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FIORI PER ALGERNON

Daniel Keyes

Categoria libro: Fantascienza
Stato lettura: LIBRO CONCLUSO IL 06/05/2024
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Non avevo letto nessuna recensione di questo libro se non una che me lo ha fatto conoscere e che lo ha definito "letteratura più che fantascienza". Be, caro mio, questa è solo fantascienza. Non c'è dubbio che sia un bel libro, ma di classico (ovvero "letteratura" senza l'attributo "fantascientifica") non ha nulla. Non avevo neanche letto nulla della trama quindi non sapevo di cosa trattasse e, tanto per intendersi, pensavo fosse focalizzato sul topo Algernon che invece è una figura piuttosto secondaria.
L'artificio letterario utilizzato è il diario a una voce, quella di Charlie Gordon che inizia a redigerlo quando è ancora un deficiente. Man mano che la narrazione proseguo parallelamente all'esperimento, scopriamo tramite l'evoluzione sia della grammatica sia dei pensieri il suo progredire verso livelli di intelligenza mai raggiunti prima da un essere umano. Keyes riesce a ricreare abbastanza bene questa evoluzione intellettuale e soprattutto l'impatto che ha sull'emotività e sul rapporto tra intelligenza ed esperienza dato che la seconda è assente in Charlie ma sottolineo quell' "abbastanza" perché, volendo appunto sottolineare la mancanza dell'esperienza nel suo rapporto con l'emotività e i forti problemi cui l'aumento dell'intelligenza così immediato porta al lato emotivo, Keyes semplifica un po' le cose ed emerge a tratti quella artificiosità che dà la sensazione di qualcosa di falso: possibile che Charlie, così intelligente, non si avveda di tante cose?
Un secondo punto debole è il carattere diaristico stesso: da un lato indebolisce la narrazione spezzandola e creando certe difficoltà nel procedere nella lettura. Dall'altro fa intendere praticamente da subito cosa accadrà nella storia e come finirà. Che Charlie diventi non solo intelligente ma super-intelligente si intuisce subito ma del resto non è difficile immaginarlo da subito; che Charlie sviluppi problemi emotivi è ovvio; che il percorso di Charlie sia una vicende ascendente e poi discendente l'autore non vorrebbe invece dirlo ma sfortunatamente si capisce da subito, piccole cose che però rovinano il climax. Non capisco inoltre perché a un certo punto non faccia scoprire a Charlie, invece dell'Urdu e della teoria dei linguaggi, la psicoanalisi perché questa è il grande assente anche dal punto di vista di Keyes-scrittore. Perché non introdurre il tema del rapporto dell'intelligenza con l'inconscio e le funzionalità e dinamiche mentali? Perché non affrontare il tema della parola "intelligenza" nelle sue varie e non ovvie problematiche, quali intelligenza di calcolo, emotiva, intuitiva, di raffigurazione spaziale, e nel suo rapporto appunto con le dinamiche inconsce dato che un personaggio come Charlie dovrebbe svilupparne e non poche? Perché, invece, pare dare per scontato che una persona super-intelligente sia già in grado di scrivere un concerto per pianoforte?
Per non parlare di un problome più tecnico: l'eccessivo realismo diaristico in campo fantascientifico si scontra proprio con la fantascienza, quando Charlie parla delle sue ricerche sull'esperimento ovviamente parla a vanvera o, con l'escamotage dei dubbi interiori, non ne parla... E buonanotte! È fantascienza, come Keyes poteva riuscire a mettergli in bocca teorie fantascientifiche ovvero inesistenti? E chiaramente, se per quanto riguarda la ricerca reale si parla, quando si esce dai campi noti a Keyes il palco casca, e viene da supporre anche che Keyes non suoni il pianoforte, tanto per capirsi. In queste mancanze, per ignoranza o per fantasticherie, si riconosce un problema tecnico del romanzo, più che un intrigo. Dando voce a un genio al quale però non può far dire nulla, Keyes ci lascia non con la fantascienza, ma con inconcludente fantasia. Pensiamo ad Asimov e al suo Ciclo della Fondazione, la Psicostoria lì sembra quasi realmente esistente, qua si fa fatica a credere alla psicologia invece.
Secondo me manca molto dell'approfondimento psicologico anche dal punto di vista dello sviluppo umano in generale, non solo di Charlie, che invece sembra proprio che dovrebbe essere il soggetto principale del romanzo. Ok che è un diario e che è dunque soggettivo ed egocentrico, ma non è un diario reale, è un libro che quindi potrebbe tranquillamente prendersi delle libertà come ad esempio fa McGrath in Grottesco che dà voce a un paralitico e la bravura dello scrittore si rivela proprio nel fatto che nonostante ciò tutto sembri normale! Keyes usa le sue conoscenze psicologiche per creare qualcosa di un po' troppo sempliciotto. Quella è vera narrativa, questa è fantascienza; bella, sicuramente, ma ne ho letta di meglio, oltre al fatto che la struttura diaristica tende inevitabilmente a stancare e, volendo essere così realistica, è limitante.
Una cosa: perché Keyes ha negato la notizia al padre di Charlie, notizia che forse era l'unico a meritare? Invece c'è da dire che è molto bravo a descrivere la rabbia e la cattiveria. Bravissimo. La sua "ira" è meravigliosa.

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