ven 18/10/2024 | RSS | Menu

L'AMICA GENIALE

Elena Ferrante

Ho letto che "L'amica geniale", primo romanzo dell'omonima quadrilogia, è stato premiato dal New York Times come miglior romanzo del millennio ovvero degli ultimi 24 anni (il suo Storia della Bambina Perduta figura pure all'80o posto e I Giorni dell'Abbandono al 92o): è un bel lasso di tempo sebbene solo un quarto di millennio, sarà che è veramente un bel romanzo? Ho deciso dunque di provare a leggerlo soprassedendo la mia naturale avversione per i romanzi italiani contemporanei. Faccio notare che, sempre secondo la classifica del NYT, il libro ha superato nientepopodimeno che il monumentale (non come pagine, ma come tecnica) Le Correzioni di Jonathan Franzen e l'impressionante La Strada di Cormac McCarthy come pure Il Complotto contro l'America che non conosco ma che è del grande Philip Roth, mentre chissà perché dall'elenco manca ad esempio qualsiasi titolo di Michel Houellebecq che, sebbene non vada matto per lui, è uno scrittore assolutamente geniale e di una gran profondità di pensiero; svetta pure la mancanza di Stephen King, mentre che ad esempio Yehoshua non ci sia non mi stupisce visto che ormai di ebrei non si può parlare perché ci stiamo ritrovando in un periodo simile a quello che tutti additano ma sotto sotto "comprendono". Non c'è un libro che a mio avviso dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole medie, l'immenso Memorie di un Contadino di Jean-Marie Déguignet. Non c'è Spooner di Pete Dexter, maestoso. Non c'è La Luce Morente di George R.R. Martin (bellissimo il titolo originale Dying of the light). Non c'è Patrick McGrath, a mio avviso immancabile in qualsiasi tipo di classifica parli di libri sebbene non abbia sottomano le date di pubblicazione dei suoi libri. Non ho letto e non mi interessa sapere i principi che hanno portato alla classifica, né il fatto che i giudici siano scrittori (per la Ferrante ha votato ad esempio l'immenso Jonathan Lethem, paradossalmente anche i suoi romanzi assenti dalla classifica); non do del resto molto credito a queste classifiche che lasciano il tempo che trovano e sono più utili a un giornalista o a una vignetta per i socials che a un lettore.
Innanzitutto, parliamo della struttura del "libro più bello del millennio": capitoli brevissimi, poche pagine, due o tre minuti di lettura ciascuno cosa che mi urta perché l'immedesimazione che durante la lettura porta il lettore a scendere nei meandri della storia diventa impossibile. E' come guardare un film continuamente interrotto da stacchi pubblicitari, leggere mentre qualcuno ti parla, ascoltare i Notturni di Chopin mentre il tuo vicino usa la motosega, perché questa scellerata scelta? Potrei pensare male e dire che è per una questione di "pagine rubate": in pratica ogni poche pagine, considerando gli spazi a inizio e fine capitolo, si ruba una pagina vuota e in effetti la lettura risulta molto veloce nonostante le quasi 400 pagine. Perlopiù i capitoli sono separati senza un motivo evidente, la stessa vicenda che viene interrotta tra una frase e l'altra e ripresa al capitolo seguente ma rimane identica nella forma, nella struttura, nel linguaggio, nei ricordi dell'Io Narrante, allora perché dividerli? Posso capire se un capitolo riguarda un avvenimento indipendente, o un flash back che l'Io inframmezza, ma non è sempre così anzi, in questo libro non è quasi mai così. Quindi non posso non pensare male, tenendo conto che tutti i capitoli consistono di pochissime pagine. Per dare un'idea, dato che l'ho letto in ebook, ogni capitolo mi veniva indicato come tempo di lettura di circa 2-3 minuti, veramente un'eccezione era leggere 5 minuti. Tutti. Soggettivamente è una scelta che non mi piace, oggettivamente non c'era quasi mai una giustificazione per dividere i capitoli.
Un secondo punto debole esclusivamente soggettivo (lo premetto) riguarda la storia: questa celebrazione del Meridione ha rotto i coglioni! Qualche giorno fa avevo visto su Facebook la solita stupida vignetta anti-americana con didascalia "Come gli alieni vedono il mondo a partire dai film hollywoodiani" e l'avevo integrata con "Come gli alieni vedono il mondo a partire dai film italiani" e la stessa cosa si può dire a proposito di questo libro: è la celebrazione dell'allegria e fantasia napoletane che tanto piacciono ai napoletani, della vita difficile, della miseria e dell'immenso sforzo che ogni meridionale fa per sfuggirle che poi ti chiedi come mai a tutt'oggi il meridione sia rimasto così com'è ma vabbè sorvoliamo pure, della camorra che è dappertutto, dell'amore che praticamente è trovare uno da baciare e sposare... Ammetto che questo è un giudizio soggettivo, di oggettivo tuttavia qualcosa c'è: nel romanzo non accade praticamente nulla. E' sempre la stessa solfa che si rigira microcapitolo dopo microcapitolo: Elena è invidiosa di Lila, Lila non ha occasioni ed Elena si, morosetti e dolcetti qui e là, e così si avanza pagina dopo pagina. Dico ciò da italiano non meridionale che sinceramente è stufo di questa solfa per cui nei media (libri, giornali, film) l'Italia è sempre la stessa: meridione, risate e camorra e la "grande genialità italiana".
Capisco che il secondo punto sfugge al lettore estero che è indottrinato a parlare di Italia come "Pizza e Mandolino" e giusto a volte "Venezia" che però è quasi intesa come un museo all'interno del paradigma precedente, e non sarebbe neanche male come libro perché sebbene vuoto di contenuto ha una bella prosa, ma non capisco proprio cosa ci abbiano visto i giudici del NYT che possa andare oltre il fascino dell'Italia all'estero, motivo a mio avviso non sufficiente per superare i colossi che ho inizialmente citato. Narrazione semplice, struttura semplificata, analisi psicologica assente se non per lievi flessioni piuttosto banali, visione ristretta, trucco della genialità di Lia incredibilmente artificioso volto chiaramente a sottolineare la donna che si lascia andare... E' tutto molto, troppo semplice e per questo (non per la scrittura della Ferrante) la lettura è semplice e corre. Franzen ha una bella scrittura (ovviamente io l'ho letto in Italiano!) ma i contenuti che porta avanti, le tensioni, gli intrecci di sentimenti e sociali sono il vero argomento che lo rendono sicuramente più ostico perché, semplicemente, rispetto a questo romanzetto che classificherei come "rosa", Franzen ha contenuti, intendendo che vanno oltre i fatti che succedono.
È melodramma di civetteria, camorra, morosetti e invidie, tutto senza spessore, tutto senza significato, cose che succedono scritte bene e tirate per le lunghe, ma infinitamente per le lunghe sebbene con una bella prosa ma è una bella prosa applicata al nulla, puro esercizio stilistico. È lento, lento, lento... Sinceramente si capisce il suo successo dal fatto che è ben derivato dallo stile delle serie televisive: un sacco di microavvenimenti ripetitivi. Non so cos'è passato per la testa a Lethem ma io mi fermo a questo primo volume e il resto lo lascio ai posteri, ne ho avuto abbastanza di cretinerie sud-italianeggianti su morosetti e ragazzine e camorra, e poi il trucco del rubare le pagine mi pare una presa in giro al lettore.
Ultima cosa, e sappiatela subito prima di affrontarlo: è un libro inconcludente, nel senso che L'Amica Geniale è si il primo libro ma non si conclude e richiede la lettura degli altri tre, finisce come finiscono le serie TV ovvero con un apice di tensione (se mai qui tensione c'è) e subito dopo chiudi il libro. Sarei stato disposto ad apprezzarlo un po' di più se avesse avuto una conclusione.
Per farvi capire, il libro inizia con la narratrice Elena che ha più di sessant'anni e riceve una telefonata da Rino che le dice che Lila è scomparsa, dopo due capitoli così Elena comincia a raccontare la sua storia dall'infanzia e quasi a pagina 400 quando il libro finisce siamo neanche ai suoi 17 anni! Non si sa cos'è successo a Lila, non si parla più della contemporaneità, c'è solo ricordo quindi probabilmente bisogna leggere tutti gli altri tre libri per scoprire cosa ne è stato, cosa è successo. Che senso ha allora, caro Lethem, premiare solo questo libro al primo posto dato che non finisce? Posso premiare un solo capitolo di un libro? Se il libro in qualche modo si concludesse allora potrei capire: posso giudicare un capolavoro Il gioco di Ender e merde totali i seguenti, si può fare la stessa cosa col primo libro di Dune, entro certi termini anche la Fondazione è giudicabile separatamente nei suoi vari libri, ma questo della Ferrante assolutamente no. Non va da nessuna parte e si resta con una storia aperta che finisce di colpo, senza senso perché il senso obbligato sono gli altri libri, è come prendere un romanzo e aprirlo a una pagina a caso e leggere solo fino lì: ha senso?
Da tutto ciò ho dedotto che un bravo scrittore (Lethem) può anche essere solamente un bravo scrittore. Sempre che lo abbia letto per davvero, e in questo caso dubitare è lecito.
Io sinceramente non perderò altro tempo a leggere le restanti 1300 pagine per sapere cos'è successo a Lila. Ho l'edizione completa, ma pazienza perché rimane una cagata scritta abbastanza piacevolmente, ma pur sempre una cagata.

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