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IO SONO MALALA
Malala Yousafzai
- Categoria libro: Biografie
- Stato lettura: LIBRO CONCLUSO il 11/12/2014
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Cosa dire di questo libro? Poco, perché c'è da dire, più che altro, su Malala. Cosa dire su Malala? Grazie di esistere, e grazie di aver scritto questo libro. Il tema è caldo, perché Malala non narra solo la sua storia, ma racconta dei suoi ideali, del suo paese, di cosa sono i Talebani, di cos'è lo Swat, chi sono i Pashtun, chi sono i Mussulmani e che differenze ci sono tra gli estremisti e non. Merita un discorso a parte ma, sicuramente, non posso che consigliarvi di leggere questo libro e di farlo a cuore aperto, perché con tutti i suoi limiti riesce a farci in qualche modo aprire un po' gli occhi. Bellissimo. Grazie, Malala.
Nonostante ciò, il libro contiene una grande contraddizione, invalicabile, e tipica del mondo mussulmano moderato e intrinseca alla religione in sé: Malala insiste nel difendere lo Swat, i Pashtun, e l'Islam, tuttavia non si rende conto appieno che la sua difesa della tradizione e dell'identità del suo popolo contiene in sé il "germe del peccato" ovvero è il concime (letteralmente, perché è/sono merda/e) che muove la mano dei terroristi e di chi l'ha sfigurata e voleva ucciderla. L'estremismo ha basi sempre solide, ovvero l'estremismo nasce appunto come estremizzazione di qualcosa ma quando il "di" è la religione, l'estremismo si genera a partire da una struttura completamente irrazionale fondata su un atto di fede che, come tale, è ingiustificabile ed interpretabile. Non può esistere una religione che non conceda dalle sue fondamenta la nascita dell'estremismo, ovvero della violenza: non può, perché quando baso un ragionamento sul nulla (e dio è fondamentalmente un nullo che qualcuno dice che è e così facendo lo definisce ma, essendo un nulla, può essere definito in molteplici modi) apro la strada a tutte le possibili derivazioni che potrà creare una persona che parla bene. Nel momento in cui Malala dice che vuole studiare ed essere libera ma lo vuole nel paese dei Pashtun, dice qualcosa che non può accadere; non per niente è stata curata, sistemata, istruita e formata all'estero, e all'estero è rimasta. Malala ha un'utopia, ma un'utopia non è un mondo che si vuol creare bensì un mondo bello che non esiste.
Questo è il virus pandemico del mondo mussulmano: è una religione limitante alla base (il Corano è dettato da Allah, è vero parola per parole e in lingua araba) e "islam" significa del resto "sottomissione", i suoi sbocchi non possono essere buoni per quanto sia buona la persona o il popolo che vi si sottomette. I più furbi restano sempre i cristiani (cattolici perlopiù) che hanno ideato la formula "fai un po' quel cazzo che ti pare, basta che ti confessi".
Nonostante ciò, il libro contiene una grande contraddizione, invalicabile, e tipica del mondo mussulmano moderato e intrinseca alla religione in sé: Malala insiste nel difendere lo Swat, i Pashtun, e l'Islam, tuttavia non si rende conto appieno che la sua difesa della tradizione e dell'identità del suo popolo contiene in sé il "germe del peccato" ovvero è il concime (letteralmente, perché è/sono merda/e) che muove la mano dei terroristi e di chi l'ha sfigurata e voleva ucciderla. L'estremismo ha basi sempre solide, ovvero l'estremismo nasce appunto come estremizzazione di qualcosa ma quando il "di" è la religione, l'estremismo si genera a partire da una struttura completamente irrazionale fondata su un atto di fede che, come tale, è ingiustificabile ed interpretabile. Non può esistere una religione che non conceda dalle sue fondamenta la nascita dell'estremismo, ovvero della violenza: non può, perché quando baso un ragionamento sul nulla (e dio è fondamentalmente un nullo che qualcuno dice che è e così facendo lo definisce ma, essendo un nulla, può essere definito in molteplici modi) apro la strada a tutte le possibili derivazioni che potrà creare una persona che parla bene. Nel momento in cui Malala dice che vuole studiare ed essere libera ma lo vuole nel paese dei Pashtun, dice qualcosa che non può accadere; non per niente è stata curata, sistemata, istruita e formata all'estero, e all'estero è rimasta. Malala ha un'utopia, ma un'utopia non è un mondo che si vuol creare bensì un mondo bello che non esiste.
Questo è il virus pandemico del mondo mussulmano: è una religione limitante alla base (il Corano è dettato da Allah, è vero parola per parole e in lingua araba) e "islam" significa del resto "sottomissione", i suoi sbocchi non possono essere buoni per quanto sia buona la persona o il popolo che vi si sottomette. I più furbi restano sempre i cristiani (cattolici perlopiù) che hanno ideato la formula "fai un po' quel cazzo che ti pare, basta che ti confessi".
Commenti al libro
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