mar 03/12/2024 | RSS | Menu

SOLO IL MIMO CANTA AL LIMITARE DEL BOSCO

Walter Tevis

Ho scoperto Walter Tevis da poco, non sapevo che i film Lo Spaccone, Il Colore dei Soldi e L'uomo che cadde sulla terra erano tratti da suoi romanzi. Volevo approcciami a questo autore partendo da quei libri, oltreché da La Regina degli Scacchi di cui da poco hanno fatto una serie per Netflix di molto successo e che ha creato una specie di esplosione di passione per questo gioco nelle nuove generazioni; invece ho scoperto questo libro ed essendo io appassionato di romanzi di fantascienza e se hanno pure temi distopici ancora meglio, ho deciso di partire da qui. Che felicità questa scoperta. Un libro maestoso che, chissà perché, non mi è mai capitato di sentire citato a fianco di 1984, Fahrenheit 451, Il Mondo Nuovo e altri simili classici. 
La scrittura è semplice ma non banale, è diretta; la struttura mischia la narrazione impersonale alla narrazione in prima persona a partire dai diari scritti dai protagonisti. 
Non sappiamo bene quando è successo o come, sappiamo il processo e il risultato: tutta la gestione pratica della vita sociale è stata demandata ai robot in modo che gli uomini potessero dedicarsi alle loro passioni. L'ideale utopico che ha guidato queste decisioni ha quindi messo i robot a gestire manutenzioni, linee di produzione, tribunali, governi... Ma la genialità di Tevis è che questi robot non li ha creati perfetti, ma imperfetti. Si rompono, non sono liberi ma seguono comunque i dettami del ruolo per cui sono stati costruiti, sono coscienti ma solo un po', e via dicendo; questi robot erano progettati per essere continuamente seguiti e riallineati nei processi dagli umani, ma quest'ultimo punto è venuto a mancare. Gli uomini sono caduti nell'apatia e nell'isolamento e hanno cominciato ad assumere droghe, non sanno leggere e così vivendo si sono isolati gli uni dagli altri; i robot hanno cominciato dunque a migliorare queste cose nell'ottica della programmazione ovvero migliorare ciò che l'uomo fa e permettergli di farlo meglio, era inizialmente pensato nell'idea che l'attività dell'uomo sarebbe stata produttiva artistica e culturale, probabilmente, ma non è andata così. I robot ora migliorano droghe e sistemi sociali e alienazione, impongono una moralità di privacy estrema, di isolamento, di droghe e programmi TV allucinogeni e l'uomo ora non conosce più la storia la tecnologia e persino non sa più leggere; tanto il lavoro grosso lo svolgono i robot che però ormai mancano di un capo e vanno avanti seguendo i loro diagrammi di flusso. E quando i bambini non avevano più genitori in grado di seguirli perché nevrotici e drogati, i robot hanno attuato un piano di diminuzione della popolazione che ha portato alla sterilizzazione di tutta l'umanità. Ai tempi della storia ci troviamo di fronte un mondo senza bambini e di uomini ebeti e sterili, ci troviamo di fronte all'ultima generazione di esseri umani dopo la quale homo sapiens sarà ufficialmente estinto.
Tevis ha ricreato delle suggestioni molto particolari che pian piano ci permettono di farci un'idea della situazione attuale al tempo degli eventi, nonché delle metafore molto carine per dare un'idea della portata della situazione.
Ad esempio, quanto Paul Bentley incontra Mary Lou, accade in uno zoo, un giardino insomma. Lei sosta spesso vicino alla teca di un serpente, un grosso pitone, che scopriamo essere a sua volta un robot e la prova definitiva ci viene data quando Mary spacca con una pietra la teca, prende il serpente e gli spalanca la bocca all'interno della quale ci sono i collegamenti elettrici. Subito dopo ella coglie un frutto dall'albero su cui stava il serpente e lo porge a Bentley. Abbiamo una versione del peccato originale, però: il serpente è finto, il frutto è finto, e il peccato è in realtà lo smascheramento della menzogna; con questo gesto simbolico i due automaticamente escono dalla struttura sociale che domina il mondo e con piena coscienza - non più per gola della mela, per quasi uno sbaglio - escono dal "giardino" in una fuga verso la valle di Eden volontaria. Non c'è nessun Dio che viene a chiedergli "perché si è vestito" ma il giardino di Dio è in realtà il luogo della menzogna e simbolo della prigionia del genere umano. Non finisce qua, perché il primo libro che compare, a parte quelli sui quali Paul racconta di aver imparato a leggere, è un Dizionario, mentre subito dopo Mary fa scoprire a Paul un deposito della Biblioteca in cui compare il secondo libro ovvero quello di Reuben Fine sui Finali di scacchi. E' l'apologia della cultura e del calcolo, della mente umana come unica arma contro la devastazione del mondo che li circonda. E' a mio avviso una vera dichiarazione di guerra alla fede, la Fede nella cultura accettata dal resto del genere umano, la fede/fiducia nei robot e nel sistema che, nonostante palesi evidenti malfunzionamenti, portano avanti. Il primo libro che Paul legge ad alta voce e a un'altra persona è un libro su Paul Morphy, un altro scacchista. Non può essere un caso, perché gli scacchi sono uno dei pochissimi giochi in cui il caso proprio ha parte, e il caso non ha molto a che fare con Dio e la teologia, non c'è fede negli scacchi ma solo studio, calcolo, ed errori. L'interpretazione teologica continua un po' in tutto il romanzo, mai esplicita però: ad esempio Bentley bella comunità di religiosi assume la figura di un improbabile Messia.
Ci vengono dati alcuni altri dati per comprendere il mondo circostante, ad esempio Paul andando allo zoo nota che "Era giovedì e quindi pioveva", ci fa pensare che il controllo che a suo tempo era stato attuato sul mondo e la popolazione coinvolgeva anche il clima, controllo il cui successivo degrado ha portato a questa agghiacciante situazione di decadenza in cui le persone hanno perso o si sono auto-negate ogni stimolo creativo e sociale, demandando la gestione della società ai robot che però, nel corso del tempo, hanno cominciato ad avere problemi e nessuno più c'era ad aggiustarli, migliorarli, rimetterli in riga. Troviamo così robot che non ti servono le patatine se non ordini il piatto dello chef ma lo chef non è disponibile e quintali di patatine stanno lì a marcire; troviamo una fabbrica di tostapane che, per un problema alla linea di montaggio risolvibile semplicemente disincastrando un dischetto di metallo, producono da chissà quanti anni tostapane che non funzionano e che vengono quindi riciclati per produrre altri tostapane che non funzionano, tostapane dei quali del resto (quando Bentley rimuove il dischetto, facendo rifunzionare la catena produttiva) nessuno ha più bisogno.
O ancora, da un colloquio tra Spofforth e un computer database dell'anagrafe scopriamo che la situazione è mondiale poiché il pc chiede se deve verificare anche i db cinesi; la fine della scrittura accade gli ultimi anni del secolo XXII poiché Mary Lou trova forse l'ultimo libro scritto e vi legge la data di pubblicazione, e quando chiede a Spofforth a quando coincideva lui risponde 400 "gialli" fa, ovvero 200 anni, anche se alla domanda se "oggi" c'è una data lui dice, secco forse anche troppo, che non c'è alcuna data per l'oggi. Non vuole palesemente farglielo sapere, anche se sappiamo che è il 2467.
Anche Spofforth è particolare: è fisicamente perfetto, alto, maschio ma senza attributi sessuali, domina uomini e robot e in sostanza un po' tutto quanto il sistema, è l'unico robot Nove esistente, e decida vita e morte di Paul e Mary Lou e li coglie sul fatto del loro peccato originale: è una specie di dio che si presenta però come un vero e proprio anti-Dio. Ma Bentley, durante la sua fuga, ormai - assieme a Mary Lou - il primo uomo libero, nuovamente "essere umano" dopo secoli, un nuovo Adamo insomma, rischia di essere ucciso proprio in nome di Dio.
Un libro maestoso, distopico ma, come tutte le grandi opere di letteratura anche se distopica, terribilmente realistico e che dev'essere preso come monito, oggi - con la cultura dei social, del sempre connessi - ancora più reale.
Un'ultima nota: in questo romanzo Tevis è riuscito a mettere un fondo di nostalgia, di tenerezza, di dolcezza, di solitudine e di melanconia impressionanti, del resto anche il titolo evoca piccole dolcezze e scherzi. Mockingbird in originale, mentre il titolo italiano è tratto da una citazione cardine del libro, è un piccolo uccellino non presente in Italia ma solo in America che imita, quasi sbeffeggiando, il canto degli altri uccelli e in italiano è chiamato infatti Mimus polyglottos - Mimo Poligrotta - Tordo Sbeffeggiatore. Un simpatico uccellino canterino, insomma, e lo sbeffeggiamento richiama ciò che nel romanzo fanno gli umani con l'ossessione della Privacy e i robot, anche i più avanzati mai umani e come Spofforth devastati da una irrazionale nostalgia. Intraducibile in italiano, mi piace comunque la versione che hanno dato in Italia poiché l'espressione "Solo il mimo..." è un verso di una poesia cardine all'interno del romanzo che, ad esempio, disincastra Spofforth nella ricerca dell'origine dei suoi impersonali ricordi e allo stesso tempo è come guida delle azioni di Bentley e Mary.

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Tutti i libri di Walter Tevis

  • La Regina degli Scacchi (stato: Libro finito )
  • Solo il mimo canta al limitare del bosco (stato: Libro finito Libro molto apprezzato! )
  • Totale libri: 2
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