Junger è come sempre grande e spietato nel suo descriverci la guerra come un fatto senza alcuna critica e ciò che ne risulta è quasi irreale, come un romanzo di fantascienza che narra una guerra lunga secoli o eoni. Si muove in un paesaggio devastato, detriti che erano villaggi dove l'erba ormai cresce sui resti un tempo dell'uomo; pianure incontaminate sebbene solcate da crateri, rottami di veicoli e carcasse di cavalli e uomini; lunghe trincee vuote o popolate che rappresentano una vita normale, come se l'anormalità fosse invece stare in casa, fare il caffè e leggere un libro. Mi dispiace ma va ammesso: la guerra esiste come necessaria è la pioggia o la tempesta, e può essere anche poetica o forse questa è proprio la sua natura. Servono libri come quello di Junger e uomini come lui per capirlo, o meglio accettarlo, e così capire meglio e accettare ciò che sta accadendo oggi.