Kent Haruf, da quando l'ho
scoperto tre anni fa, mi è entrato di prepotenza nel cuore. La sua prosa così raffinata ma leggera e pulita, la sua incredibile pacatezza e tranquillità anche nei momenti più impetuosi che fa sembrare la loro forza quella di una corrente d'acqua voluminosa ma priva di onde e increspature, il suo continuo riempire le periferie delle sue storie di memorie perdute e mormorii rurali sono impareggiabili e l'unico punto negativo di questo straordinario scrittore è che ha scritto veramente poco, troppo poco. Holt resta una specie di città ideale della narrativa e dovrà esserlo per sempre, per tutti, perché ogni libro è un riflesso differente di uno stesso prisma.
Quando un anno e mezzo fa conclusi
Vincoli uscii da Holt convinto che non vi sarei tornato mai più, poi scoprii che c'era ancora un libro -
Where You Once Belonged - che non era ancora stato tradotto in italiano e cominciai a sperare, mai avrei però pensato che la lenta macchina libraria italiana l'avrebbe recepito così in fretta.
Ho potuto fare ancora quattro passi a Holt, questa inesistente cittadina sempre diversa ma sempre uguale, ed è stato bello come sempre. Ora, tuttavia, è finita: con questo libro sono l'ultimo abitante di Holt che se ne esce dalla cittadina e la abbandona, vuota e silenziosa, allo scorrere del tempo.
Grazie, Kent Haruf. Non ho altro da dire se non "Grazie" anche se sono conscio che è ben poca cosa.
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