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22/09/1869 prima rappresentazione dell'Oro del Reno di Richard Wagner

Categoria: MUSICA

KEYWORDS: musica | musica classica | wagner |
Inserito in DATA: 22/09/2018 | Vai ai COMMENTI
22 settembre 1869, Monaco di Baviera.
Per la prima volta viene rappresentato l'Oro del Reno di Richard Wagner, primo capitolo della mastodontica tetralogia L'Anello del Nibelungo.
Poche cose sono più belle. Veramente poche.
Sono passati 149 anni ma è ancora così: è magnifica.
Lo so che sono tante ore di ascolto, ma merita, merita veramente. Tuttavia sarà difficile, perché Wagner è difficile: i leitmotiv sono una delle chiavi della comprensione di tutto Wagner è non sono per nulla facili.
Faccio un esempio: alla fine della Walkirya Wotan mette a dormire in un sonno magico, forzato per punizione, la walchiria Brunnhilde, la cui rocca dove giace addormentata è circondata da un muro di fiamme (prodotte da Loge su ordine di Wotan).
Mentre canta la frase finale, dice "Chi teme la punta della mia lancia non oltrepasserà mai questo fuoco"; nel Sigfrido, l'opera successiva della tetralogia, Sigfrido spezzerà con un colpo di spada la lancia di Wotan e oltrepasserà il fuoco, risvegliando Brunnhilde. Bene, sappiate che subito dopo la frase cantata da Wotan il leitmotiv del fuoco viene letteralmente travalicato dal leitmotiv di Sigfrido suonato dai fiati. Lo stesso fraseggio di Wotan è cantato col motivo di Sigfrido. Poiché Sigfrido rappresenta in realtà la reale volontà di Wotan, quella che sarebbe se non fosse il dio degli dei e quindi, sostanzialmente, piegato dalla politica interna (sua moglie Fricka, sostanzialmente, che vede in Sigfrido, figlio di Wotan, la testimonianza vivente del tradimento di Wotan), Wagner introduce un tema propriamente freudiano ovvero l'inconscio e il conflitto di Edipo presente già nel padre. Wotan canta col leitmotiv di Sigfrido perché sa già, e vuole, che il figlio gli spezzerà la spada.
E così, difatti, avviene.
Questo è solo un assaggio, l'analisi di tutta l'opera è imponente e richiede conoscenze musicali, filosofiche, antropologiche e psicoanalitiche, anche se la psicoanalisi a quei tempi ancora non c'era.
Tolto ciò, la musica e il cantato sono estasi pura.
Non ci sono i fraseggi e le arie verdiane o pucciniane, né i dialoghi parlati, c'è solo continuo e incessante canto ed azione.
Se vi è piaciuto Il Signore degli Anelli di Tolkien, sappiate che è nulla in confronto al ciclo dei Nibelunghi di Wagner, al quale peraltro Tolkien si ispirò.
Molti brani li conoscerete già perché li avrete sentiti in qualche film e in qualche pubblicità.
Di seguito, per iniziare, il direttore George Szell dirige alcuni brani dalla tetralogia in versione solo orchestrale: è sicuramente il modo più semplice per avvicinarsi a questo gioiello.



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