Abbiamo da un lato un'umanità progredita tecnologicamente che, dopo aver dimostrato la fisicità come unica dimensione umana, ha perso buona parte della sua empatia e dei suoi sentimenti mentre alcuni sottintesi (il Padre) fanno intendere una progressiva discesa nella violenza e nell'omologazione.
Dall'altro abbiamo Klara che nella sua totale infantile ingenuità scivola invece nella fede che la porta semplicemente a distruggere una non meglio imprecisata macchina "Cootings" che è probabilmente un grosso generatore a gasolio, nella speranza che il Sole per ringraziarla faccia guarire Josie.
Due estremi tanto inconciliabili quanto deleteri. Senza la fede l'uomo è solo, ma con la fede è scemo? Forse la fede, la religione, ha bisogno della innocenza, di un certo tipo di regresso intellettuale, dell'emotività illogica; ma allo stesso tempo, per rispondere a Padre e Capaldi, è questa idiozia di Klara che riesce invece ad attestare che il "cuore" esiste, ma nessuno ne guadagna alcunché. Anzi...
Libro tanto bello quanto misterioso. Josie ha una malattia causata dal trattamento di potenziamento genetico, e la sua guarigione è casuale, non c'entra il Sole; ma perché sia lei sia la sorella? E cosa aveva visto Josie in Klara? Perché c'è violenza in quella strana società che pare crollare, dove i negozi chiudono di continuo e i bar sono vuoti e le loro insegne non hanno nomi ma solo dicono cosa servono, come se ci fosse un solo locale per tipo in tutta la città che peraltro da l'idea di essere semi vuota? E perché dopo la guarigione tutto cambia, Klara finisce nel ripostiglio, Melania se ne va, Rick pure che neppure era potenziato? Che fine fa il Padre? E l'artista, cosa vuole da Klara? Forse solo metterla in un'esposizione museale, come pare, ma perché? E perché Klara non cammina più? E cosa c'entra la Direttrice?
La maestria dello scrittore comunque è tutta qua: tante domande irrisolte che non danno fastidio, non sono (solo) artificiose ma stimolano la mente. Klara sarà difficile dimenticarla, per noi che leggiamo il libro.
Se questo è Ishiguro, il Nobel è meritato.