McCarthy non è assolutamente uno scrittore facile, ma qui la prosa viene portata al suo estremo non cadendo comunque nell'assoluta perdita di linearità ed estremo sperimentalismo che c'è ad esempio in Joyce, dato che questo libro viene saltuariamente avvicinato allo
stream of consciousness dell'autore irlandese. A mio avviso il paragone non calza per nulla, la prosa complessa è più erede della tradizione americana alla Faulkner, una prosa lineare ma spesso inframmezzata da frasi lunghe spersonalizzate evocative di sentimenti o percezioni emotive dell'ambiente, o narrante eventi differenziati senza una spaccatura radicale, distruggendo il tempo e portando il passato e il presente della narrazione del soggetto (Buddy Suttree) nello stesso piano temporale. Contemporaneità di Suttree e flashback si muovono di pari passo proseguendo ciascuno assieme all'altro spesso nello stesso paragrafo ma anche a formare piccole digressioni e spaccati di vita quotidiana, ma come gioca con la lingua McCarthy è qualcosa di meraviglioso e, anche quando un passaggio non vi è chiaro o è complesso o non capite qualcosa, ne restate meravigliati perché qui c'è la vera
bella scrittura. Tutto il romando si agita come schiuma inquinata in un mondo terribile e spietato, degradato e annientato, puzzolente e marcio e soprattutto insensato e privo di qualsiasi dio e qualsiasi speranza salvifica, un mondo finito o finente che ritroviamo anche in
La Strada o a mio avviso ancora più in
Il Buio Fuori sempre dello stesso autore. A volte fa sorridere, a volte fa paura, a volte fa schifo, a volte fa tenerezza. La perdita totale di una dimensione sovraterrena e/o divina in McCarthy è sempre estrema ed è difficile capire, nei derelitti umani che impersona, chi è buono e chi è cattivo, dove sta il bene e dove sta il male, semplicemente perché il Bene e il Male non esistono. Persino di Buddy Suttree alla fine non sappiamo che pensare: a volte fa sorridere, a volte fa schifo, a volte fa nervoso, a volte da proprio fastidio e arriva anche a fare paura. Di certo è un libro senza speranza, un libro di sconfitta e di perdita continua che continua sempre più nel suo annientamento totale fino alla fine; non penso di esagerare nel dire che questo libro, con le sue atmosfere di distruzione, potrebbe essere il prologo di La Strada.
Sicuramente, comunque, un libro che consiglio ha chi durante la lettura può permettere una notevole dose di concentrazione. O a chi soffre di insonnia e disagio esistenziale.
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