Lessi La Leggenda del Santo Bevitore forse 30 anni fa e così tanti ce ne ho messi per tornare a Joseph Roth ma ne è valsa la pena. Che scrittore! Incredibile come gioca coi tempi dei verbi, e onore al traduttore. Il presente si interfaccia coi pensieri ma di colpo appare l'imperfetto e il passato remoto a tracciare schizzi di paesaggio e di vita, il presente sono le azioni e il passato le attese e le speranze quasi come una ironia della narrazione, una ironia dei verbi. Incredibile. Per buona parte del racconto rimane il dubbio se il vero Giobbe sia Mendel o Deborah ma alla fine tutto si chiarisce come nel maestoso libro di Giobbe dove, a mio avviso, tutto si chiarisce ma non si risolve nulla e i dolori rimangono dolori e le perdite rimangono perdite. Giobbe è forse la lettura più importante che ci possa essere, il libro più bello nella storia della scrittura, una delle poche belle cose (oltre a buona parte dei libri del "Vecchio Testamento", del resto) che le religioni ci hanno dato. Questo libro di Roth prende Giobbe da quelle antiche pagine aramaiche e lo scaraventa con violenza e saggezza in tempi di guerre e pogrom, di miseria e di migrazione, e purtuttavia quei tempi sono anche i nostri tempi.
Come in buona parte dei libri di autori ebrei che tracciano storie di comunità ebree di fine ottocento e inizi novecento, le narrazioni individuali non si discostano ma anzi seguono gli avvenimenti storici e sociali, epoche quelle di immensi cambiamenti ed anzi ne sono forgiate e plasmate se non schiacciate.
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