Scritto come ci si immagina dovrebbe essere scritta una novella giapponese dei tempi che furono, questo libro emana un'incredibile silenzio e delicatezza che si fatica a comprendere. I paragrafi avanzano come la neve che cade, i dialoghi sono come l'allargarsi delle fratture nel ghiaccio e hanno quasi lo stesso suono, i movimenti quasi non ci sono tranne quelli repentini che fanno vibrare gli alberi e cadere le foglie e ricordano infatti i movimenti strutturati del teatro kabuki nel testo stesso citati. Shimamura ha abbandonato lo studio del kabuki per il teatro occidentale, ma attraverso la evanescente Komako ritorna al kabuki ma un kabuki vissuto. L'alone poetico che si solleva da questo libro è la stessa statica atmosfera degli haiku. I colori sono gli stessi che tratteggiano il volto delle geishe con quell'enigmatico sorriso a bocciolo di rosa e i movimenti delicati del capo che si cela e si svela sotto a un'intricata pettinatura mentre le mani entrano ed escono dal kimono con movimenti strutturati.
E' un libro veramente strano e non è neanche lontano parente della narrativa d'azione né dei gialli né dei thriller né della "letteratura rosa" che qui in occidente imperano. E' un altro mondo, il lato bello del Giappone che è così Giano Bifronte che a me fa sempre un po' di nervoso perché riescono ad essere così estremi in tutto ciò che fanno che paiono robot e non mi stupirei se un giorno si scoprisse che il Giappone è in realtà popolato da androidi alieni.
Quando permangono nella loro natura giapponese senza voler emulare l'Occidente, però, riescono a sfornare queste meraviglie in prosa.
Serve comunque conoscere prima il sostrato, ad esempio ho scoperto tramite questo libro la differenza tra una geisha e una onsen geisha quale è Komako, e uno dei significati della novella è forse la sua tristezza mai esplicitata di essere solo una onsen geisha e questo lo si può capire, e apre nuove porte sui sensi di questo romanzo, solo conoscendo questa differenza.
Sappiate che molte domande (tutte, praticamente) restano senza risposta.
EDIT: molto tempo dopo questa recensione stato sistemando la mia nuova libreria e mi sono accorto che già possedevo questo libro e dunque l'avevo già letto, risolvendo così quell'enigma che mi era restato di un "già visto" che attribuivo alla particolare narrazione lenta e meditativa.
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