Sono rimasto un po' deluso. Nulla da fare, sebbene avessi tirato fuori ogni intellettualismo fine a se stesso per salvare Rhapsody in Black, in realtà mi sono convinto che Bettinelli non fa per me. Dopo In Vespa si è trasformato in un "professionista", il suo è diventato un lavoro, l'ha sfruttata per soddisfare le sue velleità letterarie, lo stile si è tramutato in qualcosa di lievemente pomposo che però non riesce a rendere le emozioni. E poi i suoi pregiudizi sull'America mi hanno lasciato esterefatto: come si può attraversare una nazione grande come quella, con dei panorami naturali mozzafiato, pensando di poterla liquidare invece solo straparlando di guerrafondai e soldi?
Non sopporto i pregiudizi, non sopporto quando un popolo viene giudicato in toto e sbrigativamente per le azioni di una sua parte, e soprattutto quando il territorio deve patire questo giudizio sfrontato e superficiale, a scapito di ciò che può offrire.
E poi, tutta la fretta che ha... perché? Che senso ha mettersi a fare il giro del mondo, e poi avere fretta? Saltare di continuo mete per rispettare una tabella di marcia... a che pro? Non ha senso... Tutto il libro è una farneticazione insensata su città paesi incontri quasi scontata, prevedibile, si sa dove andrà a parare e dove finirà, ma dopo un po' ci si fa il callo e ci si annoia.
Devo comunque aggiungere una nota, che forse sottolinea bene come il mio giudizio sia meramente soggettivo: sebbene questo sia il libro che meno mi è piaciuto di Bettinelli, è quello dal quale ho tratto il maggior numero di idee per me, e di citazioni per il mio sito...
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