La mia supposizione è che Patrick Robinson si sia accorto di aver scritto, con
Classe Kilo, un libro di incredibile pedanteria e pesantezza. A questo punto deve aver pensato che era meglio tornare a ciò che rende bello il suo primo
Classe Nimitz ma, continuando ad errare nel buio della scrittura, invece di riprenderne lo stile, ne riprende interamente la storia. Così abbiamo nuovamente un sommergibile rubato facendo finta fosse affondato e nuovamente Benjamin Adnam resuscitato e nuovamente Morgan che intuisce subito cos'è successo e nuovamente un mega-attentato. Di buono c'è che la scrittura è più leggera, non ci si perde in pagine e pagine di disquisizioni tecniche anche se è comunque uno scrittore dispersivo che, come l'alunno alle superiore in un compito di italiano (il classico "tema"), è convinto che più pagine scriverà più piacerà il suo libro. Ad esempio, nelle prime pagine del prologo si legge di un aereo abbattuto, poi il libro comincia con avvenimenti di un anno e mezzo prima: bene, arriveremo a quel momento dell'abbattimento ben 120 pagine dopo. Si dilunga per due o tre pagine anche sul comandante di quell'aereo e su suo figlio che gioca a rugby anche se non c'entra nulla nel complesso del libro, righe e pagine buttate lì senza un senso perchè non cambiano nulla nell'economia e nella struttura del libro. Nel complesso, comunque, risulta leggibile ed intrigante e si va via con velocità finché non si arriva verso la fine che rovina tutto in una noia scontata e infernale.
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