Eroico BIKER senza frontiere.
LO STRANIERO
Albert Camus
- Categoria libro: Narrativa straniera
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 17/11/2013
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La morte della madre in un ospizio di un paesino dell'Algeria francese, il viaggio veloce, la veglia funebre, la conoscenza di questa sua fine vita misteriosa, i vecchi.... L'enigma continuo di Camus,la peste nell'anima...
Questo è l'incipit di questo capolavoro di Camus. La morte della madre nel romanzo è solo un breve momento, quasi ininfluente all'opera intera, come lo è per il protagonista, che non soffre, non piange, ma neanche quasi si annoia. Anzi, si, si annoia, si annoia di tutto. E' così che viene inizialmente presentato questo personaggio strano ed inquietante: quasi si sente in colpa a chiedere permesso dal lavoro per andare alla veglia funebre. Quasi si sente fuori luogo tra i "vecchi", di fronte alla bara che, peraltro, non fa neanche aprire sicché non vedrà neanche il cadavere della "mamma" prima di sotterrarla. Infastidito dal caldo torrido algerino, incuriosito dal vecchio intimo amico di mamma durante il periodo passato all'ospizio, annoiato, intimidito, senza alcuno stimolo verso qualcosa ma fermo, immobile, nel presente.
Così ci viene presentato, e così sarà in seguito: quando Maria gli chiede di sposarla lui acconsente, ma quando lei gli chiede perché lo faccia lui risponde "Perché me lo hai chiesto". E se l'amasse, neanche per idea. E se l'avesse chiesto un'altra ragazza? Ovviamente si. Perché? E tace.
Senza un perché anche durante l'omicidio. E in silenzio anche di fronte al "Perché?" richiestogli più volte dal giudice. Ma un silenzio senza timore, un silenzio perché, semplicemente, la domanda gli è priva di alcun senso.
La domanda che ci si potrebbe chiedere è: perché si intitola "Lo Straniero"? La risposta è che il protagonista è questo straniero, ma nel senso che è straniero nelle consuetudini del mondo, è straniero nella comunità. Non reagisce, non comprende, non decide, si lascia portare, e non appartiene a nessun gruppo. Non è come né l'uno né l'altro degli altri personaggi del libro, e del mondo in genere. E' straniero tra di noi.
Questo libro è una prova di quanto la letteratura riesca a superare ogni altra forma di arte.
Questo è l'incipit di questo capolavoro di Camus. La morte della madre nel romanzo è solo un breve momento, quasi ininfluente all'opera intera, come lo è per il protagonista, che non soffre, non piange, ma neanche quasi si annoia. Anzi, si, si annoia, si annoia di tutto. E' così che viene inizialmente presentato questo personaggio strano ed inquietante: quasi si sente in colpa a chiedere permesso dal lavoro per andare alla veglia funebre. Quasi si sente fuori luogo tra i "vecchi", di fronte alla bara che, peraltro, non fa neanche aprire sicché non vedrà neanche il cadavere della "mamma" prima di sotterrarla. Infastidito dal caldo torrido algerino, incuriosito dal vecchio intimo amico di mamma durante il periodo passato all'ospizio, annoiato, intimidito, senza alcuno stimolo verso qualcosa ma fermo, immobile, nel presente.
Così ci viene presentato, e così sarà in seguito: quando Maria gli chiede di sposarla lui acconsente, ma quando lei gli chiede perché lo faccia lui risponde "Perché me lo hai chiesto". E se l'amasse, neanche per idea. E se l'avesse chiesto un'altra ragazza? Ovviamente si. Perché? E tace.
Senza un perché anche durante l'omicidio. E in silenzio anche di fronte al "Perché?" richiestogli più volte dal giudice. Ma un silenzio senza timore, un silenzio perché, semplicemente, la domanda gli è priva di alcun senso.
La domanda che ci si potrebbe chiedere è: perché si intitola "Lo Straniero"? La risposta è che il protagonista è questo straniero, ma nel senso che è straniero nelle consuetudini del mondo, è straniero nella comunità. Non reagisce, non comprende, non decide, si lascia portare, e non appartiene a nessun gruppo. Non è come né l'uno né l'altro degli altri personaggi del libro, e del mondo in genere. E' straniero tra di noi.
Questo libro è una prova di quanto la letteratura riesca a superare ogni altra forma di arte.
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