gio 21/11/2024 | RSS | Menu

LIBERTÀ

Jonathan Franzen

Se a mio avviso Le Correzioni dello stesso autore era la narrazione delle correzioni alla vita ormai tardive, impossibile, che portavano o sottolineavano solo sconfitte, in questo libro abbiamo invece la storia del fallimento della/delle libertà. Patty, Walter, Richard, Joey, Jessica, Lalitha, sono, una dopo l'altra, persone che o nella ricerca della libertà, o nella convinzione di viverci dentro, pian piano si ritrovano invece sconfitti da un mondo costituito di eventi che cozzano contro le proprie pretese. Come il precedente è un libro piuttosto pesante poiché la scrittura di Franzen, per quanto bella e curata, tende sempre ad essere particolarmente intricata o meglio a tessere continue ragnatele che partono dal mondo esterno, si aggrappano al soggetto e allungano i propri fili fin nella psicologia più profonda del personaggio e, come ragni, noi dobbiamo stare lì ad attendere la vibrazioni di un filo per capire dove orientarci per trovare "la preda". La struttura è bellissima: si comincia già con la disintegrazione totale degli eventi narrata impersonalmente e che poi, nel corso del libro, verrà pian piano chiarita dalla narrazione personale di ciascun personaggio. Non è la fine che importa, ma è il come ed è ciò che, a mio avviso, rende sempre più bello un libro che un film: sono capace di leggere un libro sapendo già come finisce e infatti ciò che vale in un libro sono le pagine dalla seconda alla penultima. Franzen è incredibilmente bravo a coniugare in un tutt'uno il singolo, il gruppo, il mondo circostante a ribadire una cosa sola: "libertà" non sappiamo ancora cos'è ma, per come la immaginiamo, è un'utopia.
Parliamo d'altro: Patty è proprio una stronza. Sarà che Franzen l'ha tratteggiata come una persona estremamente competitiva mentre io non lo sono affatto né lo sono mai stato, cresciuta in una famiglia che ha fatto di tutto perché le figlie non avessero pensieri, non per niente Franzen la fa parlare in prima persona, ma sarà forse proprio quei capitole de "l'autobiografa" che ho più odiato. Capisco che è un espediente letterario per rendere bene l'estremo solipsismo di questa persona e del resto ci riesce pure bene, ma a me ha fatto nascere un odio che l'avrei presa a cazzotti.
Walter invece rispecchia l'eterno paradigma tracciato dal grande Dostoevskij ne L'Idiota ed infatti Walter è un idiota, di quelli che fanno pena ma allo stesso tempo fanno un gran nervoso. Non plus ultra, Franzen l'ha pure creato sfigato.
La cosa che mi è piaciuta meno invece è la struttura del romanzo, spezzettata nei capitoli tra i vari personaggi e con i capitoli di Patty narrati in prima persona ma neanche tanto visto che si definisce la "autobiografa" e parla in terza persona di se stessa, fa nervoso e rispecchia la mentalità competitiva e dominante e molto di più il narcisismo e la deresponsabilizzazione di questa tizia ma a parte ciò,  essendo il romanzo basato su una vicenda che si svolge in circa 30 anni, questo stile fa a perdere un po' il senso del tempo che passa ed è costretto a sorvolare su alcuni dettagli.

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  • Le Correzioni (stato: Libro finito )
  • Libertà (stato: Libro finito )
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