Mi ricito da un'altra recensione: "Lo ripeto per l'ennesima volta: James Graham Ballard è l'autore più simile al grande Joseph Conrad nel riuscire a creare un romanzo in cui tensioni nevrotiche issirolte sono le vere protagonista di un viaggio nei meandri dell'inconscio nel momento in cui esce dalle sue oscurità e comincia a plasmare il mondo attorno al quale si muovono i protagonisti, che si ritrovano ad essere, coscientemente, delle marionette." (dalla recensione al libro
Il Paradiso del Diavolo).
In questo caso è la stessa identica situazione. Non ci sono cataclismi naturali come il vento, o il caldo, o l'acqua, ad influire sulla vita delle persone, il mondo è sempre quello che è oggi. O perlomeno così pare, visto che il mondo al di fuori del Condominio pare quasi non esistere, o essere piuttosto una dimensione diversa. Lo schema di Ballard è comunque sempre quello, Conradiano che più non si può:
il superamento di una linea d'ombra oltre la quale ciascuno diviene una marionetta del proprio cuore di tenebra. Tale superamento può avvenire in vari modi e con varie causa ma quasi sempre non dirette, né dotate di valenza simbolica immediata.
Perché tutti nel condominio cominciano ad agire come agiscono? Cosa li scatena? Ballard non lo dice neanche. Non serve, non frega a nessuno. Nella narrazione si susseguono, alternate, le vicende di alcune persone principali: il dottor Laing, l'architetto Royal, il regista Wilder. C'è simbologia di lotta di classe, e di marginalizzazione e regressione psichica, in ogni riga della narrazione perché questa rimane sempre perfettamente lineare e razionale anche mentre descrive il crollo totale delle persone e scompare persino il linguaggio, anzi, diventa qui quasi più arzigogolata e chiara come fosse più naturale e strutturata la discesa nella barbarie assoluta, rispetto alla vita quotidiana.
Tanto magnifico quanto è inquietante e
perturbante.
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