Eroico BIKER senza frontiere.
LA STRADA
Cormac McCarthy
- Categoria libro: Narrativa straniera
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 11/04/2008
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Un uomo ed un bambino camminano lungo una strada. Non hanno nome, si chiamano "uomo" e "bambino" e basta.
Attorno a loro un mondo devastato, che si sta consumando giorno dopo giorno: è tutto bruciato, non c'è più un animale o una pianta vivi. Dove camminano i boschi sono carbonizzati; i pochi umani che vedono sono o cadaveri carbonizzati, o esseri allontanati dalla ragione che mangiano "dio solo sa cosa".
La pioggia è fredda, le temperature basse: tutta l'atmosfera è avvolta da uno spesso stato di cenere che non lascia passare la luce del sole, che si deposita al suolo colorando il paesaggio di grigio; il silenzio è tombale, rotto solo ogni tanto dal rumore degli alberi morti che ogni tanto cadono. La notte è senza luna e senza stelle e nera come "dentro una cassa da morto", non possono allontanarsi nella notte l'uno dall'altro sennò non si ritrovano.
Il bambino è nato che tutto era già compiuto: non ha conosciuto il mondo di prima, e ogni tanto guarda il padre che si ferma in qualche luogo conosciuto, o semplicemente evocativo (un telefono, una pubblicità), e lo osserva "guardare fantasmi che lui non può vedere".
Non si capisce cos'è successo, né quando; si intuisce che dev'essere successo ormai da alcuni anni, si intuisce uno scoppio, forse nucleare. Com'è successo? Come può aver coinvolto tutto il mondo conosciuto? Cosa hanno fatto prima dell'inizio del libro, se sono passati anni? Sappiamo solo che tentano di scendere al sud, dove forse le temperature sono più miti. Il fuoco è infatti difficile da fare, non essendoci piante ancora in vita da bruciare. Il cibo è difficile da procurare, non essendoci né piantagioni né animali.
Tuttavia non sono queste le domande importanti cui il libro vuole rispondere, né proporre del resto. Non è questo il suo argomento. Questo libro infatti ha una dote, ovvero la situazione narrata non è direttamente coinvolta nel significato reale del libro: se mentre lo leggete dite "Ma non è possibile!", o "Ma è inconcludente", mettetelo giù e prendete Topolino; è meglio.
Sopra a tutto il libro regna l'inquietante giustificazione (della) morale, la più grande ed enigmatica delle invenzioni umane: perché non mangiare un uomo morto? Perché morire piuttosto che uccidere? Rubare è ancora tale, o è "procacciamento"? In un mondo ormai al termine di un troppo veloce e violento declino la morale non ha più molti appigli: come si dimenticano i nomi degli uccelli, le abitudine imparate dalla nascita, il calore del sole, lo stesso fenomeno dell'ombra che in mancanza del sole non si allunga quasi mai - Come si dimentica tutto questo, anche la morale fa fatica a resistere. Bisogna trovarne un sostegno: e l'uomo ed il bambino lo trovano nel farsi "portatori del fuoco". O meglio, questo vale per il bambino; per il padre in realtà il sostegno della morale è il bambino stesso. Se dio non esiste tutto è permesso, diceva Ivan Karamazov; ed infatti l'uomo è convinto che il bambino sia un dio, perché lui ormai non ci crede più. Il bambino non può invece credere in Dio, perché è nato in un mondo già devastato ed ha bisogno di un appiglio più terreno. Per questo alla fine, quando l'uomo muore e il bambino viene accolto da una nuova famiglia, quando questa comincia a parlargli di Dio lui "preferisce parlare a suo padre". E' il contatto con la morte, che lo terrà ancora in vita in un mondo ormai morto.
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Attorno a loro un mondo devastato, che si sta consumando giorno dopo giorno: è tutto bruciato, non c'è più un animale o una pianta vivi. Dove camminano i boschi sono carbonizzati; i pochi umani che vedono sono o cadaveri carbonizzati, o esseri allontanati dalla ragione che mangiano "dio solo sa cosa".
La pioggia è fredda, le temperature basse: tutta l'atmosfera è avvolta da uno spesso stato di cenere che non lascia passare la luce del sole, che si deposita al suolo colorando il paesaggio di grigio; il silenzio è tombale, rotto solo ogni tanto dal rumore degli alberi morti che ogni tanto cadono. La notte è senza luna e senza stelle e nera come "dentro una cassa da morto", non possono allontanarsi nella notte l'uno dall'altro sennò non si ritrovano.
Il bambino è nato che tutto era già compiuto: non ha conosciuto il mondo di prima, e ogni tanto guarda il padre che si ferma in qualche luogo conosciuto, o semplicemente evocativo (un telefono, una pubblicità), e lo osserva "guardare fantasmi che lui non può vedere".
Non si capisce cos'è successo, né quando; si intuisce che dev'essere successo ormai da alcuni anni, si intuisce uno scoppio, forse nucleare. Com'è successo? Come può aver coinvolto tutto il mondo conosciuto? Cosa hanno fatto prima dell'inizio del libro, se sono passati anni? Sappiamo solo che tentano di scendere al sud, dove forse le temperature sono più miti. Il fuoco è infatti difficile da fare, non essendoci piante ancora in vita da bruciare. Il cibo è difficile da procurare, non essendoci né piantagioni né animali.
Tuttavia non sono queste le domande importanti cui il libro vuole rispondere, né proporre del resto. Non è questo il suo argomento. Questo libro infatti ha una dote, ovvero la situazione narrata non è direttamente coinvolta nel significato reale del libro: se mentre lo leggete dite "Ma non è possibile!", o "Ma è inconcludente", mettetelo giù e prendete Topolino; è meglio.
Sopra a tutto il libro regna l'inquietante giustificazione (della) morale, la più grande ed enigmatica delle invenzioni umane: perché non mangiare un uomo morto? Perché morire piuttosto che uccidere? Rubare è ancora tale, o è "procacciamento"? In un mondo ormai al termine di un troppo veloce e violento declino la morale non ha più molti appigli: come si dimenticano i nomi degli uccelli, le abitudine imparate dalla nascita, il calore del sole, lo stesso fenomeno dell'ombra che in mancanza del sole non si allunga quasi mai - Come si dimentica tutto questo, anche la morale fa fatica a resistere. Bisogna trovarne un sostegno: e l'uomo ed il bambino lo trovano nel farsi "portatori del fuoco". O meglio, questo vale per il bambino; per il padre in realtà il sostegno della morale è il bambino stesso. Se dio non esiste tutto è permesso, diceva Ivan Karamazov; ed infatti l'uomo è convinto che il bambino sia un dio, perché lui ormai non ci crede più. Il bambino non può invece credere in Dio, perché è nato in un mondo già devastato ed ha bisogno di un appiglio più terreno. Per questo alla fine, quando l'uomo muore e il bambino viene accolto da una nuova famiglia, quando questa comincia a parlargli di Dio lui "preferisce parlare a suo padre". E' il contatto con la morte, che lo terrà ancora in vita in un mondo ormai morto.
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