Franz Tunda è un antieroe che vi infastidirà non poco, a volte avrei voluto incontrarlo per prenderlo a sberle. Il romanzo è una rappresentazione di idee, attraverso le vicende di Tunda abbiamo una rappresentazione metaforica degli animi austriaci con la fine dell'impero, dei rivoluzionari comunisti, della Russia vecchia e nuova, della vita nella Siberia in confronto a ciò che accade nella capitale, della nuova Europa economicamente reazionarie del periodo post-bellico con conseguente perdita dei valori chiamiamoli spirituali che poi porteranno con una linearità quasi necessaria al Nazismo e al Grande Disastro della WWII, causalità necessaria quasi come quella che dalla cellula porta all'essere vivente. Vivendo tutte queste situazioni assieme, Tunda non riesce a riconoscersi e integrarsi in nessuna da cui la sua perenne miseria economica causa, o forse causa stessa, della sua inedia che tanto mi ha urtato. E' portata avanti con forza una forte critica all'Europa del mondo occidentale ma, a mio avviso, è contestualizzata poiché dal punto di vista di Tunda: la risposta a questa critica sta proprio nell'inedia di Tunda facendola così apparire una critica inconsistente poiché, differentemente da quanto gli accadeva in Russia, in Austria - Germania e Francia tutti gli danno una mano permettendogli di vivere senza lavorare, solo così è libero di perseverare nella sua accidia alle spalle dell'Occidente..
E' un romanzetto (180 pagine circa) molto metaforico e per questo aspetto di non facilissima lettura, ma una volta che l'avrete finito avrete guadagnato qualcosa; non si bene cosa, come accade con tutti i grandi romanzi, ma qualcosa in più c'è sicuramente.