Il mondo degli scacchi è incredibilmente "serioso", se con questo termine si vuole dare un tono più pedante e un po' critico al termine "serio". A volte però ci sono dei giocatori che col loro estro bizzarro riescono a mantenerlo in una dimensione in cui ancora si può dire che sia un "gioco" invece che uno "sport", ed io do una connotazione positiva al primo termine e negativa al secondo. Carlsen è sicuramente uno sportivo, motivo per cui per essendo un giocatore formidabile ai limiti dell'incredibile, non mi piace. Tal invece appartiene a tutt'altro mondo: il suo gioco è paradossale, divertente, artistico. Seguendo le orme di
Maurensig, Fontana romanza l'ultima partita di Tal e i suoi ultimi giorni, utilizzando basi biografiche reali per creare una storia fittizia. Maurensig in questo è bravo, se non che nei suoi libri il fittizio è indistinguibile dal reale e questa è una cosa che più di tanto non mi garba. Fontana invece non fa questo errore, la sua storia è credibile, chiaramente quando è Tal stesso a pensare e meditare (premetto, è narrato in terza persona, scelta saggia) è ovviamente tutto frutto di Fontana, ma aneddoti, ricordi e citazioni da interviste, punti di vista sono ovviamente presi dai dati biografici che Fontana cita comunque in chiusura. La narrazione si svolge tutta durante la sua partita con Akopian, l'ultima giocata da Tal a cadenza classica e che vinse. Subito dopo Tal venne ricoverato ma scappò dall'ospedale per giocare una partita lampo distruggendo nientemeno che il campione del mondo Kasparov e un mese dopo morì. Morì splendente e bello come una stella cadente.
Akopian ha collaborato con Fontana alla stesura quindi anche riguardo questa partita dobbiamo pensare sia tutto reale (ad esempio, che Tal gli propose, prima della partita, di fare una veloce patta). Tra una mossa e l'altra lo "spirito narrante" da voce a Tal e ripercorre la sua vita principalmente soffermandosi sull'uomo Tal, tutt'uno col gioco degli scacchi che erano il suo strumento per affrontare la vita sbeffeggiandola. Non c'è foto di Tal, tranne quando gioca, che non lo ritragga con un ghigno e dobbiamo dunque immaginare che proprio così fosse questo magico personaggio: un simpatico burlone. C'è un momento che mi è rimasto impresso (
cliccate qui per il video e la partita commentata dal mitico
Daviddol): durante il Torneo dei Candidati del 1959 Tal affrontò Fischer il quale stava patendo numerose sconfitte ogni volta che si ritrovava ad affrontare la Difesa Caro-Kann. Quando Tal cominciò a giocare, mosse il pedone in c6 come a voler anche lui giocare la Caro-Kann per sfruttare le debolezze di Fischer ma, senza mollare il pezzo, sollevò lo sguardo a guardare Fischer e continuò in c5 e si mise a ridere. Mi è rimasto impresso innanzitutto per la bella allegria che sprigiona la sua risata, quasi fuori luogo in una situazione simile; ma soprattutto perché giocare la Caro-Kann sarebbe sicuramente stata una scelta saggia, da parte sua. Nonostante l'importanza unica del torneo, dimostra un rispetto enorme per il suo avversario, peraltro americano. Gli scacchi avrebbero più bisogno di persone così: corrette, che sapevano mantenere gli scacchi in una dimensione di "gioco" nel senso più bello possibile di questo termine.
Insomma, bel libretto sfortunatamente troppo corto, rimane un racconto, mi piace sperare che Fontana un giorno decida di scriverne un romanzo sebbene, col presupposto di essere realistico e non fantastico come Maurensig, sia un'impresa veramente ardua. Sicuramente, inoltre, non consigliato a chi non abbia un po' di cultura scacchistica (che non vuol dire saperci giocare).
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