Eroico BIKER senza frontiere.
Ingenuo...
Categoria: PENSIERI
Inserito in DATA: 15/08/2009 | Vai ai COMMENTI
In psicologia esiste una "branca", denominata Psicologia Ingenua.
Diciamo che è una meta-branca. Ovvero, la Psicologia Ingenua come scienza studia la psicologia ingenua come habitus. E cosa sarebbe dunque quest'ultima, con le minuscole?
La psicologia ingenua è l'insieme di credenze che ha l'uomo nella sua vita di tutti i giorni (l'uomo quotidiano) riportabili a concetti di tipo psicologistico che ci permettono di interpretare il mondo.
Si potrebbe forse anche dire che è da una sistematizzazione di questi pseudo-concetti, che si è evoluto, ad esempio, lo schema concettuale della fisiognomica, proprio per questo motivo però estremamente fallace.
E' anche per il motivo che la fisiognomica nasce da queste quotidiane credenze, che ancora oggi i "non addetti ai lavori" fanno fatica a dire che è errata. Quando guardiamo un profilo di stupido elaborato da uno studioso di fisiognomica, difficilmente non diciamo "Effettivamente ha proprio la faccia da stupido".
Tuttavia questo insieme di credenze, se pur è falso da un punto di vista logico, è indispensabile al nostro vivere quotidiano. Ad esempio, che i bambini siano "Il simbolo della purezza" è un'espressione in buona parte falsa, tuttavia è utile perché, dal punto di vista della difesa della specie, ci porta a difenderli o giustificarli in ogni situazione, anche quando sbagliano.
Bene, passiamo alla religione. Io penso che si possa dire che la religione è di per sè, nella sua essenza, religione ingenua. Come la psicologia ingenua, alla prova dei fatti, ovvero di fronte alla psicologia scientifica, crolla, così la religione, alla prova dei fatti (ovvero quando la vita si pone di fronte al binomio giusto/ingiusto), inesorabilmente crolla. Tuttavia, differentemente dalla questione psicologica, alla religione manca una religione, diciamo, "scientifica". Ovvero manca la scienza vera e proprio. E assolutamente non può esserci. Poiché manca la intromissione nella vita dell'uomo di Dio, che potrebbe dare riscontro reale alle credenze implicite in una religione. Dio non è oggetto di esperienza, e questa verità è intrinseca al concetto stesso di "dio". E' nella sua stessa essenza essere oltre l'esperibilità.
Allo stesso modo della psicologia ingenua, tuttavia, anche la religione (non essendoci un binomio di dottrine, non serve chiamarla "ingenua) è utile alla vita dell'uomo quotidiano. Ma come la psicologia ingenua, non è per nulla utile alla conoscenza.
La religione è utile alla vita dell'uomo poiché l'uomo ha la sfortuna di dare svariati sensi al concetto di "causalità", oltre a quello materiale; nonché perché l'uomo è dotato di autocoscienza e pensiero razionale, ma non può pensare l'infinito, implicito nella catena delle causalità, per cui in qualche modo deve porre un inizio o un termine a questa catena, affinché il suo pensiero razionale possa avanzare.
Personalmente, sono sempre stato affascinato dai problemi religiosi, ed il vuoto esistenziale che ovviamente ti lascia la vita completamente atea è duro da sopportare. Invidio sotto un certo aspetto l'ottusa sicurezza del pellegrino che patisce sofferenze e danni economici per recarsi alla mecca; o il salmista che si affida completamente al Signore, e con risoluta certezza afferma "Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me" (Salmo 22)
I grandi sistemi religiosi e filosofici hanno lavorato piuttosto in profondità nella mente dell'uomo moderno, che ancora oggi, nonostante la palese assenza di un dio nel mondo, ragionano spesso e volentieri presupponendolo.
Ora, sebbene questo discorso possa a prima vista essere ovvio, in realtà non lo è. Poiché per il cattolicesimo fede e ragione sono (devono essere) interdipendenti - e lasciamo perdere per ora la validità o meno di questa pretesa. La fede può essere aiutata dalla ragione, la ragione deve essere accompagnata ed illuminata dalla fede. E' un'interdipendenza necessaria al cattolicesimo; si pensa alla sua immensa struttura teologica...
Questo rapporto è in realtà un'utopia impossibile poiché la scienza (ovvero "l'atto" della ragione) non può fondare il suo lavoro su qualcosa che non è per definizione scientifico (ovvero "l'ineffabile" proposto dalla fede). E' una semplice impossibilità grammaticale! Utilizziamo le parole "scienza" e "fede" in un modo? Bene, quel modo contiene in sè anche il senso stesso della scienza e della fede.
Carl Gustav Jung aveva espresso benissimo questa differenza sostanziale ed invalicabile tra fede e ragione, quando disse "Non posso credere in ciò che non conosco, e non ho bisogno di credere in ciò che conosco" (sebbene, riguardo la citazioni, la fonte è semplicemente il mio professore di Logica Formale all'università).
Ecco un po' di links per approfondire:
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