Con Amazon Prime Reading ci sto dando dentro, ora voglio ritornare agli anni della mia fanciullezza quando, in quinta elementare steso su un letto di ospedale per un braccio rotto, scoprii la meraviglia di Giulio Verne.
Verne è un romanziere particolare: i suoi sono romanzi d'avventura ma ormai questa categoria noi la applichiamo a storie dove vige l'azione, l'eroismo e le avventure d'amore il tutto pensato quasi più per il cinema; sono romanzi politicamente ed eticamente corretti, dove c'è l'eroe e il genio quasi caricaturali, sono pieni di luoghi comuni e di banalità quando non letteralmente e letterariamente infantili. Verne ha uno stile incomparabilmente diverso: c'è eleganza, c'è stile, c'è cultura e amore del sapere, oltre alla grande tradizione letteraria che c'era un tempo e ora non c'è più, sommersa dalla eccessiva disponibilità di "libri", oppressa dal poco tempo libero che rovina la lettura, soppiantata anche consapevolmente dalla televisioni o dal cinema, volgarizzata dalla frenesia sessuale e dal noioso politicamente corretto. E' difficile spiegarlo, ma pure essendo Verne uno scrittore nei cui libri tutto è pensato per insegnare e far passare il tempo, c'è il genio di un grande scrittore. Ogni volta che leggo un libro di uno scrittore moderno, anche magari un gigante come Franzen o come McCarthy, sento l'immenso baratro che li divide dalla tradizione di quando i libri faticavi a trovarli, di quando le novità non erano immediate, di quando bisognava spostarsi a cavallo o a piedi e, nella migliore delle ipotesi, il mezzo più veloce era una nave. La stessa identica cultura che è rappresentata in questo libro, in cui per andare in Islanda dalla Germania bisogna partire un mese prima, questa cultura permeava lo scrittore e il lettore stessi. Aerei, telefoni e tv hanno distrutto le distanze e si sono portate via molte meraviglie. Quanto ricordo con nostalgia i tempi in cui non c'erano i cellulari e anche solo un ritardo in treno diventava un'avventura e nessuno si curava se alle 18:30 non arrivavi in stazione tanto si sapeva che saresti arrivato. O quando si usciva con gli amici dandosi appuntamenti a casaccio perché senza cellulare non c'era la necessità di chiamare e dire l'inutilissimo "Due minuti e sono lì".
Unendo tutto ciò al fatto che è un libro che mi riporta alla mia infanzia, tra le mani mi ritrovo: un libro soggettivamente nostalgico; un libro oggettivamente nostalgico; un libro eticamente valido; un libro scritto bene.
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