mar 03/12/2024 | RSS | Menu

Libia in moto: Iniziazione al deserto su Honda Transalp


Bostro in Libia nel deserto del Murzuk ed Ubari, nonché nell'Acacus, con la sua fida Honda Transalp.
SONO PASSATI 5834 GIORNI DALLA PARTENZA, DIO BOE!
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Bostro-X Fiky Jo Mario Mighe

Di seguito i video disponibili:

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  • NOME: Libia 2008 - Iniziazione al Deserto.webm
  • NOME: Video Libia Mighe.webm
  • Il programma

    Partiremo da Genova il 13 dicembre. 4 moto e due fuoristrada d'appoggio.
    Arriveremo a Tunisi, e da lì ci trasferiremo a Gabes per passare la notte. Il giorno dopo dovremo sbrigare un bel po' di pratiche per entrare in Libia, successivamente ci trasferiremo a Gharyan. Il giorno dopo scenderemo fino a Sebha.
    A questo punto il giorno sarà fatto! Infatti, al risveglio del giorno dopo, una capatina a Murzuq per fare provviste ed entraremo nel deserto, sprofonderemo nella distesa sabbiosa dell'Erg Murzuq.
    Scenderemo costeggiandolo ed entrando poi nell'Akakus, raggirato il quale ritorneremo poi attraverso il Mare di Sabbia Ubari e i laghi di Mandara, di nuovo a Sebha, per il ritorno a casa, teoricamente il 27 dicembre.
    7 giorni pieni nel deserto: Sahara, una parola della quale ancora non conosco bene il significato.
    Come andrà? Lo saprete attorno ai primi di gennaio.

    LA MOTO: HONDA TRANSALP XL650V "LEGIONE"
    La mia moto è una Honda Transalp XL650V immatricolata a febbraio 2002. La Transalp è una gran moto, classificata come "enduro stradale", a differenza di molte altre moto classificate allo stesso modo, permette di fare un fuoristrada piuttosto impegnativo. Degna erede delle grandi sahariane/dakariane, con qualche accorgimento in più diventa perfetta per questo genere di percorsi.
    Ecco come è stata modificata la mia.
  • Manubrio: ho montato un Renthal 613, più largo dell'originale, permette così un controllo maggiore con un minor sforzo in fuoristrada. Per bilanciare la minor piega rispetto all'originale, nonché per venire incontro alla mia stazza, ho anche montato dei risers da 3 cm.
  • Filtro aria: ho montato un filtro K&N lavabile, la moto migliora molto poiché la Transalp tende ad essere un po' (un po' troppo) grassa.
  • Paracoppa/Paramotore: quello in plastica, seppur piuttosto duro, non è proprio consigliato quando si fanno pietraie. Inoltre il filtro dell'olio è in una posizione esposta e si rischia spesso di bucarlo. Ho acquistato il magnifico prodotto in alluminio dalla LissTA, che è stato costruito apposta per proteggere anche il filtro; potete vederlo qui.
  • Paracarena: ho montato (acquistandolo dopo notevoli peripezie) il paracarena tubolare della Riky Cross, ottimo, resistente, e che (il mio modello) ha due alette che oltre a proteggere di più la moto in caso di caduta, permettono di legarvi due borse, sostenendole in basso.
  • Scarico: ho sostituito lo scarico originale con quello della Arrow, la moto ne guadagna veramente tanto!
  • Terminale: il mio terminale è un Leovince, tra tutti i terminali omologati è quello che mi piace di più.
  • Gomme: ho omologato al posteriore la misura 130, mentre originalmente la Transalp esce col 120. Questo mi permette di montare i magnifiche Michelin T63, tassellato che mi accompagnerà anche in questa avventura Sahariana.
  • Presa 12V: può sempre tornare utile!

  • Queste modifiche già da tempo le avevo fatto, ma ora c'è un altro lavoro che mi sta letteralmente svenando:
  • Forcelle anteriori: sto montando quelle di un'Africa Twin RD07, che oltre ad essere sicuramente più robuste e prestanti in fuoristrada di quelle originali, permettono di alzare la moto di alcuni centimetri.
  • Monoammortizzatore posteriore: oltre alla molla progressiva Hyperpro, unitamente al lavoro alle forcelle anteriori ho fatto modificare il leveraggio del mono per parificare l'innalzamento della moto.

  • Infine, il nome "Legione" è tratto dal famoso indemoniato liberato da Gesù, il quale così si chiamava "perché molti demòni erano entrati in lui".

    Prologo

    Era agosto: in un gruppo che frequento avevmo organizzato un incontro di enduro. Ci sono andato con un tipo conosciuto poco tempo prima, di Padova.
    Lì, per caso, mi ha parlato di un viaggio in Libia, da farsi a dicembre. L'organizzatore, che lo conosceva, proprio quel giorno doveva chiamarlo per dargli la conferma definitiva del viaggio.
    Io avevo già in mente una non meglio precisata spedizione in solitaria in Tunisia - Ma come dire di no ad un'offerta simile?
    Da quando due anni fa ho compreso che la moto appena acquistata poteva andare anche in fuoristrada, e non solo in Italia, ho cominciato a sognare: ed ovviamente, i sogni principali riguardavano l'antico continente Africano, nell'area nordica in cui il deserto ci ricorda che non solo gli animali muoiono, ma anche i pianeti.
    Da quel giorno ho cominciato a fare più fuoristrada possibile per prendere confidenza coi 200 e rotti chilogrammi motorizzati che avevo tra le mani.
    Il viaggio in Libia, a livello logistico, è più complesso da organizzare della Tunisia. Per la Tunisia, prendi una nave, ci arrivi, giri per due settimane, poi torni a casa. Per la Libia è più complesso: il deserto è grande e devi avere dei mezzi d'appoggio; poi devi portarti dietro un poliziotto libico, obbligatoriamente. Poi devi tradurre il passaporto, devi richiedere una targa libica temporanea per il mezzo. Un sacco di casini insomma.
    Visto che mi capitava un viaggio in Libia in poche moto già tutto organizzato, come dire di no? In Tunisia ci sarei andato più avanti.
    E' così che comincia questa avventura: tra i campi di Borgo San Giovanni nel lodigiano, seduto davanti ad una tenda, con la polvere sollevata dalle moto a illusoriamente mitigare il sole.
    "Il deserto libico" - Questa frase, da quel giorno, ogni tanto mi ritornerà in mente per i mesi seguenti, fino alla partenza.
    Saremo 4 moto e due fuoristrada d'appoggio, il tutto organizzato da uno dei due piloti di fuoristrada, veterano di spedizioni desertiche, da quel che ho capito.
    Resta tutto in sogno finché un giorno non cominciamo a sentirci via email per sbrigare le prime pratiche burocratiche, e da quel momento definitivamente comprendo che questo viaggio lo farò, e che il Natale 2008 per me non sarà per nulla la solita festa pagano-cristiana che ogni anno si ripete, ma mi vedrà immerso nelle sabbie del Murzuq e dell'Akakus libici, tra disegni emersi dalle oscurità della preistoria umana, incisi ad eterno ricordo su rocce che il tempo sgretola lentamente ma inesorabilmente.

    Preparazione

    Romanticamente pensando a questo viaggio come qualcosa di avventuroso mi immergo la notte in libri resoconti di esploratori, viaggiatori, territori inesplorati o dimenticati. Il dramma della torre di Babele ha diviso la razza umana e da quel giorno nessuno ha più voluto tornare all'unità originaria. Forse questi viaggiatori sono gli ultimi "babelisti" rimasti, alla ricerca di se stessi dove loro in realtà non sono.
    Il mio viaggio sarà ovviamente molto diverso: sono territori oggi continuamente solcati da comitive di turisti armati di gps satellitare che poco concedono al pericolo ed al rischio. I tuareg stanno scomparendo, le carovane sono rare, i berberi si stanno civilizzando. Ne sono conscio. Ma non si può non pensare a questo viaggio come a qualcosa di estremo. Basterà un problema qualsiasi per immergerci immediatamente nel pericolo, ovvero nell'ignoto; una cosa con cui l'uomo non ha più molta dimestichezza.
    Comincio a comprare libri che mi aiutino ad entrare nell'atteggiamente psicologico corretto per scoprire una civilità ed un ambiente completamente diversi dal mio. Il piccolo principe è una tappa obbligata; Nelle terre estreme mi lascia un po' perplesso sulla qualità del libro, troppo pubblicizzato; Sahara Sconosciuto di Almasy è invece un capolavoro; Mano Dayak mi fa comprendere meglio l'ottica di un abitante del Sahara; Autostop per l'Hilamaya di Seth mi affascina per l'acume e la sensibilità del narratore; Il deserto della Libia di Tobino mi fa pensare a un passato non troppo distante; Oasi proibite della Maillart mi intriga, ma mi lascia un po' perplesso; è invece La Rosa del Deserto di Subiròs che mi conquista completamente, con una scrittura perfetta, dei pensieri lucidi e precisi, una sensibilità molto colta, una personalità forse molto vicina alla mia, e non per niente è un filosofo.



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