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Cara Africa, ti presento il Friuli

CATEGORIA GALLERIA: DA SOLO

Introduzione

Una mezza giornata che di colpo mi capita in mano con la possibilità di un bel giro in moto. C'è pure il sole, nonostante il meteo avesse fatto il menagramo, ieri.
Cara Africa, ti presento il Friuli
Una mezza giornata che di colpo mi capita in mano con la possibilità di un bel giro in moto. C'è pure il sole, nonostante il meteo avesse fatto il menagramo, ieri.
E' deciso: inforco la moto, vago un po' alla ricerca di un distributore poiché sono a secco, e parto. Non so dove andare. Non sono più abituato a questi giri da solo. Cividale? SI, ma poi? Caporetto? Potrei fare la sterrata lungo il confine, ma prenderebbe troppo tempo. Ok, Monte Bernadia e poi da lì via in Slovenia. Ma chissà perché arrivato a San Daniele giro inconsciamente per Ragogna.
Faccio il ponte di Pinzano, sotto di me il Tagliamento è ancora pieno di gelida e verde acqua di neve... Mi riemerge una scena, una notte, io fermo a fianco della mia moto, è notte, la luce dell'acqua brilla alla luna, attendo una persona.
Sono di malumore oggi. Sono pensieroso, triste, depresso, e voglio solo la mia moto ed il suo motore che canta e le sue ruote che baciano la strada.
Salgo verso Vito D'Asio, passo per San Francesco, paesino sperduto dove un pezzo della mia più recente storia mi ha visto passare qualche tempo... Supero il bar terrorizzato dai ricordi e dal passato, ci sputo sopra in malo modo e continuo ad attraversare la Val d'Arzino. Proprio un pessimo umore, oggi...
Sono nero. Incazzato. Pensieroso, soprattutto. E triste.
Passo la Val d'Arzino e mi ritrovo nella Sella Chianzutan. L'aria si è fatta gelida, ci sono molte nubi che minacciano pioggia, io sono vestito poco, ho freddo, e con me non ho assolutamente nulla per la pioggia. Ma me ne sbatto, la vista della montagna mi ha ritemprato.
Ecco, mia nuova moto, questo è il Friuli: la mia terra, la nostra terra. Bella, varia, dura, isolata, nessuno ne parla, e sinceramente è meglio così.
La Sella Chianzutan è sempre bella, soprattutto in questo periodo in cui il freddo e la strada sporca non invita per nulla i piccoli "Valentini" che ogni anno vengono qua coi cronometri a morire stupidamente.
Il Friuli dall'alto è ancora più bello! Lontana lo scavo del Tagliamento risplende tra i pochi raggi di sole che ormai scendono dal cielo.
Fa freddo, ma me ne sbatto. Scendo verso Trasaghis, comunque, inutile continuare a salire. Qualche goccia mi tocca gli occhiali da sole. Gli occhi mi lacrimano, è tutto il giorno che come fossi diventato di colpo claustrofobico non riesco a chiudere il casco. Poi la visiera è zozza...
Il lago di Trasaghis ha il colore verde del ghiaccio.
Scendo verso Osoppo, e mi ritorna in mente un articolo letto qualche giorno prima; parlando di misteriose cerimonie sataniche che si stanno svolgendo nei dintorni di San Daniele, e sulle quali la Polizia sta investigando, si era parlato anche di capretti sgozzati ritrovati nell'antico cimitero ebraico di San Daniele. Sinceramente, non avevo mai sentito dell'esistenza di questo cimitero. Mi ero informato su Internet, ma non avevo trovato chissà che informazione utile a raggiungerlo, c'era un po' di storia (le prime tombe risalgono al 1740 circa) e un indicazione ridicola: lungo la strada che collega Muris a Cimano, c'è una strada bianca che porta vicino al lago. Fate un giro da quelle parti e scoprirete che non è così facile decifrare questa informazione...
Giro per Cimano: incrocio i miei genitori che si stanno recando ad un pranzo con amici, saluto tutti e riparto per la mia spedizione antropologica!
Cimano passa, supero Muris e vedo anche il Lago, ma le strade bianche sono così tante che non saprei quale prendere. Interviene però il culo, o forse un mio sesto senso interiore, fatto sta che imbocco una strada bianca uguale a mille altre, giro ad un incrocio uguale ad altri due appena trascorsi, e come per magia mi ritrovo di fronte ad un antico muro semi sommerso dalla vegetazione che racchiude realmente il cimitero ebraico di San Daniele! Nessun cartello, nessuna indicazione stradale che vi ci porti, solo in loco una piccola storia. Il cancello è chiuso, e non posso dunque entrarvi.
E' comunque un'ambientazione strana, che mi lascia pensieroso. Avrei in questo momento una gran voglia di una sigaretta, mentre cammino da solo, tra i colli sandanielesi, attorno ad un cimitero ebraico di 300 anni fa. Una cicca sarebbe il completamente perfetto della prima giornata di Lulav a zonzo per il Friuli. Avrei voluto più (e bel) tempo a disposizione, ma non posso avere tutto.
Un panino ed una Guinness a Vidulis, e lungo simpatiche strade bianche me ne torno a casa.

Il Bostro-X, lì 11/04/2010



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