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TRATTATO DI ATEOLOGIA

Michel Onfray

Il titolo potrebbe dare l'idea di un'impostazione sbagliata per eccesso di teoria e così l'ho inteso io prima di iniziarlo. Il mio assunto preconcetto era che non va fondata l'ateologia, ma sfondata la teologia. E basta. Non va creato il dopo, non c'è necessità di avere un'alternativa o si rischia che il dopo diventi un doppio. E' necessario abbandonare dio per il motivo stesso per cui è stato fondato quindi con lui deve andarsene anche quel motivo; l'ateologia, pensavo, rischia invece di mantenere quel motivo trasformandolo con un discorso "inclusivo", come va di moda dire oggi (e con tutti i limiti che bene o male sta evidenziando), soprattutto se fonda parte delle sue argomentazioni sul nulla, ovvero il dio, e - non è mai tardi per dirlo - il nulla non è e non può essere. Appena iniziato, i miei timori sono in parte rimasti e pensavo di averne trovato conferma: Onfray parte dicendo che non ce l'ha con chi si genuflette e prega ma con chi lo "costringe" a piegarsi, ho pensato che si dimenticasse che è la richiesta che spinge qualcuno a creare il prodotto e chi si genuflette non è vittima ma complice, in gradi differenti a seconda dei casi ma complice ed è questo il problema per cui non serve un'ateologia che è un prodotto differente per la stessa richiesta, mentre ciò che serve è puro ateismo ovvero la semplice assenza del prodotto, il rifiuto di produrlo. Questa era anche la sintesi del pensiero di Comte: non criticò la teologia e dio, ma semplicemente se ne disinteressò come quando costruiamo un condominio non ci poniamo il problema a come Spiderman vi appiccicherà la ragnatela o come Batman vi salirà in cima, né ci chiediamo se Babbo Natale vi passerà da comignolo.
Ebbene, mi sbagliavo. Onfray ha uno scopo: mostrarci come essere atei non è facile quando da due millenni il nostro modo di pensare è corrotto dall'episteme giudaico-cristiana, un'espressione tanto felice quanto completa. "Episteme" è la scienza, o meglio il sistema di credenze acquisito e scontato come pure la loro stessa giustificazione, mentre "giudaico-cristiana" evidenzia la genesi giudaica della supremazia cristiana che patiamo da due millenni, sistema in cui è incluso anche l'Islam poiché forma derivata da tale episteme e che non ha fatto altro che inasprirne il metodo anti-razionale con una coercizione alla sottomissione a dio, ovvero la sottomissione dell'intelletto al clero. Quando ci professiamo atei ma, anche senza citare un dio, pensiamo in termini teleologici, o in relazione a concetti quali "libero arbitrio" o "anima" o "spirito" o "umanità", noi rimaniamo all'interno dell'episteme giudaico-cristiana; potremmo dire che dovremmo pensare all'uomo in termini animali, non fosse che gli animali hanno patito loro stessi questa forma mentale essendo scacciati di livello e tuttora facciamo difficoltà a inserisci all'interno del Regno Animale, Homo alla pari di una scimmia o un lupo o una tartaruga si può dire ma difficilmente si riesce ad avere in mente l'intera portata semantica di questa idea. E' questa la grande intuizione di Onfray: del resto celebriamo, noi atei d'oggi, Giordano Bruno e Cesare Vannini senza però porci il problema che essi erano dei cristiani credenti praticanti e devoti. Nell'introduzione a "Diventare più grandi di Dio" dello scienziato Richard Dawkins troviamo che lo scopo è fare in modo che sia la scienza a "rispondere agli interrogativi sul senso dell'esistenza": il punto è questo, esiste proprio questo interrogativo? Va assolutamente presupposto che vi sia un "senso dell'esistenza"? E' una freccia? Un'indicazione stradale? L'esistenza segue un percorso? Anche perché presupporre che vi sia un senso dà ad intendere che vi sia un inizio, un principio; c'è veramente? Non c'è in realtà alcun indizio che vi sia, né vi è alcuna necessità di porre questo fondamento. Si esiste, e basta. Questo è lo scopo di trattare le basi di una posizione a-tea, rimuovere i capisaldi imposti dall'episteme religiosa e che ormai diamo per scontati, anzi, neanche sappiamo che ci sono perché li reputiamo normali come il fatto che la terra sia solida. Chi studia come far camminare un robot, parte dall'analisi del suolo per capire se vi si possa camminare sopra?
Come si può capire, l'impostazione è decisamente filosofica, il libro cita molti filosofi (non solo, anche scienziati, religiosi, pensatori...) perché Onfray è un filosofo ma non richiede una formazione filosofica e può essere letto da chiunque. Certo, conoscere Nietzsche o Freud o Spinoza (non però quelli che parlano d'amore e pace, da vignetta dei social) aiuta, ma se non li conoscete quei passi li potete leggere tranquillamente e vi perderete poca roba perché non è un libro di storia della filosofia, non è un trattato di filosofia a-teologica, ma è un libro su cosa ci sia costato vivere all'ombra del clero, qualunque sia il dio che questo clero imponga. Principalmente Onfray si rivolge ai monoteismi abramitici ovvero a ebraismo, cristianesimo e islam; il perché è duplice, da un lato sono le regine principalmente presenti nel nostro quotidiano, dall'altro il monoteismo è una religione molto più agguerrita del politeismo che, per definizione, ha vari dei che vanno a coprire varie esigenze e funzionalità. Il monoteismo ha un dio solo che racchiude tutte queste cose ma proprio così diventa più violento nell'imposizione del suo credo, non si può avere preferenza per un dio invece di un altro, bisogna adorarne uno solo e chiuso il discorso. Inoltre, è un dio egocentrismo che vuole ogni tributo. C'è quindi una ragione storico-sociologico e una ragione teorica a questa impostazione, entrambe giustificate. Onfray parte da una analisi strutturale di queste religioni per poi scendere anche nei particolari genealogici della nascita di queste tre grandi sventure per l'uomo, scoprendo la nascita con tutti i suoi peccati originali che hanno portato a questo nefasto dominio millenario sulla nostra vita. Ci parla della Torah/Vecchio Testamento e delle sue rivendicazioni territoriali, coi suoi massacri, le sue capillari leggi sociali e quotidiane, la natura di questo dio bellicoso e violento (ricordiamo che dopo aver ricevuto le Tavole della Legge, Mosé scende dal monte e dopo aver visto il Vitello d'Oro passa a fil di lama tutti i rivoltosi, subito dopo aver ricevuto il comandamento "Non uccidere"). Ci parla del Cristianesimo, di quella figura storicamente evanescente se non dubbio che è Gesù e la cui chiesa (chiese) sono fondate però su ciò che disse San Paolo di Tarso, l'aborto umano (sedicente, non lo dico io) cultore dell'odio della fisicità, delle donne e della vita; ci parla anche del rapporto di convenienza instaurato subito con l'Impero Romano che porta alla presunzione che il potere temporale debba essere soggetto a quello spirituale, e all'antisemitismo giustificato da una presunta colpa di deicidio, creata ad arte, antisemitismo nato solo tre secoli dopo l'avventura di quell'ambiguo personaggio che professava il "porgi l'altra guancia" tranne poi lanciare maledizioni ed anatemi a destra e a manca (godetevi le violenze di San Costantino che ammazza suo figlio e fa bollire sua moglie, San Giovanni Crisostomo con la fondazione della lotta agli ebrei, e simili bellezze). Ci parla di questo dannato Islam, partorito da una persona violenta, fondato sulla violenza, creato per la violenza, strutturatosi con la violenza e che da 1500 anni continua a produrre violenza, come si può verificare senza troppi problemi anche oggi e nei cui confronti ogni interpretazione di "moderato" è uno schiaffo alla ragione (i moderati giustificano il velo perché così le donne non suscitano pensieri impuri negli uomini, è il vecchio discorso della donna che viene violentata e perde la causa perché aveva la minigonna!). Evidenzia come tema fondativo di queste tre sventure sia la limitazione intellettuale, la soppressione della fisicità, il controllo della libertà dell'individuo e la segregazione della donna - che felicemente chiama anticorpo naturale alle religioni evidenziando ancora una volta il ruolo chiave che potrebbe avere la donna in una ribellione ai dettami delle religioni. Chi può sopportare veramente le donne velate, le oppresse ebree, o le grigie suore? Non dimentichiamo infatti il cristianesimo dove si potrebbe pensare che grazie alla "Peccatrice/Prostituta" la donna sia redenta perché invece, citando quel brav'uomo di San Paolo di Tarso (vero "dio" del cristianesimo, Gesù è in realtà in secondo piano): «Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore [Efesini 5:22-23]. La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo a essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione [Timoteo 2:11-15]». Onfray ci accompagna tramite la storia, la teoria, la pratica quotidiana attraverso millenni di orrore e sangue che oggi pensiamo ancora siano l'apice della spiritualità umana, spiritualità che ancora non sappiamo definire e mai riusciremo visto che sostanzialmente non esiste.
La filosofia greca aveva gettato le basi della scienza, dove saremmo arrivati se l'atomismo di Democrito avesse continuato a svilupparsi? Invece è arrivato il vangelo dell'analfabeta Giovanni che con astuzia ha preso il Logos (la razionalità pura, la scienza, il ragionamento astratto al servizio della materia di cui siamo fatti) e l'ha consegnato nelle mani del clero, distruggendolo (è diventato la voce di dio, la voce incriticabile di un essere figlio delle favole). Abbiamo sacrificato quasi due millenni di scienza e tuttora essa fatica a farsi strada tra gli uomini murati dai Sacri Libri, quanto ancora dobbiamo farci stuprare dagli dei?
Come anticipato il libro per ora è introvabile se non come usato, è un peccato perché sarebbe un libro perfetto da avere in ebook per sfruttare Wikipedia come verifica di fatti e ampliamento del discorso a partire dalle fonti.
Questo libro è una base teorica fondamentale per un pensiero libero (e contro) gli dei, tanto quanto la base pratica è formata dall'immenso Dio non è grande di Christopher Hitchens. Questi due libri dovrebbero essere stampati e rilegati assieme e distribuiti gratuitamente e a forza in ogni paese di questo pianeta infame. Anzi, aggiungerei anche il dimenticato Processo e Morte di Gesù di Chaim Cohn, un libro che parte già con l'assurdo della richiesta di apertura del processo a Gesù dopo la nascita dello stato di Israele e che costituisce un'opera indimenticabile per quanto riguarda la ricerca storica sull'ipotetico uomo Gesù e sulla fattibilità di quanto passato come "deicidio".

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