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SONO ANCORA UN UOMO

Laura Hillenbrand

INTRODUZIONE | La cosa peggiore di questo libro non è scoprire meglio cosa combinarono i giapponesi: lo sapevo già, e da sempre dietro i loro bushido, l'ikebana, le carpe koi, la cerimonia del tè, i ciliegi in fiori e lo zen, so che c'è un lato oscuro che fa impallidire anche Hitler e Stalin messi assieme. La cosa peggiore è invece leggere questo libro con ebook e scoprire che è la prima volta in cui avere Wikipedia integrata non serve a nulla, perché di persone, eventi, battaglie e campi di concentramento che riguardano i giapponesi non troverete nulla di nulla.
Libro biografico su una persona che ha avuto una vita eccezionale, che patisce un'avventura eccezionale, durante un periodo storico eccezionale; tutte le carte giocavano a favore di questo libro, il problema però è dato dalla scrittrice e ci sono alcuni punti deboli ruotanti comunque attorno alla questione dello stile della narrazione, la scrittura, piatta in puro stile giornalistico. Tende a cercare l'eccezionale o a (ri)crearlo, è uno stile che cerca continuamente il colpo scenico a tutti i costi cosa che a me urta eccezionalmente i nervi; i periodi sono brevi e spesso spezzati con quel trucco che sentiamo spesso nei media che servirebbe a tenere alta la suspence nel pubblico. Ne viene fuori una storia che a volte si fa fatica a seguire perché se fosse un servizio di una colonna o cinque minuti andrebbe bene, ma così per 400 pagine diventa snervante e soprattutto noioso (400 o poco più di storia, il resto delle pagine sono fonti biografiche - per la maggiore interviste dell'autrice - e ringraziamenti).
La veridicità di quanto raccontato è da prendere come atto di fede e lo dico perché, leggendolo da ebook, spesso cercavo informazioni su Google o Wikipedia e scoprivo che non era in realtà proprio così come lei lasciava intendere a volte solo implicitamente. La difesa dell'atollo di Wake dall'attacco giapponese, ad esempio è ben diversa da come viene raccontata e per quanto riguarda il campo di Ofuna, sebbene realmente terrificante e violento (alla faccia, come dico sempre, del bushido e dalla grande cultura zen giapponese!), non è così come ce lo presenta lei. A leggere il libro sembra che morisse una persona al giorno quando invece da Wikipedia si scopre che morirono in tutto sei reclusi (vd. en.wikipedia.org). Sono solo due esempi, ne ho trovati altri, ma a questo punto quanta credibilità può avere il resto del libro? Sia chiaro, non è che menta e quanto scritto è in effetti ciò che accadde ma il problema è in quanto viene "evocato": diciamo sono più velate allusioni, l'accennato ma non detto, non chiarito. Non mi è piaciuto molto questo taglio perché intilla due o tre volte un dubbio che rimarrà come un'ombra per tutta la lettura.
La storia copre tutta la vita di Zamperini quindi non si parla solo della sua disavventura durante la Seconda Guerra Mondiale ma da quando è nato a quando è morto (quasi, in realtà, si ferma subito prima: il libro è del 2010 e Louie è morto nel 2014); ciò unito al fatto che la Hillenbrand non lesina avventure minori e continue digressioni in particolari anche secondari, rende il libro incredibilmente lungo ben oltre l'ovvia curiosità di chi ha deciso di leggerlo che, probabilmente, era attirato solo dalla questione bellica. Sinceramente avrei sintetizzato meglio la prima parte ovvero quella prima della guerra. Una sintesi migliore sarebbe comunque richiesta in tutta l'opera. Ho iniziato la lettura gasato, dopo una cinquantina di pagine mi sono reso conto che veniva considerata ogni sfaccettatura della vita di Zamperini, a pagina 270 ho cominciato a leggere con più superficialità ché già non ce la facevo più. Peccato, poteva essere più corto di almeno 150 pagine senza comunque perdere contenuti utilizzando uno stile più narrativo che giornalistico.
Per quanto, tuttavia, ci siano notevoli criticità in questo libro, la eccezionale vita di Zamperini e la testimonianza che tramite lui abbiamo di cosa combinarono quei cavolo di giapponesi superano tutto quanto, ed è solo così che possiamo capire che, nel male, le bombe atomiche furono forse una cosa necessaria perché, alla luce di quello che era quel popolo (compresi i civili, che come al solito - vedi questione palestinese - appaiono sempre come ignari e inermi), un'invasione terrestre si sarebbe tramutata in un massacro di portata ben peggiore.
Ho scoperto che esiste una sua autobiografia, "Sopravvissuto" scritta con David Rensin - Se la leggete fatemi cortesemente sapere com'è.
Una nota a proposito degli eventi narrati riguardanti la guerra con il Giappone e i suoi campi di reclusione: in italiano online non troverete nulla né su Google né su Wikipedia (i motori che uso sul Kobo). Niente di niente. Le ricerche online dovete farle in altre lingue quindi sacrificate già da subito Wikipedia (il Kobo utilizza ovviamente solo la versione italiana) e utilizzate direttamente Google per cercare risultati in inglese o altre lingue che parlate. Pare che in Italia si sia scelto di non narrare nulla della incredibile violenza brutale giapponese; trovate informazioni in inglese, francese, tedesco, spagnolo, polacco, bulgaro, ma in italiano niente di niente. "Italiani brava gente", come al solito... Le uniche pagine in italiano che potete leggere per farvi un'idea generale degli ambienti in cui fu rinchiuso Zamperini e dell'ideologia che animava i suoi carcerieri sono le seguenti: Wiki: Crimini di guerra giapponesi - Wiki: Razzismo in Giappone.
Pensiamoci, ogni volta che ci rappresentiamo i giapponesi come onorevoli combattenti dediti al Bushido, che osservano estasiati i ruscelli pieni di carpe koi o viali di ciliegi in fiore, che fanno la cerimonia del tè, che giocano a Go con fare ascetico, che creano meraviglie floreali con l'ikebana, che parlano pacatamente di Zen. Lo mole di persone massacrate dai giapponesi tra le guerre asiatiche/cinesi e la Seconda Guerra Mondiale è agghiacciante e fa impallidire Hitler e Stalin anche messi assieme, e "massacrate" è un termine inadeguato visto che si parla di persone uccise di botte, lasciate morire di fame, bruciate o seppellite vive, sterminate in massa con fucili e baionette e spade, decapitate, smembrate, cotte, torturate e persino mangiate con atti di cannibalismo non motivati da fame ma per puro spregio. Senza dimenticare la vicenda della HMS Peterel: era ormeggiata a Shangai, subito dopo l'attacco di Pearl Harbour (cui seguì la dichiarazione di guerra agli USA), i giapponesi abbordarono la Peterel (senza aver ancora dichiarato guerra alla Gran Bretagna!) quindi la affondarono e cominciarono a sparare ai marinai che si gettavano in mare per nuotare a riva.
Il libro si conclude con una frase profetica, alla luce di quanto siano considerati spiritualmente avanzati i giapponesi e di quanto silenzio vi sia in Italia sulla mole di crimini e fatti storici in genere: "Entro il 1958 tutti i criminali di guerra che non erano stati giustiziati sarebbero stati liberi e il 30 dicembre di quello stesso anno a tutti sarebbe stata concessa l'amnistia. Sugamo sarebbe stata rasa al suolo e l'epica odissea dei prigionieri di guerra in Giappone a poco a poco sarebbe sbiadita nella memoria del mondo".

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