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LA SIGNORA DALLOWAY

Virginia Woolf

Ho letto alcuni libri de Il Paradiso Perduto molti anni fa, troppi, e non me lo ricordi bene ma la struttura del romanzo è simile e dominata dal "ricordo" simbolico. Clarissa, o Peter, o qualunque altro degli infiniti personaggi di questo libro, appaiono e immediatamente sono travolti dall'ondata di ricordi e pensieri in flusso non proprio cosciente che li sbatte come un mare impetuoso da un evento all'altro della loro vita passata mentre il presente è immediato, un puntino di attualità se non proprio attualismo poiché il presente è tutto ciò che esiste, l'unica cosa. Il passato è una ricostruzione a partire dal presente e forse questo, l'assenza dello scorrere del tempo, è il punto debole dell'opera. Sembra di guardare un quadro a visione ampia, dove entro una cornice sono rappresentate tanti personaggi in un scorcio di società in prospettiva: ciascuno ha il suo daffare, il suo significato, i suoi problemi e i suoi pensieri: passiamo dalla governante per spostarci un po' a destra verso la zia o un po' a sinistra verso la fioraia, un po' a fianco c'è Septimus e subito accanto la moglie Rezia appoggiata a una fontana, in cielo un aereo fa le scie di fumo mentre in un angolo da una nave scende Peter trafelato e all'estremo opposto v'è Sally che fuma un sigaro in una posa un po' fuori luogo. Tutto il romanzo si svolge in una giornata, una sola, 150 pagine per parlare in un chiacchiericcio continuo molto femminile di ogni santissima cosa. Se da un lato la tecnica è sublime e il linguaggio portato ai suoi estremi di bellezza tecnica, dall'altro questo è tutto ciò che costituisce questo libro e fa perdere la concentrazione e il senso di tutto ciò che accade (che già è poco). Non per questo è un brutto libro: però è difficile e inevitabilmente noioso, più adatto a chi cerca che la tecnica che i contenuti. Io ho fatto veramente fatica a finirlo e alla fine non mi è rimasto granché. Non mi sono impersonato in nessuno, non ho provato empatia per nessuno, non mi sono emozionato per nessuno, non mi è rimasta in mente alcuna frase né ho trovato citazioni valide da inserire nel mio sito. Appena iniziato mi sono emozionato per la prosa, ma questa è tutto ciò che resta di questo libro. Oltretutto il finale è la parte più tediosa e resta pure inconcludente: la "festa" di Clarissa è una palla atomica, scusate l'assenza totale di stile (in contrapposizione assoluta al linguaggio della Woolf) ma è l'unica espressione che ho trovato che possa rendere bene cos'è questa parte del romanzo. Per fortuna che è corto perché se ci fossero state anche sole 50 pagine in più probabilmente l'avrei abbandonato.

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