Eroico BIKER senza frontiere.
GHIGLIOTTINA SECCA
Reneé Belbenoit
- Categoria libro: Biografie
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 07/08/2024
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Trovato su eBay ed. 1965. Questo libro è autobiografico e narra della esperienza di Belbenoit come detenuto nella Guyana Francese, sia nelle carceri del continente sia nelle Isole della Salute anche se, c'è da dire, differentemente da quanto lessi sul web in varie recensioni lui non fu mai deportato all'Isola del Diavolo come ad esempio Charriere/Papillon e Dreyfus. Differentemente dall'opera di Charriere, tuttavia, questa memoria è considerata molto più credibile e affidabile, dell'autobiografia famosissima di Charriere vi sono infatti molte ombre e dubbi su quanto sia autobiografica, dubbi che Charriere alimentò con notevole savoir faire affaristico dicendo che era reale per il 75% ma senza spingersi in chiarimenti.
Il racconto di Belbenoit è invece attestato come molto più credibile anche in base a riscontri esterni come la scrittrice americana con cui era in contatto oltre al fatto che è molto coscienzioso nel narrare non solo la sua storia ma la storia stessa della colonia penale e i suoi notevoli "problemi organizzativi", se vogliamo chiamarli così. Attorno alla colonia penale della Guyana francese sorsero molte critiche, anche a partire da Belbenoit stesso che fece di tutto per far sapere al mondo cosa avveniva là coi carcerati: sostanzialmente l'annientamento. La vita dei condannati era terribile, le pene venivano prolungate sostanzialmente a piacimento per fare morire più deportati possibile e, a pena estinta, comunque i prigionieri diventavano libereé ovvero liberi ma di restare per sempre in Guyana: esiliati dalla Francia continentale, privati di passaporto e col divieto di uscire dalla Guyana. Lì avrebbero dovuto obbligatoriamente passare il resto della loro vita ma in miserie perché lavoro era impossibile a trovarsi, era tutto svolto gratuitamente dai detenuti. I libereé dunque si ritrovavano a fare vita da barboni ai margini della società, fino a morire di stenti. E' il lato oscuro, o meglio uno dei tanti, dei francesi che si può dire che se con l'affare Dreyfus fondarono l'antisemitismo, con la Guyana fondarono i lager. È normale che poi divenissero gli amichetti speciali dei crucchi.
Il racconto di Belbenoit è forse migliore di quello di Charriere sebbene un po' meno romanzesco ma forse proprio perché meno romanzato; mi fa un po' di dubbio la parte finale tra gli indios, ma chissà... E poi come in Charriere c'è la questione della sua quasi totale mancanza di sensibilità nei confronti della sua moglie india. Erano altri tempi, erano situazioni particolari, non c'è dubbio, ma oggi lascia un po' d'amaro. Differentemente da Charriere, la vita di Belbenoit dopo la fuga non fu però così felice, non diventò milionario, era malato e senza denti e morì giovane per via molto probabilmente di un fisico ormai prostrato.
Il racconto di Belbenoit è invece attestato come molto più credibile anche in base a riscontri esterni come la scrittrice americana con cui era in contatto oltre al fatto che è molto coscienzioso nel narrare non solo la sua storia ma la storia stessa della colonia penale e i suoi notevoli "problemi organizzativi", se vogliamo chiamarli così. Attorno alla colonia penale della Guyana francese sorsero molte critiche, anche a partire da Belbenoit stesso che fece di tutto per far sapere al mondo cosa avveniva là coi carcerati: sostanzialmente l'annientamento. La vita dei condannati era terribile, le pene venivano prolungate sostanzialmente a piacimento per fare morire più deportati possibile e, a pena estinta, comunque i prigionieri diventavano libereé ovvero liberi ma di restare per sempre in Guyana: esiliati dalla Francia continentale, privati di passaporto e col divieto di uscire dalla Guyana. Lì avrebbero dovuto obbligatoriamente passare il resto della loro vita ma in miserie perché lavoro era impossibile a trovarsi, era tutto svolto gratuitamente dai detenuti. I libereé dunque si ritrovavano a fare vita da barboni ai margini della società, fino a morire di stenti. E' il lato oscuro, o meglio uno dei tanti, dei francesi che si può dire che se con l'affare Dreyfus fondarono l'antisemitismo, con la Guyana fondarono i lager. È normale che poi divenissero gli amichetti speciali dei crucchi.
Il racconto di Belbenoit è forse migliore di quello di Charriere sebbene un po' meno romanzesco ma forse proprio perché meno romanzato; mi fa un po' di dubbio la parte finale tra gli indios, ma chissà... E poi come in Charriere c'è la questione della sua quasi totale mancanza di sensibilità nei confronti della sua moglie india. Erano altri tempi, erano situazioni particolari, non c'è dubbio, ma oggi lascia un po' d'amaro. Differentemente da Charriere, la vita di Belbenoit dopo la fuga non fu però così felice, non diventò milionario, era malato e senza denti e morì giovane per via molto probabilmente di un fisico ormai prostrato.
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