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LA GENESI DELLA SPECIE

Robert J. Sawyer

Due scienziati stanno tentando un rilevamento di neutrini in un laboratorio sotterraneo, come ad esempio quello che esiste sul Gran Sasso. Di colpo c'è un segnale, ma troppo forte: un neutrino è accettabile, due anche, ma che il segnale sia così potente è impossibile a meno che una Nova non fosse puntata direttamente in quell'esiguo spazio cosmico, ipotesi tendente all'impossibilità. Quando il rilevamento finisce, scoprono che nell'acqua c'è un uomo, e scopriamo in breve che è un adulto, maschio, come sviluppo evolutivo tecnologico paragonabile al nostro, solo che è della specie Neanderthal. In una narrazione parallela, due uomini stanno effettuando un esperimento di computer quantistico avanzato in cui l'oscillazione della materia calcolante sfrutta gli universi paralleli tra cui oscilla per trovare sue repliche ed aumentare le proprie capacità di calcolo: per un problema durante un esperimento, uno dei due uomini si trova all'interno dei componenti di calcolo e scompare nel nulla: quello è il Neanderthal, è Ponter Boddit, vivente in un universo parallelo in cui sono i Neanderthal la specie dominante, e unica sopravvissuta, dell'evoluzione di Homo. Pubblicato nel 2002, da allora ne è passata di strada nello studio dell'evoluzione umana, a tutt'oggi non è definitivo che Sapiens e Neanderthal siano due specie completamente ma a quei tempi si pensava ai Neanderthal come a un punto di passaggio verso il Sapiens, tant'è che si diceva - come nel libro - Homo Sapiens Neanderthalensis mentre noi eravamo Homo Sapiens Sapiens. I Neanderthal, oggi chiamato invece Homo Neanderthalensis per evidenziare che erano una specie parallela alla nostra, non precedente in linea evolutiva, erano un genere di uomo simile ai Sapiens e distribuiti perlopiù in Europa, avanzata circa come i Sapiens, ma che scomparvero in un tempo relativemente breve, non si sa ancora per cosa ma le ipotesi mirano a suggerire che furono superati dall'evoluzione tecnica e versatilità dei Sapiens, probabilmente decimati in guerre tribali e infine assimilati con incroci misti come testimonia il nostro DNA. Sawyer, prima di scrivere il romanzo, si è informato bene sugli studi in merito e il Neanderthal Ponter è tratteggiato incredibilmente bene, come se proprio questa specie si fosse evoluta fino "ai nostri giorni" ovvero al livello evolutivo cui siamo giunti noi. Consiglio subito una letta anche veloce alla pagina Wikipedia | Homo Neanderthalensis per farsi una base.
Le differenze somatiche ed evolutive hanno portato però a differenze di evoluzione sociale: qui Sawyer introduce la novità che compone il sostrato del romanzo, scientificamente fondato. I Neanderthal del mondo parallelo hanno una popolazione più bassa perché per motivi legati alla riproduzione (non c'è propriamente l'"estro nascosto" tipico delle femmine di Homo Sapiens) e ciò ha portato a non sentire la necessità di dedicarsi all'agricoltura, il metodo prediletto nel nostro mondo per cercare di dar da mangiare a tutti. Si pensa infatti che Homo Sapiens fosse già dedito in parte al commercio o all'agricoltura allo stadio larvale mentre i Neanderthal prelidigessero la caccia (Ponter non conosce il pane, non apprezza le verdure, ma adora la carne) e la caccia è un'attività che prende molto tempo quindi i Sapiens avevano teoricamente più tempo libero per moltiplicarsi, inventare, e sterminare. L'agricoltura è il punto chiave dell'evoluzione umana, come dice ad esempio Harari in Sapiens
La rivoluzione agricola fu la più grande impostura della storia. Furono queste piante a domesticare Homo Sapiens, non viceversa. [...] non offrì nulla ai singoli individui, ma assegnò qualcosa a Homo Sapiens in quanto specie. La coltivazione del frumento permise di disporre di più cibo per unità di territorio, e quindi consentì a Homo Sapiens di moltiplicarsi in misura esponenziale. Sta qui l'essenza della Rivoluzione Agricola: la capacità di mantenere in vita più gente in condizioni peggiori.
Anche secondo Jared Diamond è così (Armi, Acciaio e Malattie rimane uno dei libri più belli che abbia mai letto): l'agricoltura e l'allevamento soprattutto permettono da un lato di nutrire persone sempre più numerose, in un circolo vizioso per cui serve più lavoro quindi più manodopera quindi più cibo quindi ancora più manodopera, dall'altro aprì le porte alle mutazioni di virus che ci hanno reso immuni alla maggior parte di quelli sconosciuti che incontrammo nel corso nell'espansione umana, tant'è che nelle americhe i nostri virus decimarono e annientarono interi popoli secolari, mentre poco o nulla arrivò in Europa. Questo fatto è rappresentato anche da Sawyer che infatti fa finire in quarantena i protagonisti.
Anche il fatto che la popolazione del mondo parallelo sia ridotta rispecchia ciò che sappiamo dei Neanderthal ovvero che i loro gruppi sociali erano solitamente più ridotti di quelli dei Sapiens, come pure che uomini e donne tendevano a vivere in maniera separata. Sono ipotesi, ovviamente, ma questa è fantascienza e Sawyer è partito da queste base per realizzare il suo Neanderthal evoluto, indubbiamente in maniera sia intelligente sia affascinante.
La maggior massa muscolare ed ossea li rende particolarmente pericolosi negli scontri a mani nude, sicché hanno imparato a dominare i loro scatti d'ira, come avviene tra i gorilla ad esempio dove, nonostante la forza fisica, gli scontri sono perlopiù dimostrativi: nei Neanderthal-alternativi è una cosa simile, solo che loro hanno il linguaggio e lo scontro dimostrativo diventa così superfluo. Senza contare che questa caratteristica porta tutti gli individui ad avere basse tendenze alla competitività in generale: ad esempio nella ricerca scientifica, ma anche nel controllo del territorio, o perché no nella quotidianità interpersonale, se pensiamo che la moda in senso lato (gioielli, pellicce, vestiario firmato, smartphone top di gamma o macchine grandi e via dicendo) hanno il solo scopo di essere mostrate (essere-per-gli-altri) ciò non può che essere un derivato della competitività; si può pensare che sia difficile immaginare degli uomini così, che peraltro non sterminano specie animali pur essendo esclusivamente carnivori, ma se non c'è più l'impulso alla caccia come competizione, alla ricerca di pellicce da vestiario come competizione e via dicendo si deduce che è sicuramente possibile. I leoni non hanno del resto sterminato le zebre.
Oltre a queste ed altre rappresentazioni di carattere riflessivo sull'evoluzione possibile a partire dalla fisiologia e dall'ambiente/società, Sawyer sfrutta l'occasione per altre riflessioni: ad esempio, nella loro società ogni individuo ha un dispositivo impianto nel braccio che registra ogni loro movimento ed azione (oltre a essere un pratico palmare con intelligenza artificiale semi-cosciente) in modo che le registrazioni possano essere usate come alibi (e tali sono chiamate le memorie, gli "Alibi") in caso di accusa; avere un alibi è quindi molto facile e molto difficile, quasi impossibile, non averlo, sicché la violenza è ormai quasi inesistente. Questa situazione introduce a questioni come il controllo totalitario e la privacy ma introducendole in un modo che è diverso da quello che pensiamo e immaginiamo noi (vedi Echelon) come a voler suggerire delle alternative.
A parte tutte queste questioni di riflessioni sociale ed evolutiva, Sawyer è riuscito a usarle solo come fondamenta nascosta ovvero non invadente per una bellissima storia, coinvolgente, strutturata bene, intrigante e pure credibile. C'è la critica sociale, tipica della e meglio nella fantascienza, ma non è scontata, né banale; non c'è il classico "buon selvaggio" simile a un bambino troppo cresciuto che dice che uccidere è sbagliato, che la guerra è assurda e via dicendo. I temi ci sono, ma introdotti e contestualizzati con fine arguzia.
Però c'è un però: questo confronto tra le due società, effettuato tramite i dialoghi, tende a protrarsi un po' troppo a lungo; è fatto bene, anzi benissimo ripeto, ma il sistema cede un po' per il fatto che ci troviamo di fronte a una trilogia. Mi spiego: quando ho cominciato a leggerlo non avevo ancora chiaro che si trattava di una trilogia, l'ho scoperto circa a un terzo del romanzo ma i titoli degli altri due (Trilogia Neanderthal Parallax: a questo titolo segue Fuga dal pianeta degli umani e la saga si conclude con Origine dell'ibrido) nella pratica fanno intuire sia come proseguirà il romanzo stesso, sia come proseguirà e finirà la trilogia stessa. E' un vero peccato che, invece di tre romanzi, l'autore non abbia preferito farne uno solo, diviso magari in tre capitoli, stringendolo un pochino. E' una critica però molto debole, da un lato ci sono ovvie motivazioni sia editoriali (trattenere i clienti lettori) sia economiche (la fantascienza è settaria e i suoi autori si fanno in quattro per ricavarci qualcosa), dall'altro è una critica affrontabile solo se bisogna evidenziare un anello debole nella catena della narrazione. Per quanto mi riguarda, nonostante ciò, rimane indubbiamente catalogabile come un vero classico della fantascienza.
Tra l'altro, pur essendo il primo di una trilogia è leggibile anche da solo.

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