Ma che bel libro, veramente bello. Ben scritto, ben strutturato, sono rimasto colpito dallo stile che mescola la narrazione biografica a un clima che passa dalla sicura nostalgia per periodi e persone fondamentali e paradigmatiche della storia degli scacchi, ad aneddoti curiosi e simpatici.
Dopo una breve premessa su un riassunto della storia degli scacchi più nota, più recente, il libro segue le biografie dei grandi maestri di scacchi, lo scrivo in minuscolo perché ciò di cui parla sono appunto le figure più influenti e caratteristiche della storia di questo astruso gioco. Non è detto che ogni capitolo sia su una persona sola, anche se perlopiù è così, ma può accadere perché è narrativo e le biografie sono utilizzate anche per tracciare la storia più prossima degli scacchi nel suo grande apice culturale. Manca invece il lato più tecnico, a Schonberg non interessa spiegare bene cos'è la scuola ipermoderna o dire che Marshall nella sua famosa partita di tentata rivincita contro Capablanca coniò quella variante della Spagnola oggi appunto conosciuta come "Attacco Marshall".
Non è scopo di questo libro la tecnica di scacchi, bensì solo quella di memoria di grandi scacchisti, quindi il fine del libro è prettamente culturale.
Certo, a volte riporta alcune partite (con una notazione estesa ormai desueta) ma senza commenti se non a segnalare una mossa particolare ma comunque mai per analisi, sempre per scopri narrativi. Si potrebbe oggi protestare a che pro inserire delle notazioni di partite non commentate, ma il libro è del '75 ovvero un periodo in cui per ottenere la trascrizione di una partita non si poteva andare su chessgames.com, bisogna andare in biblioteca ed essere fortunati! Anche questa sua "antichità" della forma aggiunge qualità a questa magnifica opera. Sebbene il
Leoncini, La Grande Storia degli Scacchi abbia indubbiamente molti più fatti (ma è un libro sugli scacchi, non sugli scacchisti), come ho già scritto ciò che gli manca è la forma, e - dato che cita spesso Schonberg - Leoncini avrebbe dovuto ispirarsi proprio a questo libro. Schonberg fa spesso rimandi al mondo della musica, sia riguardo i musicisti in rapporto agli scacchisti, sia riguardo l'evoluzione della teoria musicale a cavallo del secolo (musica atonale, dodecafonia, ecc.) in rapporto alla parallela evoluzione degli scacchi (ipermodernismo, scuola posizionale, ecc.); Schonberg cita anche le altre arti ma il rapporto con la musica è magari solo metaforico ma indubbiamente dà al libro un certo "di più" che io, amante della musica, ho molto apprezzato oltre per il fatto che tendo a considerare gli scacchi più interessanti come forma artistica che agonistica e sportiva.
E' un vero peccato che libro di questo tipo non siano più pubblicati e stiano andando a perdersi, non vedo l'ora di affrontare anche il suo libro sui Grandi Musicisti (che ho sempre trovato su eBay) perché se ricalca questa struttura, ne sarò probabilmente ancora più soddisfatto.
Lo inserisco come categoria
biografie invece che
scacchi perché mancando quasi qualsiasi risvolto tecnico mi pare più consona, a differenza di quanto ho fatto per il libro di
Al Horowitz che invece è una biografia
degli scacchi ovvero a partire dai "campioni" traccia l'evoluzione del gioco.
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