Eroico BIKER senza frontiere.
IL PIANETA DEL SILENZIO
Stanislaw Lem
- Categoria libro: Fantascienza
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 04/05/2015
- Voto:
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Che dire.... Delusione. Avevo già letto altri libri di Stanislaw Lem dopo l'inquietante SOLARIS e il maestoso Ritorno dall'Universo (corrotto di poco solo nel finale) e ne ero rimasto quasi sempre soddisfatto. Sempre soddisfatto, ma non pienamente; però soddisfatto. Questa volta invece sono deluso. Il libro è... un casino!
Innanzitutto è dispersivo: decine e decine di pagine per raccontare, descrivendola fin nei minimi particolari, l'avventura su Titano che poi alla fin fine si scopre essere completamente inutile nella trama globale del romanzo. Non si capisce proprio il senso: si voleva sottolineare la differenza di mentalità fra le generazioni dell'ibernato e dei suoi salvatori? Be, non c'è alcuna differenza, in realtà, emerge qualcosa ma in maniera molto labile.
Ve lo dico chiaro e tondo: dopo la "rianimazione" il personaggio, che verrà chiamato Tempe, non ricorda la sua identità. Tuttavia questa identità non verrà mai svelata! La parte di Titano e quella del viaggio a Quinta, praticamente sono del tutto scollegate, indipendenti.
Invece perde decine e decine e decine di pagine in disquisizioni su fantafisica, fantasociologia, fantainformatica, fantapsicologia, senza senso. Trattazioni dottissime su qualcosa che non esiste. Ok la puntigliosità della/nella fantascienza, ma qui è eccessiva e gli avvenimenti spesso e volentieri vengono fermati anche per 20/30 pagine solo per riempire le pagine di monologhi di un computer.
Non si riesce invece a spiegare bene il punto fondamentale: perché il contatto? Ok, lo si vede iniziare, e si vede la paranoia del "contatto a tutti i costi" ma è su questo punto che avrebbe dovuto concentrarsi Lem, analizzando più dettagliatamente le motivazioni che spingono al contatto. Invece anche la meraviglia che sarebbe naturale nel trovarsi di fronte al primo mondo abitato scoperto dall'uomo è completamente, quando non messa in secondo piano, assente dalla narrazione.
La domanda "Perché il contatto" si perde, ma dovrebbe essere la centrale. Chi ha letto altri libri di Lem sa che il suo tema prediletto è l'incomunicabilità. Incomunicabilità tra razze, come in Solaris, incomunicabilità del senso di un'opera aliena come in L'invincibile, incomunicabilità personale attraverso il tempo relativistico come in Ritorno dall'Universo. Qui dovrebbe esserci l'incomunicabilità del "Primo Contatto" ma a mio parere il tema della guerra, della sociologia della guerra, fa perdere la vera incomunicabilità che diventa invece una vera comunicazione, ma una comunicazione che dice "Non voglio comunicare". Le due razze infatti si parlano, e si capiscono; si intendono. Ma hanno idee diverse; tuttavia pienamente comprensibili. La sconfitta finale della comunicazione è peraltro dovuta a una sbadataggine dell'astronauta che scende sul pianeta e si dimentica di mandare il segnale di "Tutto ok" alla nave. Non ci credete? Si, è così, se ne dimentica, e la nave madre distrugge tutto. Per una fottuta dimenticanza.
Astronauta che è peraltro il "risvegliato" dall'ibernazione di Titano e che Lem si dimentica di dirci chi è.
Avrebbe potuto essere un bel libro. Avrebbe potuto essere un magnifico libro di guerra; un magnifico libro di viaggi interstellari; un magnifico libro di storia umana; un magnifico libro di qualsiasi cosa ma non il casino che ne è venuto fuori, che ha un po' di tutto, ma in sostanza nulla.
Ammetto che in alcuni punti è così prolisso su disquisizioni tecniche di finta scienza, finta politica, finta sociologia che ho saltato a pie pari paragrafi interi.
Finale letteralmente pietoso. Non metto voto 1 solo perché alcuni passaggi, e la trama più generale in se, sono belli, come pure è bella la parte ambientata su Titano che come racconto a se stante sarebbe stato magnifico.
Innanzitutto è dispersivo: decine e decine di pagine per raccontare, descrivendola fin nei minimi particolari, l'avventura su Titano che poi alla fin fine si scopre essere completamente inutile nella trama globale del romanzo. Non si capisce proprio il senso: si voleva sottolineare la differenza di mentalità fra le generazioni dell'ibernato e dei suoi salvatori? Be, non c'è alcuna differenza, in realtà, emerge qualcosa ma in maniera molto labile.
Ve lo dico chiaro e tondo: dopo la "rianimazione" il personaggio, che verrà chiamato Tempe, non ricorda la sua identità. Tuttavia questa identità non verrà mai svelata! La parte di Titano e quella del viaggio a Quinta, praticamente sono del tutto scollegate, indipendenti.
Invece perde decine e decine e decine di pagine in disquisizioni su fantafisica, fantasociologia, fantainformatica, fantapsicologia, senza senso. Trattazioni dottissime su qualcosa che non esiste. Ok la puntigliosità della/nella fantascienza, ma qui è eccessiva e gli avvenimenti spesso e volentieri vengono fermati anche per 20/30 pagine solo per riempire le pagine di monologhi di un computer.
Non si riesce invece a spiegare bene il punto fondamentale: perché il contatto? Ok, lo si vede iniziare, e si vede la paranoia del "contatto a tutti i costi" ma è su questo punto che avrebbe dovuto concentrarsi Lem, analizzando più dettagliatamente le motivazioni che spingono al contatto. Invece anche la meraviglia che sarebbe naturale nel trovarsi di fronte al primo mondo abitato scoperto dall'uomo è completamente, quando non messa in secondo piano, assente dalla narrazione.
La domanda "Perché il contatto" si perde, ma dovrebbe essere la centrale. Chi ha letto altri libri di Lem sa che il suo tema prediletto è l'incomunicabilità. Incomunicabilità tra razze, come in Solaris, incomunicabilità del senso di un'opera aliena come in L'invincibile, incomunicabilità personale attraverso il tempo relativistico come in Ritorno dall'Universo. Qui dovrebbe esserci l'incomunicabilità del "Primo Contatto" ma a mio parere il tema della guerra, della sociologia della guerra, fa perdere la vera incomunicabilità che diventa invece una vera comunicazione, ma una comunicazione che dice "Non voglio comunicare". Le due razze infatti si parlano, e si capiscono; si intendono. Ma hanno idee diverse; tuttavia pienamente comprensibili. La sconfitta finale della comunicazione è peraltro dovuta a una sbadataggine dell'astronauta che scende sul pianeta e si dimentica di mandare il segnale di "Tutto ok" alla nave. Non ci credete? Si, è così, se ne dimentica, e la nave madre distrugge tutto. Per una fottuta dimenticanza.
Astronauta che è peraltro il "risvegliato" dall'ibernazione di Titano e che Lem si dimentica di dirci chi è.
Avrebbe potuto essere un bel libro. Avrebbe potuto essere un magnifico libro di guerra; un magnifico libro di viaggi interstellari; un magnifico libro di storia umana; un magnifico libro di qualsiasi cosa ma non il casino che ne è venuto fuori, che ha un po' di tutto, ma in sostanza nulla.
Ammetto che in alcuni punti è così prolisso su disquisizioni tecniche di finta scienza, finta politica, finta sociologia che ho saltato a pie pari paragrafi interi.
Finale letteralmente pietoso. Non metto voto 1 solo perché alcuni passaggi, e la trama più generale in se, sono belli, come pure è bella la parte ambientata su Titano che come racconto a se stante sarebbe stato magnifico.
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