nei confronti della medicina è l'erede diretto dello scetticismo nei confronti della ragione umana quando viene impiegata in maniera pura, ed è uno scetticismo fondato, mantenuto ed alimentato dalla religione. Il Miracolo si pone in questo meccanismo come la prova che è Dio che fa qualcosa, non l'uomo, che è solo il Suo mezzo. Classica la situazione di quando un malato guarisce e tutti ringraziano Dio di avergli mandato il medico.
Che poi, a mio parere, a guardar bene l'esiguità dei Miracoli e di solito la loro totale inutilità (fantasmi che solo alcune persone vedono, statue che piangono, blocchi di resina che si sciolgono) potrebbero al massimo essere la prova non della potenza di Dio bensì della sua malvagità, della sua bastardaggine, o al massimo del fatto che dio esiste ma è demente.
Abbandonare le pratiche religiose e le educazioni che abbiamo subito oggi è urgente per migliorare l'umanità. La religione è inutile, non serve a nulla, non giustifica più nulla, non previene niente, i suoi libri sono sempre più criticati e smontati, le suo prove sempre più non tanto negate quanto ormai ridicolizzate. Ma bisogna capire che questa sua inutilità è incredibilmente dannosa.
La religione è un danno, dio è un danno, il clero è un nemico.
E questa è la cosa più bella del libro. Hitchens ha centrato tutto il discorso sull'insistere incessantemente su questo tema. Le religioni vanno abbandonate, non servono più, e sono un danno, e più che discorsi teo-filosofici ha mostrato come la religione sia un danno. Hitchens insiste molto su questo punto mondano, terreno, temporale: ciò che la religione ha fatto all'umanità, i limiti che impone, la sua dogmaticità, la sua forte spinta limitante la libertà. Hitchens è diretto, inutile guardare con fare dottrinale alla storia e alla filosofia: guardiamo quanta violenza ha direttamente o indirettamente creato e diffuso, guardiamo a quanto le piacciono i soldi, ma non solo: in primis il potere assoluto.
E chi dice che la religione è solo questione di soldi, be, non avete capito un cazzo: è questione di potere, e il potere porta anche soldi. Si possono fare soldi anche senza vestirsi come un demente come il Papa e si potrebbe mettere su famiglia e andare al parco; si possono fare soldi anche senza vestirsi di nero e farsi crescere una barba da idiota; si possono fare soldi anche senza farsi riccioli idioti alle orecchie; si possono fare soldi anche senza dover vestire la propria moglie come un sacco della spazzatura; si possono fare soldi anche senza rasarsi la testa e dire solo "om". Osama era miliardario e avrebbe potuto passare la vita vivendo a News York.
Leggetelo. Per favore.
DIO NON E' GRANDE. Non lo è mai stato.
POST SCRIPTUM
Mi viene in mente tardi che un esempio del grado di avvelenamento della religione nei confronti della mente umana è recente ed attuale quanto non mai, ed è rappresentato dalla vicenda di Malala Yousafzai. Come si sa, Malala subì un attentato da parte dei Talebani nella valle dello Swat in Pakistan, per il semplice fatto che voleva studiare.
Nonostante l'attentato, Malala continua tuttora a difendere la sua identità mussulmana. Leggendo il libro, già si comprende come questa appartenenza religiosa sia confusa da lei con una appartenenza culturale. Questo è un punto cardine: spesso si confonde la religione con la tradizione.
Dopo l'attentato lei non mitigò le sue posizioni religiose: anzi, sfruttò la fama raggiunta per diventare un'ambasciatrice della religione moderata.
Quello che non ha capito è che da un lato la sua religione le ha causato ciò che le accadde, dall'altro la difesa di una religione "moderata" per principio crea le basi per una sua estremizzazione. Malala confonde il suo essere una pakistana dello Swat con l'essere una musulmana moderata; confonde una sua appartenenza culturale con una religione. Ma non solo: il fatto che nella sua "zona culturale" le donne possono studiare (e questo "possono" andrebbe comunque discusso, poiché implica che ha dei limiti), partecipa alla "verità" della sua religione moderata. Se è più libera, è più vera.
La scelta corretta di Malala, per difendere la sua libertà all'istruzione, la sua libertà all'essere donna, la sua libertà di poter scegliere di essere o fare o pensare qualsiasi cosa voglia, sarebbe stata l'abbandono della religione e sfruttare la fama per lottare contro le religioni.
Lei ha tuttavia avuto paura che, abiurando la sua personale religione, avrebbe fatto un torto alla sua cultura e alla sua gente. Mentre solo quel passo avrebbe potuto fare qualcosa per quella gente, che infatti continua a morire.
PER LEGGERNE ALCUNE PARTI: citazioni di Christopher Hitchens
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