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UNO DEI NOSTRI

Willa Cather

Premetto che la lettura di questo libro è dovuta a un semplice errore: avevo letto belle recensioni dei libri Uno di Noi di Larry Watson - autore che già conosco - e Pionieri di Willa Cather - autrice che invece non conosco, e ho fatto un gran casino tra il titolo del primo e l'autore del secondo sicché ho finito col trovarmi tra le mani questo libro... Poco male, ho pensato, un libro inatteso può essere una sorpresa ancora più bella.
Non è che mi sia pentito di averlo letto, è sicuramente un bel libro, però... non so, manca qualcosa. Si svolge tutto al presente: il tempo passa, ma è sempre oggi, e così non si capisce quanto tempo sia passato, non c'è quella nostalgia a volte tipica di quando si lascia nell'ipotetico il tempo in atto, o di quando si narra al passato, non so bene spiegarlo ma rimane un po' troppo fissato nella cosa, in ciò che accade in quel preciso momento. Viene così anche a mancare quell'ambito di tensione nostalgica e malinconica dei tempi passati che in un libro così è un'aspettativa naturale. Fissandosi molto sulla cosa, sull'accadimento immediato, la narrazione procede un po' lentamente con descrizioni piuttosto lunghe di ciò che Claude (il protagonista) fa in quel momento sicché a tratti si vorrebbe un po' velocizzare la storia; non è una questione di troppe pagine, è una questione di troppi "passaggi" per esaurire un capitolo. Invece, a mio avviso, le pagine sono sicuramente troppe se guardiamo al tipo di romanzo: è biografico, parla di Claude, e tutto ciò che accade riguarda Claude: non c'è un'epopea famigliare, non c'è un'epopea generazionale, non c'è un'epopea storica; c'è la storia di Claude e basta. Gli altri personaggi appaiono e scompaiono a seconda che abbiano, in quel preciso momento (ecco la "cosa" di cui sopra) a che fare con Claude: ad esempio, Enid appare quando Claude comincia ad innamorarsene; Ralph scompare quando si trasferisce nella nuova proprietà, ricompare capitoli dopo ma è come un soggetto diverso, potrebbe avere un altro nome e non si capisce che ne sia stato dell'altra proprietà; il padre Wheeler va e viene e poco si capisce di lui; quando Enid parte sparisce nel nulla, e tutto e tutti spariscono quando Claude va in guerra, resta solo lui ed è pure in qualche modo diverso. I fatti stessi sono slegati e relativi al solito fisso presente, e a volte creano una tensione nel lettore che si attende degli sviluppi che invece non accadono: Mrs Erlich pare fare gli occhi dolci a Claude, viene tirata in ballo pure una parente cantante d'opera che la invoglia a farsi l'accompagnatore giovane, queste premesse creano una situazione che ti attendi accada qualcosa e invece lui lascia il college e di lei non si parla più, punto, tutto finito; quando parte per le nuove terre acquistate dal vecchio Nat Wheeler da un suo amico in disgrazia, Ralph comincia a fare acquisti tanto esosi quanto inutili, vengono elencati bene e si sottolinea il timore di tutti verso questi acquisti, ti aspetti sia per introdurre un qualche risvolto negativo alla faccenda e invece nulla, non viene più detto nulla ed anzi come ho anticipato Ralph svanisce, per ricomparire tempo dopo, non sai cos'è successo di questi beni acquistati, di questi terreni, ma è tutto abbandonato; sono due esempi, ma ce ne sono molti altri, si creano continuamente situazioni che non vengono poi seguite, giustificate, concluse, spiegate. Strutturato in questo modo il metodo, si perdono le caratterizzazioni di questi personaggi, ad esempio io ho sentito la mancanza di un approfondimento del vecchio Wheeler, o dello strano Bayliss. Legando in questo modo ogni pagina all'accadimento momentaneo si perde anche la profilazione psicologica nonché emotiva: a tratti riempie due o tre pagine per descrivere i sentimenti di Claude o di Enid in quel preciso momento, ma subito dopo non c'entra più nulla. Ecco, può essere il suo stile ma io lo trovo a tratti frammentario, a tratti inconcludente. La Cather forse l'ha fatto come stile deciso a sottolineare come dal presente ogni cosa è derivata ma c'è un certo senso di manchevolezza che mi resta in bocca, oltre al fatto che molte vicende rimangono inconcluse, oppure inutilmente presentate, messe lì senza un motivo palese. E' un libro che imi ha lasciato un po' deluso, come se nonostante le tante pagine ne avessi letto metà, come se l'avessi acquistato difettato con i capitoli mancanti di molte pagine. 
La parte dell'entrata in guerra è bella e interessante perché ci mostra quel momento non da un punto di vista storiografico ma nella realtà quotidiana come solo la narrativa sa fare, e in questo penso ai fratelli Singer, a Olocausto di Green, a Kuznecov, a Banchenko, al grande Ernst Junger. Le difficoltà dei giovani che di colpo escono dalla campagna e scoprono il mondo e i nomi dei paesi europei mai considerati, la mancanza di un vero esercito dopo la terribile guerra civile, la difficoltà di attraversare l'oceano senza punti di riferimento, i sommergibili praticamente invincibili per innovativi, l'assenza di trasporti aerei o mezzi veloci e la dipendenza da vecchie navi inglesi... Agghiacciante ma, anche in questo caso, terribilmente sconclusionato. Claude parte e potreste quasi cominciare a leggere il libro da questo punto che non vi cambierebbe nulla, tutte le pagine precedenti sono annullate. Mi aspettavo anche qualcosa di più sulla guerra in trincea, invece una infinita parte sul terribile viaggio in mare molto appassionante per i risvolti che, come ho già detto, solo la narrativa riesce ad evidenziare, si conclude sulla costa ripetendosi poi in vita da pensionante in famiglie francesi e la vera e proprio tragedia bellica si risolve in poche pagine, troppo poche per una cosa che è la vera e propria chiave di volta psicologica di una persona. 
Forse tutto questo raccontare fatti che accadono è perché così è la vita, accade e basta; certamente, ma io leggo perché della vita sono stanco, e voglio leggere la finzione.
E' un romanzo che dà la sensazione di essere una raccolta di racconti più che un romanzo unitario, potreste spezzare i capitoli e leggerli indipendentemente uno dall'altro e in qualsiasi ordine che non cambierebbe nulla. Peccato perché la scrittura di per sé è meravigliosa.

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