Di Hamsun lessi
Fame moltissimi anni fa, e da quel giorno mi restò la voglia di leggere altro di questo stranissimo autore, ma continuai a rimandare, come gli ossessionati dalla lettura sanno quanto facilmente ciò possa accadere. Solo ora saldo il conto con Pan, un romanzo assurdo e incredibile. Assurdo, veramente. A tratti ironico, a tratti spietato, a tratti brutale, a tratti dolce, a tratti grottesco a tratti buffo, nel complesso inevitabilmente tragico. Difficile veramente tracciarne la storia, e trarne una conclusione. Romanzo sulla natura? Sull'amore? Sull'uomo? Sulla solitudine? Si, forse quest'ultimo punto è ancora più importante del "canto della natura" di solito usato per definire questo libro. Glahn è un uomo solo, ma lo è psicologicamente, nell'animo: non sa rapportarsi agli altri, li capisce e intuisce subito le personalità di chi incontra, ma allo stesso tempo non sa comportarsi con le altre persone ma sa cosa fare, cosa dire, cosa pensare solo quando è solo in mezzo ai boschi. Ricorda un po' alcuni personaggi di Hemingway e a me torna sempre in mente "Grande Fiume dai Due Cuori", tuttavia è un disilluso perché nei boschi a caccia, o nei fiumi o mari a pesca, sa che solo così lui potrebbe vivere ma così non si può vivere. Pensare che questo libro, così irriverente anche riguardo al sesso, è stato pubblicato alla fine dell'800 fa veramente impressione.
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