Eroico BIKER senza frontiere.
MEDUSA
Arthur C. Clarke
- Categoria libro: Fantascienza
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 23/10/2019
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Bello come sempre, ma un po' troppo aneddotico. Nei primi due i capitoli sono veramente corti e alcuni anche un po' troppo tendenti al colloquiale allegro. Il concetto però del libro è proprio questo: i narratori racconta aneddoti alla fine della loro carriera (nel primo esplicitamente detto, nel secondo probabilmente), quando ormai la conquista dello spazio è stata ottenuta e già si studia sui libri di storia, non fanno altro che scrivere un libro per raccontare ciò che nei libri di storia non c'è e dare alla vicenda ormai mitica una connotazione più umana, per ricordare gli sforzi e i sacrifici delle persone che la Storia non può citare. Il terzo racconto è invece in terza persona, più lungo il racconto e più lunghi i singoli capitoli, e narra la prima esplorazione umana (umana?) di Giove. I primi due racconti hanno la struttura del "libro nel libro", il terzo è un vero racconto e isolato dal resto. Sotto questo aspetto, nonostante alcune idee e interpretazioni ben spiegate nella prefazione possano trovare un percorso unitario del libro, nella realtà non è così: non è un romanzo, perché sono tre racconti; non è un libro di racconti, perché sono troppo pochi e brevi.
Lascia veramente l'amaro in bocca, però, questa conquista dello spazio perché è molto diversa da ciò che abbiamo in realtà fatto: è razionale, o meglio è ragionata. Prima hanno testato i missili, poi hanno costruito basi spaziali, quindi le hanno ingrandite per trasformarle in centri di assemblaggio per le navi più grandi, poi sono andati sulla Luna con la precisa idea di colonizzarla, infine si spostano sui pianeti più esterni allontanandosi sempre più. Noi invece abbiamo fatto un gran casino: siamo andati nello spazio, poi troppo presto sulla luna, poi abbiamo mollato tutto per una stazione spaziale che già è in via di rottamazione, e dopo tutta questa pausa stiamo decidendo di andare su Marte e sulla Luna ancora non ci siamo tornati. Tutto a casaccio, e mai tutti assieme. Però il raziocinio esiste solo nei libri, lo si sa. E comunque la linearità dell'esplorazione presume una linearità di innovazioni tecnologiche che ancora, invece, non ci sono state. Nei libri si usano tute, motori, materiali, che noi ancora non abbiamo inventato: se dovessimo aspettare tutto ciò, non saremmo probabilmente neanche mai saliti sopra una zattera per colonizzare le isole Hawaii. Di certo, tuttora non saremmo nel spazio. Guardate come la fanno facile nel primo racconto l'atterraggio di enormi navi cariche di materiali da costruzione sulla superficie della Luna, e la loro ripartenza. Questa non è una critica a Clarke, tuttavia: sto solo sottolineando la differenza tra narrativa e realtà, e il perché la narrativa è sempre meglio.
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