Da ragazzo penso di averlo letto almeno 10 volte. Sono passanti troppi anni da quell'ultima volta che non saprei neanche quand'è, i miei gusti e il mio stato mentale sono cambiati e non poco ma finalmente Amazon Prime Reading ha cominciato ad offrire dei libri interessanti (Pavese, Dostoevskij, questo) e dunque ho approfittato dell'occasione per tornare a leggere le terribili lettere di Werther. Ricordo che mi diede una botta emotiva impressionante già la prima volta, e le volte successive pure; tornai a Goethe anche con le Affinità Elettive e fu la stessa sensazione.
Ora, a distanza di così tanti anni e con una base di lettura ben differente avevo paura. A quei tempi ero studente, affrontavo perlopiù solo classici, oggi sono sommerso dalla vita nella sua accezione peggiore ovvero lavoro e problema e mancanza di tempo libero, come sarà tornare a quei classici? Ho appena riletto
Le Notti Bianche e mi sono piaciute ancora anche se mancavano sicuramente di qualcosa e in molti passi dialogati il caro Fedor sia un po' noioso. E' stato invece con immensa sorpresa che Goethe è rimasto Goethe e non per nulla è così celebrato. Il giovane Werter è sempre lo stesso: matto, giovane, irascibile, travolto dal destino e da un amore che pare avere vita propria come se fosse un dio greco che tesse le maglie del destino dei sentimenti del giovane. E' stato un po' come tornare giovane. Che meraviglia, che mai riesce noioso nonostante la sicuramente non facile struttura epistolare. Quale incredibile poesia esce continuamente dalle pagine di questo libello, e quale inevitabile e giustificabile tragedia. Meraviglia come di fronte a un immane spettacolo naturale è l'unico sentimento che può derivare dalla lettura di questo capolavoro del sommo Goethe.
Il finale poi, con Albert che non riesce a seguire il feretro, Lotte della quale "si teme della salute" e la chiusa con "nessun sacerdote presenziò" è quanto di più terribile si potesse scrivere; se un bravo scrittore lo si riconosce da come gestisce il finale, Goethe è immenso.
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