Puttana peccatrice o impenitente? Vittima o carnefice? Keyla La Rossa è un'eroina o una maledizione? Sicuramente è un'incredibile figura tragica uscita dalla solita magica penna del grande Singer. A volte fa pena, a volte la strozzeresti, nella sua furia il destino la colpisce e allo stesso tempo ella stessa porta infausti destini alle persone che incontra e travolge. Ma lei non è la sola, questa ambiguità pervade chiunque compaia in questa storia: nessuno è buono, nessuno è cattivo, ma per questo motivo chiunque è in definitiva cattivo perché lo sei se non sei buono. Nessuno è esentato dall'errore, e tutti sono condannati all'errare. Keyla è solo una delle vittime di questo mondo/racconto ma lei è come nascondesse una forza oscura quando in realtà è probabilmente solo usata da Singer per deviarci e introdurre un facile capro espiatorio. Alla fin fine lei non fa niente ed anzi è una grande tragica vittima dotata solo di una grande tragica forza interiore, e Singer è maestro nell'usarla per portarci a dare a lei tutte le colpe: se Keyla non fosse comparsa nella sua vita, Bunem avrebbe testimoniato per Solcha e si sarebbero sposati? A pensarci bene, dubito che l'avrebbe fatto, o perlomeno dubito che avrebbero avuto una vita felice. E Solcha si sarebbe piegata a sposare Bunem a Varsavia e a viverci assieme? Come in altri libri di Singer, tutto è dubbio e i protagonisti si intrecciano l'un l'altro mettendo il caos totale nel nostro sistema morale. Magnifico, Singer è magnifico. Ed è anche un maestro dei finali, perché riesce in questo libro a concluderlo con un finale aperto che nonostante tutto è incredibilmente perfetto. Ogni volta che leggo un suo libro lo metterei nella lista dei
migliori (o di suo fratello).
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