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GIORNI DI GHIACCIO. AGOSTO 2008. LA TRAGEDIA DEL K2

Marco Confortola

Un giorno stavo facendo zapping in tv ed ho beccato per caso, su DJ TV, questo ragazzone ospite in studio, e stava parlando appunto di scalate. Il discorso era già in corso, e non capivo cosa centrasse la sua frase, detta ridendo come un ragazzino, "be sai ha i suoi lati positivi non doversi più curare in mezzo alle dita", che suscita ilarità nello studio. Seguendo il discorso, scopro che era riferita al fatto che, durante una spedizione finita male sul K2, si è miracolosamente salvato, perdendo però le dita dei piedi, congelate. Non posso che provare infinita ammirazione nei suoi confronti, per via di quella autoironia, che io ho sempre apprezzato nelle persone, che trasforma il fatalismo in un atteggiamento positivo ed unico di accettazione del mondo e della vita. Non potevo, dopo una premessa simile, esimermi dal leggere questo libro.
All'inizio è carino, però una volta concluso mi resta un po' di amaro in bocca. Perché il libro non è male, e l'avventura è terribile, ma mi resta veramente una gran brutta impressione per questi cosiddetti esploratori. C'è distacco ed indifferenza, resto basito sul come si allontanano l'uno dall'altro, sul come si lasciano da soli, sul come l'istinto di sopravvivenza individuale prevalga palesemente e pesantemente purtuttavia in un'avventura prettamente ludica e fine a se stessa. E il giudizio negativo che dò non posso non darlo: Marco parla un po' dello scalatore come di un militare, abituato ad un mestiere duro, freddo, abituato alla morte. Ma sinceramente un militare ha una motivazione che, per quanto apprezzabile o no, è sicuramente ben più forte della semplice conquista personale di una cima montuosa. No, mi dispiace. Non lo capisco. Non capisco quando si rubano le tende a vicenda in campi nei quali, se non l'hai, muori; non capisco quando non dai una mano ai portatori che arrivano in ritardo, visto che stanno facendo il lavoro sporco per farti divertire; non capisco quando non si aspettano l'un l'altro; non capisco quando di fronte ai coreani morenti i suoi amici spariscono, shock o no. No. Non lo capisco.
Certo è che qui più di tutto, certe situazioni vanno semplicemente vissute. Io non le ho vissute, mi piacerebbe ma non lo farò mai, e la mia comprensione ha quindi un limite (o molti, oppure uno solo ma molto grande). Non posso tuttavia esimermi dall'esprimere un giudizio personale.
Nel complesso, comunque, a livello narrativo è un libretto passabile ma non eccelso.

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