Eroico BIKER senza frontiere.
MERIDIANO DI SANGUE
Cormac McCarthy
- Categoria libro: Narrativa straniera
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 23/06/2023
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Il mondo cupo, violento e senza speranza di La Strada è qui, scevro dall'ambientazione fantascientifica apocalittica, portato all'ennesima potenza. Il terribile Chigurh di Non è un paese per vecchi qua si duplica in un gioco di specchi tra il Capitano Glanton e il Giudice Holden, ma anche in tutti i derelitti della ciurma che guidano e, anche in questo caso, il male che rappresentano è portato all'ennesima potenza e l'oscurità e l'abbandono negativo e nichilista che dominavano il mondo di Il Buio Fuori qui raggiungono un punto di non ritorno, come pure il triste girovagare dei cowboys nella Trilogia della Frontiera qui perde ogni sentimento e ne rimane solo un insensato cavalcare di qua e di là, per deserti torridi, montagne innevate, accampamenti villaggi e città. Questo libro è oltre l'orizzonte degli eventi della malvagità come l'avevamo già incontrata in McCarthy. In Meridiano di Sangue ci sono sia un mondo che una società realmente esistite (gli USA nascenti, la guerra col Messico e contro gli indiani, il Far West) ma estremizzati a tal punto nella violenza in cui giacciono e che ne è l'essenza che quasi si può dire sia un romanzo fantasy: il giudice Holden è una specie di Kurtz mefistofelico, Glanton è Chigurh inarrestabile nella sua sete di sangue, ed entrambi sono stranamente contornati da un'aura magica di stregoneria e preveggenza. Non c'è fondamentalmente neanche una storia, un perché, un prima o un dopo, ma solo fatti che accadono all'insegna di sola pura e malvagia violenza. Anche "il ragazzo" che si presume sia il protagonista non è che un evento della storia che, semplicemente, nel romanzo compare per primo. Nessun è più di un altro, se non a volte a livello di nefandezze anche se questo sono così diffuse e compiute con naturalezza che quasi c'è da pensare se possa esistere altro ma, senza un contrario, la nefandezza cessa di esistere come tale e rimane un "puro accadimento". È un libro agghiacciante, malvagio come solo il Necronomicon potrebbe essere ma forse ancora più poiché qui l'ambientazione è reale e protagonisti e storia realistici. Cosa vuole dirci McCarthy? Chissà, forse nulla, forse di stare attenti perché il mondo non è come lo immaginiamo, il mondo è continuo pericolo e violenza e in qualsiasi momento una truppa di gente qualunque può giungere nella piazza del nostro paese e annientarci e in realtà tra quella gente potremmo anche finirci noi, o forse vuole dirci "state attenti perché come loro è, chi più chi meno, chiunque, anche voi stessi". Di certo il mondo che tratteggia è violento ai limiti dell'impossibile ma è veramente fantasy? In realtà no, McCarthy prende il mondo reale, lo dipinge con schizzi di sangue per farlo sembrare finto e alla fine ci accorgiamo che invece è lo stesso mondo dove viviamo noi solo che alla violenza, alla menzogna, a tutti i peccati capitali qui è data forma nella insana pattuglia di Holden e Glanton ma in realtà sono tutte cose che ci circondano e, sia chiaro, che sono anche dentro di noi. Brilla l'inutilità di ogni cosa: delle vittime, dei carnefici, degli animali. Pare che solo le piante (che McCarthy cita con dovizia di particolari) non ne risentano. Sotto questo aspetto è un romanzo di formazione ma solo contrario, una formazione non costruttiva; non per niente nelle ultime pagine del romanzo il ragazzo viene chiamato, infine "uomo", e proprio in queste pagine avviene la trasfigurazione del giudice Holden da Kurtz di Conrad a quel mefistofelico Ivan Karamazov di Dostoevskij, il male assoluto, logico razionale e colto.
Il finale mi ha lasciato di stucco, forse un po' deluso ma perché non è un finale ma la vittoria del caos che però non è vittoria perché il caos non ha alternative, l'ordine non esiste; sono rimasto con la testa in un delirio di danza alcol e puttane e l'ho letto due volte ma non ho ben capito cosa o soprattutto perché accade, per non parlare del "Epilogo" che pare appartenere a un altro romanzo, anche se attesta che dopo tutta l'insensata violenza il mondo continua nella sua insensata violenza con nuove figure, nuovi protagonisti, perché la vita è rituale e "ogni rituale richiede il sangue", come dice il giudice.
Tolto ciò, un libro che non metto tra i migliori perché in realtà dopo un po' tende ad annoiare come annoia una notizia di cronaca nera sui giornali anche se alla sua prima pubblicazione eravamo tutti indignati, ma giorni dopo di quella violenza ce ne sbattiamo altamente i coglioni. Rimane comunque un McCarthy mostruoso e tutte le parti descrittive soprattutto su monti, piante, tramonti, albe, deserti, fiumi, polvere, neve e fango sono magiche. Forse proprio questa è la morale ultima della storia.
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