Eroico BIKER senza frontiere.
HOMO DEUS. BREVE STORIA DEL FUTURO
Yuval Noah Harari
- Categoria libro: Divulgazione
- Stato lettura: LIBRO ABBANDONATO il 29/12/2021
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Partiamo da un presupposto: questo non è un libro isolato, bensì può essere considerato una post-fazione al suo Sapiens che è qui presupposto. Del resto le ultime pagine di Sapiens trattavano proprio del passaggio di homo dalla razza sapiens alla razza dei. Non reputo sensato leggere questo libro senza Sapiens, per quanto sensato possa essere leggerlo.
Di Sapiens ho già scritto abbastanza: libro bellissimo, talmente bello che riesce a celare le sue debolezze. E' sempre troppo facile tirare le somme da fatti storici (già avvenuti). Il problema è che queste somme non sono mai somme matematiche ma personali se non personalizzate, e come si sa la storia non insegna nulla. Di buono però Harari ha due cose: innanzitutto la scrittura, che è bellissima; in secondo luogo la visione globale, che è un'impresa titanica e lui riesce a gestirla proprio bene. Se il primo lato della questione non ha valore di verità, col secondo invece si difende bene e qualcosa ci si può tirare fuori che lascia dentro di noi una cosa importantissima, ovvero il dubbio.
Criticabile o meno, Sapiens è un libro che reputo da leggere.
Il problema di Sapiens è che tutto all'interno del libro è troppo facile, troppo perfetto, troppo chiaro, troppo lineare.
Con questo Homo Deus però, venendo a mancare il sostrato più reale ovvero la realtà dei fatti storici, presenti ora solo per tirare le somme di ciò che potrà accadere in futuro, mi viene difficile cadere nel fascino di questo scrittore. Certo, è un libro bello e comunque il continuare ad assumere un approccio olistico allo studio dell'uomo come animale, come specie, all'interno del suo mondo, è meritevole e interessante, però - come già era accaduti negli ultimi capitoli di Sapiens - troppo aleatorio.
Lavorando su un terreno inesistente ma ipotetico è facile portare il discorso un po' dove si vuole, ed è ciò che fa Harari grazie al suo stile fluente e chiaro.
Parte dal presupposto che stiamo diventando dei perché stiamo per raggiungere l'immortalità e i computer guadagneranno l'autocoscienza permettendo di trasportarci in circuiti cibernetici. Sembra tutto facile, tutto perfetto, tutto chiaro e lampante. Ma è così?
Di libri così, sul futuro, se ne possono scrivere migliaia tutti con un fondamento di storicità credibile. Volendo anche molti libri di fantascienza potrebbero avere la stessa valutazione di "realizzabilità": molti partono dalla realtà, da fatti storici, e li portano avanti fino al mondo del possibile. E quindi? Che valore hanno per la conoscenza?
Come si dovrebbe porre la società di fronte a persone che ritornano sulla terra in un periodo non più loro per via della dilatazione temporale? Haldeman in Guerra Eterna e Lem in Ritorno dall'Universo hanno affrontato, rappresentandolo, questo tema e pure in maniera magistrale sebbene dal punto di vista narrativo; a mio avviso è un risvolto interessante riguardante il futuro di una società. Reputo più probabile l'ideazione di una propulsione che possa portare a velocità con risvolti relativistici come pure a sonno indotto criogenico rispetto alla ingegnerizzazione di un cervello umano in un sistema informatico. Come dovrebbe porsi la società, ovvero modificarsi, per affrontare e quindi riaccogliere chi viene dal passato col suo armamentario di credenze, abitudini, stili di vita, punti di vista? La differenza tra scienza e fantascienza è che la fantascienza realizza qualcosa che potrebbe essere a livello ideale non sempre invece tecnico.
Del resto è Harari stesso che dice di non essere un profeta e di non volerlo essere. Che sia tuttavia un po' troppo fantascientifico? Lui vuole porre delle domande e, soprattutto, vuole che ce le poniamo noi ma non a casaccio, bensì vuole che abbiamo un metodo quando ci poniamo le domande, e il metodo dev'essere tenere un occhio alla storia evolutiva di Homo Sapiens per porci le domande sull'oggi con prospettiva il domani.
Se questa è la finalità di Harari, ben venga. In un modo o nell'altro, questi libri fanno bene all'intelletto, ma non bisogna esagerare con la buona finalità perché non è tutto soprattutto se spiattellata come fosse logicamente ineccepibile ed infatti il grande assente rispetto a Sapiens è la linearità. Harari passa di palo in frasca, gira su e giù per la scala della storia citando ora un fatto, ora l'altro, ora una data, ora un popolo, ora un evento, si passa dagli egizi alle crociate ai gay al comunismo nel volgere di poche pagine e alla fine si perde il senso del discorso. "Cosa voleva dire?" oppure "Di cosa stava parlando" sono domande che vi farete spesso nel mezzo di un capitolo.
Arrivato a metà libro non avevo ancora capito dove cavolo volesse andare a parare.
Dà per scontato nell'introduzione che gli uomini vogliano diventare immortali e stiano per diventarlo e che le tecnologie a breve produrranno computer autocoscienti, e da qui parte il discorso enorme, caotico, quasi che da un'ipotesi iniziale la si trasformi in una tesi per poi andare a giustificarla mostrando un po' di fatti di ieri e di oggi e a dire "Chiaro, no?".
Di Harari si dice che se con Sapiens ha fatto i conti col passato di Homo, con Homo Deus ha scrutato il suo futuro; posso dirvi che a ben oltre la metà di questo libro del futuro ancora non c'è traccia.
Se Sapiens, con arguzia o furbizia, sa essere interessante e nel complesso è un libro importante e costruttivo, questo a mio avviso potete anche tralasciarlo. Se non lo fate, be... preparatevi, perché è veramente pesante e senza una base a sorreggerlo diventa un lungo monologo dell'autore.
E' un'abbuffata di concetti ed opinioni personali a volte persino superficiali. Eredita la più spicciola metodologia filosofeggiante, e se siete filosofi capirete bene l'immensa portata negativa di questa mia valutazione.
Il 24 dicembre 2021 al 57% di lettura (Kindle e le sue cazzo di manie) ho sospeso la lettura per rilassarmi un po' con il Bourne di Ludlum. Non so ancora se continuerò a leggere questo libro, vedremo.
Oggi è il 29 dicembre 2021, sto ancora leggendo Ludlum e ho appena scoperto che è morto Edward O. Wilson e ho pensato che continuare a leggere questa fregnaccia di Harari mentre ci sono un sacco di altri libri interessanti che devo ancora scoprire è buttare via del tempo che, come si sa, è sempre poco. Quindi, nonostante sia una cosa che odio fare ma in cui sono qua facilitato essendo il libro un omaggio di Amazon Prime Reading, ho deciso di abbandonare questo libro di Harari.
Metto due stelle, ma si badi che una è ereditata da Sapiens.
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