Scritto nel 1926, questo libro nonostante la sua brevità è molto importante poiché ci ricorda che la migrazione, o meglio il ritorno dalla diaspora, degli ebrei in Israele e cosa ben precedente l'Olocausto, il nazismo, e la Seconda Guerra Mondiale. Gli equilibri sociali e politici diversi, il commercio, l'industrializzazione, l'apertura di mercati internazionali avevano creato le basi perché molti ebrei tornassero in Israele sia per sfuggire dall'antisemitismo da sempre alimentato dai regimi e soprattutto creato, finanziato e sorretto dalla Chiesa cattolica, sia per riconciliarsi con amici e parenti che là avevano sempre vissuto. Erano anche ormai in crisi le ultime basi della diaspora da Israele e nasceva pian piano l'idea del ritorno nella terra dei Padri, il Sionismo. Ciò che successe dopo l'Olocausto fu solo l'ultimo passo di un processo da sempre in corso: il ritorno a casa.
In maniera favolistica, a riprende un po' i toni epici del Pentateuco un po' la tipica ironia ebraica e chassidica, si narra le peregrinazioni di un gruppo di ebrei sbattuti a destra ed a sinistra dalle onde della storia e del destino fino a raggiungere la loro meta, la Città Santa: Gerusalemme. Il romanzo è breve, 80 pagine circa, ma fitto di rimandi alla tradizione ebraica, alla tradizione chassidica, e alla narrazione biblica e ciò lo fa un libretto bello ma arduo da seguire per chi non è avvezzo a questa tradizione. Anzi, più che avvezzo, ne deve proprio essere coinvolto. Io amo la letteratura ebraica sia israeliana sia degli ebrei europei pre e post Disastro, ma questo libro si fa un po' di fatica a seguirlo. E' uno dei pochi casi in cui avrei voluto avere una introduzione a spiegare chi era Agnon e qual'era il senso di questo libro, e le note ai passi inserite direttamente nelle pagine invece che a fine libro.
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