mar 03/12/2024 | RSS | Menu

FIUME DI TERRA

James Still

Rappresentazione iper-realistica priva di qualsiasi emotività di un mondo brutale, perlopiù freddo, perlopiù feroce, in cui l'unico scopo apparente è la sopravvivenza, ma non la sopravvivenza di fronte a un fatto qualsiasi come una guerra, una faida, un particolare evento atmosferico, una calamità soprannaturale; è la sopravvivenza nella natura. Si potrebbe dire che gli uomini qui rappresentati siano visti solo in quei tratti in cui più sono vicini al mondo animale, in un senso non critico ma di pura fattualità. Come gli animali lottano nel loro ambiente, così fanno i protagonisti di questo breve romanzo spietato. Certo, ci sono mezzi differenti: gli animali non hanno case, non hanno orti, non hanno pistole, ma questi mezzi sono poco importanti al quadro che Still tratteggia con frasi scarne e asciutte, il senso rimane quello. Ricorda lo Steinbeck di Furore o il Faulkner di Mentre Morivo ma in maniera a mio avviso ancora più arida di passionalità. La vicenda è narrata in prima personale da un ragazzino di neanche sette anni e dura qualche anno, la sua famiglia vive tra i monti del Kentucky, il padre lavora in miniera quando è aperta e la madre si fa in quattro per mantenere la casa e l'orto. Altre figure compaiono e scompaiono ma tutte ugualmente importanti, si fa fatica a dire che vi siano dei veri protagonisti intesi come personaggi chiave della narrazione, è così in maniera totalmente accidentale solo perché è il ragazzino che ci parla. L'unico insegnamento che può darci, ma incidentalmente come deduzione dagli accadimenti e non in via diretta, è uno solo: non c'è speranza, nessuna, mai, di alcun tipo.
Bellissimo romanzo di poco più di 150 pagine intense e spietate che lasciano tanto amaro in bocca, tuttavia si paga con un certo non so che di delusione costante, l'asciuttezza della scrittura sembra quasi inconcludente, vorresti costantemente qualche pagina in più ma del resto è l'unico modo per rendere questo mondo di uomini più simili alla vita degli animali che alla nostra. Per una volta l'introduzione (postfazione) è utile, dicendoci che questa scrittura quasi scenica permette di "sbattere fuori" il lettore. Mi fa strano che il titolo originale sia "River of Earth", tradotto sarebbe "Fiume della Terra" e non "di terra", che sa di alluvione e non c'entra nulla, peraltro mi pare che sia tratto da una nota biblica. Non capisco il perché sia quasi una moda la modifica dei titoli, al contrario io sono quasi propenso a trattarli come nomi propri (solo alla fine ho scoperto che la "T" è maiuscola ma rimane quel "di'). Questa narrativa americana la adoro e ho letto tanto libri sul genere, se l'avessi letto prima, quando c'era meno concorrenza, forse l'avrei apprezzato ancora di più.

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