Mamma mia che libro magnifico. Spettacolare. Fuori dagli schemi della fantascienza cui è solito abbandonarsi, in questo libro l'ambientazione surreale e distopica viene utilizzata solo per poter fare da trama avvincente per un romanzo che in realtà nasce dalle esperienze di Dick stesso nel mondo della droga, esperienza che nella sua nota finale descrive lui stesso come uno sbaglio. Egli scrive "L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio.": è chiaro che per lui la droga è un nemico da battere, perché è un fenomeno che se troppo diffuso potrebbe benissimo camuffarsi in un habitus sociale troppo pericoloso. Con il disinganno è il lieve pessimismo che caratterizzano tutte le sue opere, in Un Oscuro Scrutare ci costringe a scendere nei meandri immondi della vita schiavizzata dalla droga, della perdita dell'orgoglio, della passione, della propria identità fino alla follia. E contemporaneamente ci regala un avvincente romanzo con storie di spie ed infiltrati che sacrificano tutta la loro vita per poter, nelle ultime righe, riuscire a capire il meccanismo di diffusione della Sostanza M. Tanto splendido quanto agghiacciante per la sua crudezza, questo è un romanzo che tutti dovrebbero leggere perché la sua portata etica è grande, ma soprattutto coloro che leggono romanzetti di racconti acidi da quattro soldi che quasi esaltano la voglia di far festa di contro alla voglia di essere: ecco, questa è la risposta del grande Philip Dick, uno tra gli scrittori più grandi nella storia della letteratura.
Uno con cui tutti dovrebbero, prima o poi, fare i conti.