Libro che ha tanti punti di domanda, ma indipendenti dall'avventura di per sé che ha l'unico difetto di essere narrata un po' troppo semplicistica e diaristica. Questo è l'unico motico per cui gli tolgo una stella. Diverso è invece ciò che resta a fine lettura.
Posto che la scrittura è avvenuta molti anni dopo, si parla di anni '90 ed infatti viene anche citata la
Desert Storm, Theresa scrive il libro a partire dal suo diario di viaggio. Lo scrive, lo si nota subito durante la lettura, da sola, e Blenk rimane una figura piuttosto ambigua. A tratti sbotta contro Theresa, o contro qualcosa, e ci si fa subito un'idea non proprio bella della sua compagna di viaggio.
Si intuisce che qualcosa non va, ed ancora più verso la fine quando la figura di Blenk quasi scompare.
Le appendici spiegano tutto, e questo è uno dei pochi libri in cui leggere la prefazione e le appendici è necessario.
Il rapporto tra le due donne non era così magico come si può pensare, e si deteriorò notevolmente nel corso del viaggio, tant'è che una volta giunte a Città del Capo le due si separano e non si rividero più. A metà anni 80 Theresa decise di scrivere il libro e cercò, c'è da sospettare piuttosto blandamente, di contattare Blenk ma senza riuscirvi e venne a sapere poco dopo della morte della vecchia compagna di avventure.
Questa è una cosa che mi ha lasciato molto amaro in bocca, perché rovina un po' in maniera postuma il sapore dell'avventure incredibile e unica che hanno portato a termine. In questo caso, la moto
non è stata quel vettore di amicizia che tutti i motociclisti conoscono, ma è stata piuttosto
il contrario.
Si pensi anche solo al fatto che, ad avventura finita, Theresa tornò in Inghilterra in nave, mentre Blenk ricevette una nuova moto e fece il percorso al contrario in totale solitudine.
Si presume che a livello
marketing Blenk sia stata più attenta ed accorta e forse palesemente a scapito di Theresa, forse più sognatrice. Qualcosa si ruppe tra le due forse a metà del viaggio, ma non lo sapremo mai. Certo è che, come una nemesi storica, di Blenk non si seppe più nulla dopo la momentanea celebrità, ed oggi invece possiamo ricordare molto più facilmente Theresa Wallach la cui vita fu sempre, anche in seguito, basata sul sedersi sul sellino di una moto.
Theresa Wallach non possedette mai un'automobile.
Fa impressione, comunque, libro a parte, la relativa facilità diciamo "culturale" che un tempo permetteva questi viaggi. Stessa impressione ho avuto anche con
One Man Caravan di Robert Fulton e con
I Viaggi di Jupiter di Ted Simon. Quando le popolazioni erano lontane e separate, c'era forse più curiosità l'uno dell'altro e la mancanza relativa di pregiudizi favoriva timidi approcci? Oggi telefoni e aerei (dell'aviazione ha paura anche Theresa, come potete
leggere qui) hanno portato in giro troppe informazioni, ma meno comprensione, e si presuppone però di conoscere di più.
Oggi è molto più difficile non aver paura di andare in un altro posto, di addentrarsi in un'altra cultura: è la paura non è neppure così immotivata, diciamocelo!
Se leggete, dopo il primo libro di Ted Simon, anche quello che ha scritto sul suo stesso viaggio trent'anni dopo, ovvero
Sognando Jupiter, ve ne rendete conto direttamente con la sua esperienza, e lui è chiaro: l'avvento della comunicazione globale ha creato solo presupposizione di conoscenza, diminuendo la "fame" di scoprire l'altro.
Parafrasando
Ted Simon: il tempo, e la tecnologia, ha rovinato tutto.
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